Da giorni il Ghouta orientale, area situata circa 10 km a est rispetto al centro di Damasco, è sotto i bombardamenti dei caccia e dell’artiglieria siriani. Sono quasi 400mila i civili intrappolati in questo distretto esteso lungo 104 km2. Da settimane a causa dei combattimenti la popolazione locale non ha la possibilità di accedere a forniture di cibo e medicine. Metà di queste persone hanno meno di 18 anni.

Dal 2013 il sobborgo del Ghouta orientale è controllato dai ribelli. È l’ultima roccaforte che il fronte anti-Assad ha in pugno vicino alla capitale. Riprenderne il possesso per i lealisti è di fondamentale importanza. Sarebbe infatti un’importante vittoria da esibire a pochi giorni dal giorno in cui, il prossimo 15 marzo, la Siria entrerà nell’ottavo anno della guerra civile che ha finora causato l’uccisione di oltre 465.000 persone di sola nazionalità siriana e lo sfollamento di altre 12 milioni di persone.

 

Ecco spiegato in punti cosa sta succedendo in questi giorni nel Ghouta Orientale

  • Il Ghouta orientale è una delle quattro zone di de-escalation che Turchia, Russia, Iran avevano concordato nel maggio del 2017. Si tratta pertanto di un’area in cui, sulla carta, Siria e Russia non hanno il permesso di effettuare raid aerei;
  • L’ultima escalation di bombardamenti da parte dei caccia e dei mezzi corazzati siriani è scattata il 19 febbraio con il sostegno dei caccia russi. Da allora secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione con base a Londra notoriamente vicina ai ribelli, i morti tra i civili sono stati oltre 560 civili: tra questi vi sarebbero circa 130 bambini.
  • Sabato 25 febbraio il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha votato a favore di una risoluzione che chiede «senza indugio» un cessate il fuoco di 30 giorni nell’area. La risoluzione è stata votata anche dalla Russia. Nonostante ciò il giorno dopo, domenica 26 febbraio, le forze siriane hanno lanciato nuove offensive aeree alle porte del sobborgo per agevolare l’ingresso nell’area delle loro forze di terra.

 

  • Secondo i ribelli e il fronte delle opposizioni siriane nell’assedio le forze governative avrebbero usato mortai, barili bomba, bombe a grappolo e bombe anti-bunker. Secondo il servizio sanitario gestito dai ribelli, che ha raccolto testimonianze della popolazione locale, i governativi avrebbero effettuato anche attacchi con gas cloro. Diciotto persone avrebbero riportato sintomi che confermerebbero l’esposizione al gas, e un bambino sarebbe morto per questa causa. La notizia è stata immediatamente smentita dal governo siriano. Damasco ha affermato che la foto di un bambino morto per aver inalato gas cloro sarebbe stata diffusa da Mohammed Alloush, leader di Jaysh al-Islam (Esercito dell’Islam), gruppo ribelle operativo nel Ghouta orientale. Sempre Damasco ha accusato i «terroristi» – vale a dire i ribelli – di usare civili come scudi umani. Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov ha definito le accuse dell’uso di gas rivolte a Damasco «storie fasulle».
  • Nel recente passato le accuse dell’uso di armi chimiche da parte di Damasco è stato il preludio di attacchi militari in territorio siriano da parte degli Stati Uniti. Nei giorni scorsi anche il presidente francese Emmanuel Macron aveva minacciato raid aerei in Siria qualora la Francia fosse entrata in possesso di prove dell’uso di armi chimiche contro i civili da parte dell’esercito di Assad.
  • A partire da oggi, martedì 27 febbraio, ai civili sarà permesso di fuggire dal Ghouta orientale attraverso un corridoio umanitario. La tregua, decisa dalla Russia, durerà cinque ore: dalle 9 alle 14 ora locale.