Come il racconto del coronavirus può cambiare le RI

Dalla narrazione del nuovo coronavirus dipendono le relazioni internazionali del futuro. Gli effetti della pandemia sul modo di vivere delle persone in tutto il mondo sono stati modificati dall’emergenza sanitaria e dall’esigenza di contenere il contagio. Ma prima o poi si tornerà alla vita di sempre. Lo stesso non si può dire per gli equilibri mondiali perchè le conseguenze geopolitiche del nuovo coronavirus si vedranno sul lungo periodo, definendo lo scenario dei prossimi anni. Lo hanno capito bene sia la Cina che la Russia, le quali stanno sfruttando il momento storico per accrescere la propria influenza.

La Repubblica Popolare attraverso gli aiuti donati dati all’Italia mostra la propria benevolenza nel tentativo di far dimenticare la responsabilità di migliaia di morti. Decessi causati dalla mancanza di trasparenza mostrata nelle prime fasi dell’epidemia, quando si provava a nascondere la malattia ma sarebbe stato opportuno agire per limitarne gli effetti. La Cina sta provando a riscrivere la narrazione del coronavirus, conquistando il palcoscenico mondiale proprio quando i governi delll’Occidente sono alle prese con la gestione difficile di un’emergenza sanitaria epocale. L’obiettivo di Pechino è porsi come esempio di paese che ha vinto la guerra al virus in un contesto di caos internazionale. Grazie a una sapiente e sofisticata opera comunicativa resa attraverso la «diplomazia delle mascherine», come è stata definita, Pechino prova a rafforzare la propria immagine esaltando la figura del presidente Xi Jinping e il modello cinese. Un modello che ha permesso di debellare la malattia lì dove era nata. A un anno dalla firma, il Memorandum of Understanding siglato da Roma e Pechino non si è ancora concretizzato. Ma per la Cina, l’Italia resta un corridoio fondamentale per la realizzazione del mega progetto delle Nuove Vie della Seta.

La Cina ha accusato gli Stati Uniti di aver portato il virus a Wuhan. Un portavoce del Ministero degli Esteri cinese ha affermato che il virus sarebbe stato creato in un laboratorio degli Usa e che sarebbe stato portato in Cina dall’esercito statunitense. Dopo aver puntato il dito contro gli Usa, volendo scaricare su altri le proprie responsabilità, la stampa di regime in Cina ha anche sollevato il dubbio che il coronavirus potrebbe essere partito dalla Lombardia. La Casa Bianca, dal canto suo, ha adottato una politica meno raffinata, ma lo scopo era fare di Pechino il centro di una narrazione negativa. Trump ha chiamato il coronavirus il «virus cinese», il Segretario di Stato Pompeo «l’influenza di Wuhan», dichiarazioni razziste che non fanno che alimentare l’odio contro i cittadini cinesi, le prime vittime del virus. Gli Stati Uniti hanno lasciato il campo libero alla Cina, guardando solo a se stessi lasciando vacante il posto di leader mondiale, che la Repubblica Popolare sta provando a colmare.

La Russia, invece, tenta di minare la credibilità dei governi occidentali. Nel marasma di disinformazione e fake news, con gli aiuti all’Italia la Russia sfrutta l’idea di abbandono da parte dell’Europa e cerca una spalla su cui contare per la cancellazione delle sanzioni contro Mosca. «Dalla Russia con amore» è infatti il nome della missione russa, che ha previsto l’invio all’Italia 600 ventilatori e 100 medici esperti dopo una telefonata tra Putin e il primo ministro italiano Conte. Ma gli aiuti russi sono già stati dichiarati poco utili.

Anche di fronte a questa sfida, gli Stati europei si sono mostrati disuniti privilegiando approcci egoistici. La riunione dei leader del Consiglio Europeo ha portato a un accordo preliminare sulle misure per affrontare la pandemia in cui non sono stati menzionati né Mes (il Meccanismo Europeo di Stabilità) né gli eurobond, ovvero i titoli di stato emessi dall’Unione Europea chiesti da Conte e da altri 8 paesi europei. Ma la sospensione del patto di stabilità permette ai governi di spendere tutto il possibile per l’emergenza. Non va dimenticato, inoltre, che una risposta a Roma, sebbene in un secondo momento, è arrivata anche dalla Germania, che ha preso in carico almeno 16 pazienti italiani e che ha annunciato l’invio di un milione di mascherine. La Francia ha mandato un milione di mascherine e 200 tute protettive; 1,6 milioni di mascherine sono arrivate dall’Austria; mentre l’invio di forniture sanitarie da parte della Nato non ha avuto la dovuta attenzione mediatica.

People wearing masks walk past a portrait of Chinese President Xi Jinping on a street as the country is hit by an outbreak of the novel coronavirus in Shanghai, China February 10, 2020. © REUTERS/Aly Song/File Photo

Pubblicato su Il Mattino