Se l’ottuagenario Joe Biden, il più anziano presidente mai eletto nella storia degli Stati Uniti d’America, determinerà l’intronizzazione di Kamala Harris come primo presidente donna degli Stati Uniti, è ancora troppo presto per dirlo. Tuttavia, appare già evidente sin dalle prime battute della nuova Amministrazione come la leadership di «good old Joe» sia appannata dalla compresenza di attori politici che agli occhi del popolo americano appaiono molto più «cool» di lui. A cominciare dall’ingombrante ex presidente Barack Obama, un gigante della comunicazione, nonché deus ex machina della vittoria democratica e artefice occulto di molte delle nomine di peso della squadra di governo del 46esimo presidente degli Stati Uniti. E proseguendo proprio con la Harris, ex procuratore distrettuale che piace a tutti, e soprattutto alla leader dei democratici Nancy Pelosi. Entrambi, nei prossimi mesi e anni, rischiano di offuscare la grande esperienza di Joe Biden che, pur essendo un lavoratore indefesso e un politico navigato, ha fatto delle gaffe e della balbuzie la sua cifra stilistica; cosa che ne ha intaccato immeritatamente il prestigio.
Ma è proprio qui il punto. Come ha dimostrato nella maniera più chiassosa possibile il quadriennio di Donald Trump, in politica oggigiorno vale più la comunicazione e l’immagine che si proietta all’esterno che non la sostanza delle notti passate al lumicino per risolvere questioni vitali e sostanziali. Questa è l’America.
Obama ha vinto perché ha incarnato la speranza della sinistra liberale e progressista di vedere prima o poi abbattuto il determinismo dei Wasp (maschi-bianchi-protestanti) alla guida della nazione, e ha ottenuto un Nobel per la pace motivato solo dalle buone intenzioni, visto che non era passato neanche un anno dall’inizio del suo primo mandato presidenziale.
Allo stesso tempo Kamala Harris ha tutte le carte in regola per divenire presidente perché rappresenta l’ultimo dei tabù americani, il sogno proibito dei figli del politically correct: avere un comandante donna nella stanza ovale, per di più di origini indiane e giamaicane.
Il programma di governo di governo è appetitoso. Ma la leadership di Joe Biden è appannata dalla presenza ingombrante di Obama e Harris. Mentre il popolo di Trump deve digerire la sconfitta. L’America democratica dovrà dimostrare tutto
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Luciano Tirinnanzi
Direttore di Babilon, giornalista professionista, classe 1979. Collabora con Panorama, è autore di numerosi saggi, esperto di Relazioni Internazionali e terrorismo.
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