Noi, i ragazzi di Hong Kong

Settimane di scontri e proteste ad Hong Kong stanno avendo effetti destabilizzanti sulla salute mentale della popolazione. Aumentano i casi di suicidio e la disperazione sembra aver preso possesso del “porto profumato”. I giovani dell’ex colonia britannica sono tornati a protestare contro il governo di Carrie Lam, chiedendone le dimissioni, libertà per gli studenti arrestati e un’indagine indipendente sull’uso eccessivo della forza da parte della polizia, che ha risposto ai manifestanti con proiettili di gomma e lacrimogeni. Il dissenso, è chiaro, va oltre la controversa legge sull’estradizione – ormai sospesa- ed ha assunto la forma di una ribellione più ampia per la democrazia, contro la censura e la possibilità che Pechino limiti le libertà di Hong Kong, annulllando la formula “uno Stato, due sistemi”, con cui Hong Kong è tornata alla Cina nel 1997. Tale formula avrebbe dovuto garantire autonomia ma negli anni è stata messa in crisi dalle politiche di Pechino.

A preoccupare adesso anche l’ansia e lo stess che pervadono la popolazione di Hong Kong, un disagio psicologico e mentale che avrebbe origine dalle condizioni politiche. Quattro persone si sono tolte la vita da quando è iniziata questa nuova ondata di proteste e queste morti sembrano essere collegate al contestato disegno di legge sull’estradizione. Un 35enne si è gettato da un’impalcatura nel centro di Hong Kong, dopo che la polizia aveva provato a calmarlo. L’uomo ha mancato il materasso gonfiabile ed è morto. Poco distanate da lui aveva affisso uno striscione con la scritta: “Make love no shoot! No extradition to China!”. Una ragazza di 21 anni di cognome Lu si è lanciata nel vuoto sabato scorso. Lu prima di morire aveva scritto su un lungo messaggio su una parete, con della vernice rossa, chiedendo il ritiro defintivo dell’emendamento, il rilasco degli studenti incarecerati e le dimmissioni di Lam. Il giorno dopo una 29enne di conognome Wu si è gettata da un cavalcavia dopo aver scritto un post sui social.

In seguito agli scontri con la polizia e l’irruzione dei manifestanti in Parlamento, sono aumentati i tentativi di suicidio. I 70 arresti avvenuti sulla scia delle manifestazioni avrebbero causato un senso di angoscia, e per le strade c’è qualcuno che offre abbracci gratuiti in segno di solidarietà e conforto. Alvin Yeung, una parlamentare impegnata nella prevenzione dei suicidi, ha detto al Telegraph che è stata la situazione politica degli ultimi anni ad aver condotto i cittadini di Hong Kong sino a questo punto. «C’è un senso di frustrazione e di rabbia tra i giovani», secondo Paul Yip Siu-fai, direttore del centro per la prevenzione dei suicidi dell’University of Hong Kong. Tra loro ci sarebbe la sensazione diffusa che niente è cambiato, niente sta cambiando, ecco perché alcuni ragazzi ricorrerebbero a gesti così estremi.