Indagato in Australia il cugino di Xi Jinping

Le autorità federali australiane nell’agosto del 2016 perquisicono un jet privato all’aeroporto Coolangatta, sulla Gold Coast, nell’ambito di una vasta indagine per riciclaggio. La polizia australiana, alla ricerca di Tom Zhou – criminale in fuga dalla Cina accusato di gravi reati finanziari e ricercato dall’Interpol, oltre che partner commerciale del casinò Crown di Melbourne – non trova prove sufficienti a convalidare l’arresto. Tuttavia, i poliziotti scovano a bordo di quel jet per giorcatori d’azzardo nietemeno che il cugino dell’uomo più potente della Cina: il presidente Xi Jinping.

Ming Chai, figlio dello zio di Xi, è sotto inchiesta per i suoi legami con il collega in affari Tom Zhou. La polizia e l’intelligence australiane stanno svolgendo delle indagini nell’ambito di un’inchiesta su crimine organizzato, riciclaggio di denaro sporco e compravendita di influenze. Chai, 61 anni con passaporto australiano, è quindi al centro di uno scandalo internazionale che investe anche la classe politica australiana, accusata di aprire le porte del Paese ai principi cinesi senza fare troppe domande sull’origine della loro ricchezza, favorendo in alcuni casi gli interessi del Partito comunista (PCC) e della mafia cinese, o, a volte, quelli di entrambi.

 

Indagato in Australia il cugino di Xi Jinping

 

Lo scandalo parte dalle inchieste di The Age, the Sydney Morning Herald e Channel Nine News, che avrebbero svelato i legami tra crimine organizzato, Casino Crown e, appunto, la famiglia del presidente Xi Jinping. Chai figura tra i frequentatori delle sale VVIP (very, very important person) del casinò Crown di Melbourne, le stanze dorate e super esclusive riservate solo a chi scommette cifre da capogiro. Secondo le carte di The Age e the Sydney Morning Herald, Zhou avrebbe spostato ingenti somme di denaro dalla Cina all’Australia, somme ben superiori al limite fissato dalla legge che impone forti restrizioni e che sembra valere solo per i cittadini cinesi comuni. Gli inquirenti stanno cercando di capire quale sia la fonte del denaro di Chai, comprese decine di milioni di dollari giocati d’azzardo, e stanno provando ad approfondire il suo legame con Zhou. Le autorità australiane pensano infatti che i membri del PCC abbiano cercato di riciclare denaro sporco attraverso i casinò australiani per finanziare gruppi operanti in Australia come quelli gestiti da Zhou. L’indagine su Chai dovrebbe chiarire se il cugino di Xi Jinping sia o meno coinvolto in queste manovre illecite a supporto del PCC. Sotto i riflettori sono finiti i resort Crown, fino a poco tempo fa di proprietà dell’uomo più ricco dell’Australia ed ex compagno di Mariah Carey James Packer. Il signor Zhou, anche detto “Mr Chinatown”, è un classico “junket”, vale a dire quelle persone specializzate nel trovare giocatori d’azzardo dalla Cina e fornire loro qualsiasi tipo di assitenza e servizio, dal credito alla stanza in hotel, secondo uno schema ben noto e del tutto legale. Per avere un’idea del mondo patinato e spregiudicato in cui ci muoviamo basterebbe vedere una delle pellicole ambientate a Macao, paradiso del gioco d’azzardo che vale anche più di 7 volte le entrate di Las Vegas. “A city called Macau” del regista Li Shaohong ne è un esempio. La storia si svolge tra i primi anni 2000 e il 2014, durante il periodo della feroce campagna anticorruzione di Xi Jinping che ha colpito anche i cosidetti “junket”.

I gestori del Crown di Melbourne sono dunque accusati di aver aiutato i clienti cinesi a riciclare denaro e ad aggirare le rigide leggi australiane sull’immigrazione, aiutando tali clienti ad avere visti australiani. Ma secondo la portavoce del Ministero degli Esteri di Pechino Hua Chunying, le notizie vanno trattate come semplice gossip. James Packer si è premurato di ricordare che almeno dal 2012 non ha ricoperto alcun incarico di rilievo per i casinò Crown, mentre il personale della casa da gioco di Melbourne ha respinto le accuse. Non è detto, tuttavia, che il presidente Xi sia a conoscenza delle attività illegali di suo cugino e che abbia cercato in qualche modo di favorirlo.

Pubblicato su Il Mattino