Il presidente russo Vladimir Putin incontrerà a New Delhi il 6 dicembre in un summit il primo ministro Narendra Modi per dare un segnale che le relazioni tra i due Paesi sono forti e hanno prospettive di crescere ulteriormente. Il summit arriva in un momento in cui l’India si sta avvicinando agli Usa anche se i rapporti sono spesso turbolenti e la Russia ha relazioni con il Pakistan e Cina che preoccupano l’India. Il summit è il 21esimo da quando è stato istituito negli anni 2000. Ed è il primo post pandemia, l’ultimo si è svolto a Vladivostock a settembre del 2019. Intende fare il punto sulle relazioni bilaterali tra i due Paesi e verificare l’andamento degli accordi in corso.

Contemporaneamente al summit si svolgerà un incontro tra i rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa dei due Paesi. Secondo la formula del «dialogo 2+2» verranno discusse principalmente tematiche focalizzate su politica estera e difesa. Un analoga formula l’India la condivide solo con gli Usa, il Giappone e l’Australia a significare il legame strategico che esiste con questi paesi.

Summit Russia-India, i punti all’ordine del giorno

Sono all’ordine del giorno le questioni chiave regionali e internazionali dalla situazione nell’Indo Pacifico all’Afghanistan, Siria, Sco e il meccanismo di coordinamento cosiddetto Ric (Russia, Cina e India). Sulla base dei precedenti summit, e in particolare di quello del 2018, si cercherà di dare concretezza a una serie di iniziative economiche rilevanti per entrambi Paesi. Ma, soprattutto, questo summit rappresenta un occasione per il presidente indiano di ribadire la linea che distingue la politica estera di equidistanza e di dialogo con player globali quali Russia e Usa.

L’incontro avrà anche un impatto sul ruolo che l’India intende giocare nell’area euro-asiatica con particolare riferimento a Vladivostock. Invitata da Putin l’India si è impegnata a sviluppare infrastrutture nel settore del gas nella prospettiva di diventare un cliente strategico della Russia e ha promesso di investire 1 miliardo di dollari proprio nel summit del 2019. Gli argomenti che verranno affrontati saranno diversi e in primo luogo ci sarà l’Afghanistan che preoccupa entrambi i Paesi per i risvolti legati alla sicurezza e alla diffusione del terrorismo che potrebbero destabilizzare l’area. Ma si parlerà anche di cooperazione nell’ambito degli idrocarburi, spazio, finanza e connettività, vaccini, Covid 19, energia atomica e sanità.

In questi giorni è al centro dell’attenzione la consegna del sistema di difesa missilistico russo S400. La decisione non è vista favorevolmente dagli Usa, che minacciano sanzioni. L’acquisto dell’India ricade, infatti, nella fattispecie prevista dalla legge degli Stati Uniti denominata «Caatsa» che sanziona i Paesi che acquistano armi russe. Nel caso dell’India, considerato che è un partner strategico nell’area del Pacifico aderendo al «Quad», è probabile che le sanzioni vengano con qualche espediente prorogate. In questo senso si sta muovendo un gruppo di senatori americani, guidati da Ted Cruz, i quali stanno appoggiando una proposta di legge bipartisan a favore di una proroga consapevoli che l’applicazione di sanzioni potrebbe complicare le relazioni con New Delhi e indebolire la partnership con gli Stati Uniti.

L’export militare russo in India

Rispetto a questo aspetto, è opportuno ricordare che la Russia ha un peso rilevante nella spese per la difesa dell’India (2020), nonostante siano in calo rispetto al 2010. Mosca rappresenta il 49% delle importazioni di armi di New Delhi. Gli altri Paesi fornitori di armi come Francia (18%), Israele (13%) e Usa detengono quote inferiori. L’export di armi russo verso l’India ha un valore del 23% sul totale delle esportazioni collocando il subcontinente indiano tra i clienti principali di Mosca. Secondo la rivista Military Balance New Delhi, nonostante stia diversificando i fornitori, l’India dispone di un arsenale militare costituito prevalentemente da armi russe. La forza di carri armati indiana è costituita prevalentemente da mezzi russi i T-72MI, circa il 60% del totale, così come i T-90S che si attestano al 30%. L’unica portaerei indiana è di origine russa, lo stesso vale per la stragrande maggioranza di aerei da combattimento in dotazione alla marina. I missili Kushin sono russi come 17 fregate. L’unico sottomarino nucleare è sempre russo al pari di altri 8 sottomarini sul totale di 14 (Kilo class). Il 77% della forza aerea è di origine russa. A tutto ciò si deve aggiungere la produzione di fucili nel Nord dell’India su licenza russa e altri accordi per la produzione di missili e sistemi di propulsione missilistica.

È opinione diffusa tra gli analisti che le forze armate indiane abbiano bisogno del supporto russo per operare efficacemente e che quindi non siano completamente autonome. In questo contesto il governo Modi è soprattutto interessato a perseguire l’obiettivo strategico del «Make in India» e far crescere il settore di produzione domestica dei prodotti per la difesa per ridurre la dipendenza dall’estero. L’obiettivo indicato, già da tempo, per i prossimi anni è quello di passare da un 30% di produzioni nazionali al 70%, includendovi la produzione in India di armi e mezzi acquisiti all’estero. In questo senso sono state avviate trattative con gli Stati Uniti per la produzione di elicotteri, aerei ed altre tipologie di sistemi di armi, con Israele per i sistemi di avvistamento, con la Francia per produrre il caccia Rafale e la Russia per la produzione di elicotteri leggeri. L’obiettivo indiano è quindi quello di curare gli interessi nazionali in una prospettiva di rafforzamento dell’industria nazionale della difesa e, in quest’ottica, si muove il documento programmatico pubblicato dal ministero della Difesa «Defence Production Policy».

L’indipendenza tecnologica nel campo della produzione di sistemi di difesa è la missione strategica per i prossimi anni che il governo indiano vuole perseguire. Per conseguire questo obiettivo si sta muovendo con una strategia multilaterale tale da permettere una cooperazione con diversi Paesi possessori di tecnologie all’avanguardia, utili alla crescita del settore.

Il summit si presenta dunque ricco di questioni da affrontare che sono rimaste in qualche modo sospese a causa della pandemia. Putin cercherà di consolidare la collaborazione strategica, militare, ed economica con l’India e avrà un occhio di riguardo alle forniture militari e soprattutto al gas naturale di cui l’India dovrebbe diventare un cliente strategico. Putin inoltre solleciterà gli investimenti indiani per lo sviluppo dell’area del Far East Russo e in particolare di Vladivostock. Da parte sua Modi ribadirà la politica di non allineamento e metterà l’interesse nazionale in primo piano come criterio guida delle scelte dell’India per non compromettere eccessivamente il ruolo di partner del «Quad» e non irritare eccessivamente gli Stati Uniti.