L’attuale momento storico si contraddistingue per le complesse questioni di carattere geopolitico dettate dall’emersione di nuovi protagonisti sulla scena mondiale che hanno determinato profonde mutazioni, tra cui il cambiamento della geografia dello shipping mondiale e quello dei progetti di collegamento terrestre. A tal proposito, basti pensare ai lavori di ampliamento dei Canali di Suez e di Panama, che senz’altro hanno messo maggiormente in risalto il ruolo strategico ricoperto dalle connessioni marittime, con la messa in opera di collegamenti terrestri che interessano l’Asia, e in particolare la Cina, che in questo processo sta giocando un ruolo da protagonista. Non solo. Anche Russia e India stanno provvedendo alla messa in campo di nuove mega infrastrutture di trasporto intercontinentali.

La potenza economica sviluppata negli ultimi periodi dal colosso cinese è supportata da una serie di progetti infrastrutturali strategici utili ad accompagnare, tutelare e accrescere le capacità espansive del Paese. Tra questi, rientra il grande progetto della “Nuova Via della Seta” di terra e di mare, ideato da Pechino con l’obiettivo di avvicinare la Cina al resto della massa continentale euroasiatica, nonché di sviluppare quelle zone dell’entroterra rimaste arretrate rispetto alla fascia costiera.

Non di meno sta facendo la Russia, anch’essa impegnata nella realizzazione del mega progetto Razvite che, oltre a riprendere la tradizione dei grandi piani che nel secolo scorso ne promossero l’industrializzazione, punta alla ricomposizione del continente euroasiatico come soggetto di primo piano sulla scena mondiale. L’India, di contro, sta sviluppando una vasta rete infrastrutturale in grado di connettersi all’Europa centro-settentrionale passando per Iran, Asia Centrale e Russia.

L’emergere delle nuove potenze vede in ogni caso in testa la Cina, che ha fatto del Mediterraneo la tappa finale della “Nuova Via della Seta”. Oltre a spostare l’asse geopolitico verso il sud del globo, Pechino ha determinato anche la concentrazione nel Mediterraneo dei nuovi flussi geo economici da cui è derivato l’ampliamento del Canale di Suez. In tale nuovo contesto il Mediterraneo, che nel corso dei secoli ha agevolato il contatto e l’interscambio tra le popolazioni determinando la fioritura delle grandi civiltà (di cui è stato la culla), assume nuovamente un ruolo di estrema centralità. Ciò grazie anche alla sua conformazione geografica di “mare chiuso” che lo rende simile a un vero e proprio lago, un naturale continuum geopolitico tra le tre grandi masse terrestri che lo limitano (Europa, Africa ed Asia) e delle quali è funzionale cerniera.

I cambiamenti in atto impongono di considerare le opportunità che l’Italia, e in particolare la fascia meridionale del Paese, potrebbe cogliere per via dell’invidiabile posizione di centralità geografica che le consentirebbe di giocare un ruolo da protagonista nel riassetto degli equilibri internazionali, nonché di determinare importanti opportunità di sviluppo economico, sociale, culturale e umano.

Per comprendere la bontà di tale analisi si consideri che, nel raggio di poche miglia dalle coste meridionali della penisola, transita oltre la metà del traffico marittimo globale diretto verso i porti del Nord Europa, senz’altro molto più efficienti. Contemporaneamente, qui si giocano le partite decisive legate alla sicurezza e agli interessi economico-sociali dell’intero pianeta: Siria, Libia, Egitto e Tunisia.

La nuova situazione potrebbe, dunque, rappresentare un’occasione per l’Italia che si qualifica come un grande approdo naturale e, al contempo, prevedere un piano di scorrimento che divida il Mediterraneo in due compartimenti. Affinché quest’opportunità venga sfruttata, occorre tuttavia che l’Italia, e in particolare la sua parte meridionale, superino il gap infrastrutturale che impedisce al Paese una concreta azione di sviluppo. Occorre, cioè, trovare risorse adeguate per sviluppare un processo di cooperazione e infrastrutturazione capace di coinvolgere diversi soggetti presenti nell’area.

La realizzazione di un sistema infrastrutturale all’avanguardia potrebbe, infatti, permettere all’Italia di far fronte ai trend dei nuovi traffici e, soprattutto, di farle acquisire un maggiore potenziale in termini di efficienza. Tutte condizioni imprescindibili per conferirle una più ampia autonomia e sovranità. Tale piano, rimanendo all’interno del quadro delle reti TEN (reti di trasporto trans-europee) che permettono l’agevole collegamento con l’Europa, offrirebbe a Roma l’opportunità di seguire, intercettare e indirizzare i nuovi trend geoeconomici e geopolitici che traslano verso sud, per ergersi quale protagonista nel Mediterraneo.

Se la geografia è un destino, per forza di cose anche la connettività lo diventa. Un adeguato sviluppo infrastrutturale dell’Italia meridionale potrebbe consentire la ripresa economica all’intera nazione e il superamento dello scompenso atavico con il quale convive sin dalla nascita.

di Tiberio Graziani e Filippo Romeo

Chairman and Senior Analyst of Vision and Global Trends

Articolo pubblicato sul numero 1 di Babilon