Ieri 25 marzo è stara una giornata di sangue a Kabul: un gruppo di uomini armati nelle prime ore del mattino ha attaccato un tempio sikh, prendendo in ostaggio i fedeli e causando almeno 25 morti e 8 feriti. Il gruppo Stato Islamico ha subito rivendicato la responsabilità della strage. Il Ministero dell’Interno afghano ha condannato l’atto di violenza e ha informato tuttavia che 80 persone sono state tratte in salvo.

L’assalto al tempio ha provocato una dura battaglia tra i terroristi e le forze di sicurezza locali. Al momento dell’attacco, quasi 200 persone si trovavano all’interno del complesso, compresi tanti bambini. Le foto diffuse dalle forze speciali mostrano molti bambini in fuga, spaventati, scalzi e in lacrime. Dopo molte ore di scontri, i militari afghani sono riusciti ad avere ragione del commando ma non sono stati in grado di evitare il triste bilancio di morti e feriti. Le forze speciali hanno ucciso tutti gli attentatori. Secondo un membro del Senato afghano, Anarkali Kaur Honaryar, citato dal New York Times, tra le vittime ci sarebbe solo un musulmano, mentre il resto sarebbero appartenenti alla comunità sikh. 

Il sedicente Stato Islamico ha rivendicato l’attentato, come conferma il sito Site Intelligence Group che monitora l’attività terroristica nel mmondo. Il gruppo aveva già colpito la comunità sciita di Kabul nelle settimane precedenti all’attentato di ieri. La comunità sikhs e quella hindu sono vittime di oppressione e sono state spesso oggetto di attacchi negli ultimi anni. Nonostante gli avvertimenti sulla diffusione del coronavirus anche in Afghanistan e il timore che il virus possa infettare milioni di persone, la violenza non solo non è diminuita ma gli attacchi sono anche aumentati. In diverse province si registrano casi di Covid-19, ma i talebani hanno lanciato ugualmente almeno 300 attacchi nelle ultime settimane, ancora secondo le fonti del NYK. L’attacco del 25 marzo segue di poco la visita di Mike Pompeo nella capitale afghana, visita in cui il Segretario di Stato americano ha cercato di mediare tra il Presidente Ghani e il suo rivale politico Abdullah.

 

Credit Mohammad Ismail/Reuters