La giornata di oggi è stata descritta come una delle più buie per la democrazia indiana e per la popolazione kashmira. Il Governo del premier indiano Narendra Modi è pronto a revocare l’articolo 370 della Costituzione, che prevede l’autonomia politica per il Kashmir. Lo ha annunciato in Parlamento il Ministro dell’Interno Amit Shah. Per decreto presidenziale, decisione quindi presa senza aver consultato il Parlamento, l’articolo costituzionale sarà annullato e la regione verrà così trasformata in un territorio controllato direttamente dal Governo centrale indiano. In base a questa decisione, l’attuale Stato del Jammu e Kashmir sarà diviso in due nuove entità amministrative: Kashmir e Ladakh, totalmente sottoposte alle decisioni di New Delhi e dunque completamente assoggettate al Governo indiano. Se la legge dovesse passare ma sembra difficile che ciò non avvenga, le due nuove unità territoriali saranno definite “Union Territories”.
La misura era una promessa dal partito nazionalista indù del premier Modi, il BJP, fatta durante la recente campagna elettorale e segue un’ulteriore militarizzazione dell’area. «Tutto questo succede – commenta il giornalista de Il Manifesto Matteo Miavaldi, conoscitore degli affari dell’India e del Kashmir – mentre, per imposizione del governo federale presieduto da Narendra Modi, le telecomunicazioni in tutto il Kashmir sono state sospese, turisti e pellegrini sono stati evacuati dallo stato, TUTTI i leader politici locali (separatisti e pro-India) sono stati messi ai domiciliari preventivi e trentamila soldati, secondo i media indiani, sono stati mandati in Kashmir. Si aggiungono a un dispiegamento di forze stimato, per difetto, intorno alle 500mila unità: dato che fa del Kashmir la regione più militarizzata del mondo. Questo significa due cose: spazzare via ogni ambizione di autonomia / indipendenza / secessione / azadi del popolo kashmiro e aver completamente esautorato (e reso obsoleta, ininfluente) l’intera classe politica kashmira».
La scelta del Governo Modi è stata duramente criticata dall’opposizione e rischia di aumentare le tensioni con il Pakistan sulla regione contesa, tensioni che negli ultimi mesi avevano raggiunto livelli molto preoccupanti. La decisione di Modi avrebbe certamente effetti negativi sulla situazione interna in Kashmir, già difficile a causa di attentati terroristici, violente proteste pubbliche e gravi abusi delle forze militari indiane. Se la legge fosse approvata, significherebbe anche la fine dei tentativi di dialogo tra India e Pakistan intapresi con poca fortuna dell’Amministrazione Trump. Le contese sulla regione del Kashmir hanno causato tre guerre tra India e Pakistan e a una lunghissima serie di scontri che hanno determinato una situazione di minaccia costante per la stabilità e la pace dell’Asia Meridionale. Come ricorda Foreign Affairs, quello di Trump non è certo il primo tentativo di mediazione degli Stati Uniti, il primo ci fu nel 1962. Tutti falliti. Già durante la visita del premier pakistano Imran Khan a Washington erano stati sollevati non pochi dubbi sulla capacità di Trump di poter fare da intermediario. Anzi, scrive Foreign Affairs, il premier Modi non avrebbe espresso nessuna richiesta in tal senso. Non a caso, da parte dell’India non era arrivato alcun commento.

Redazione
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