La Fao e l'allarme alimentare causato dalle locuste

La comunità internazionale è profondamente preoccupata per quanto accade in alcune zone del continente africano. Aumenta la consapevolezza di dover contenere la peggiore invasione di locuste degli ultimi decenni nel deserto in Africa orientale, anche a fronte dei limiti del personale e delle attrezzature a causa dalla pandemia globale.

La situazione resta allarmante e rappresenta una minaccia senza precedenti per la sicurezza alimentare e il sostentamento di milioni di persone. Nei sei paesi dell’Africa orientale più colpiti dalle locuste: Etiopia, Kenya, Somalia, Sud Sudan, Uganda e Tanzania circa 20 milioni di persone stanno già vivendo un’emergenza alimentare, mentre altri 15 milioni di persone nello Yemen rischiano analoghi problemi. La FAO sta intensificando gli sforzi nazionali e internazionali, fornendo supporto per il monitoraggio dei campi e inviando enormi quantità di pesticidi, adatti alla situazione, intensificando le disinfestazioni tramite l’utilizzo dei droni e con il supporto aereo.

Ad oggi, sono oltre 240.000 gli ettari trattati e sono più di 740 le persone formate per condurre operazioni di controllo e di monitoraggio nel contrasto alla diffusione delle locuste sui terreni. La pandemia ha rallentato tali procedure a causa della diminuzione dei rifornimenti di materiale pesticida e dei mezzi meccanici per l’applicazione. Le difficoltà nel proseguire le operazioni di disinfestazione hanno incoraggiato i paesi ad utilizzare dispositivi, applicazioni tecnologiche e innovative come l’e-Locust3, che registra e trasmette, in tempo reale, i dati sulla diffusione delle locuste, tramite tracciamento satellitare e inviando i dati al Desert Locust Information Service, con sede a Roma, presso la FAO.

L’invasione di locuste sta causando gravissimi danni ai Paesi colpiti. Purtroppo, le aree geografiche interessate da questo fenomeno sono quelle dove l’esercizio dell’agricoltura è difficile, zone già interessate da problemi politici, siccità e alluvioni. Gli sciami possono devastare al loro passaggio alberi da frutta, coltivazioni e qualsiasi tipo di vegetazione, perché la specie è particolarmente aggressiva. Uno sciame di 40 milioni di locuste può consumare in totale, in un giorno, tanto cibo quanto 35.000 persone. «Una minaccia senza precedenti per la sicurezza alimentare e i mezzi di sussistenza», afferma la FAO.

La problematica «coincide con l’inizio delle lunghe piogge e la stagione della semina». Sebbene siano in corso operazioni di controllo, nuovi sciami stanno depositando le uova. «Nel mese di maggio, le uova si schiuderanno», afferma la FAO. «Queste formeranno nuovi sciami a fine giugno e luglio, periodo che coincide con l’inizio dei raccolti».

I raccolti verranno divorati da miliardi di cavallette togliendo il cibo alle comunità umane autoctone. Le agenzie Onu temono che la lotta contro il coronavirus, e la crisi economica legata alla pandemia, nei Paesi sviluppati, faccia dimenticare che nel Sud del mondo ci sono più di 100 milioni di persone a rischio di fame e disastri naturali e che queste si possono trasformare in ondate complesse e ingestibili di migranti che cercheranno di fuggire, con l’obiettivo di diversificare la propria economica a causa dei campi divorati dalle locuste. Secondo gli esperti della Fao e gli attivisti ambientalisti le gigantesche infestazioni di locuste hanno origini precise: la mancanza di pioggia e l’innalzamento delle temperature, che costringono tali insetti a cercare aree più verdi per potersi sfamare.