La crisi d’identità nella nostra Europa, tra interessi legittimi in contrasto con obblighi morali-contrattuali con l’Alleato d’Oltreoceano e sensi di colpa è su tutti i mezzi d’informazione a “circuito chiuso” che quotidianamente ci suggeriscono come indirizzare convinzioni e senso comune. Ora è particolarmente attuale, di nuovo, la questione di quale atteggiamento l’Europa debba tenere con l’Iran, in un dibattito forse troppo poco articolato per la sua rilevanza.

Guardando un po’ oltre troveremmo chi ci descrive una realtà diversa e che, ci piaccia o no, non può essere omessa, estratta dal mosaico di fatti e dinamiche che fanno il corso degli eventi.

La stampa azera in questi giorni dava evidenza a un piano di prossima realizzazione tra i governi di Baku e Teheran per la creazione di un Centro irano-azero per lo sviluppo economico, un’idea scaturita nel corso di recenti incontri commerciali tra i rappresentanti dei due paesi. Un analogo centro, tra Iran e Iraq, sarebbe già stato messo in funzione con successo, come assicura il segretario generale della Federazione dei trasporti e della logistica dell’Iran, Muhammed Eigarlu.

Per il dirigente della Repubblica islamica, viste le ottime relazioni tra Baku e Teheran, l’Azerbaijan potrebbe diventare il punto di snodo delle merci iraniane verso altri paesi.

Un accenno anche al Corridoio Nord-Sud, un immenso progetto per l’ottimizzazione del trasporto merci dall’India all’Europa del Nord, passando per Iran, Azerbaijan e Russia, poi il ritorno attraverso il Mediterraneo e il Golfo Persico. Proprio l’Iran era stato tra i membri fondatori del piano per questo “Corridoio” che in prospettiva trasporterà oltre 10 milioni di tonnellate di merci all’anno, insieme a Russia e India, nel maggio del 2002.

Un brevissimo focus su cosa, e come, propone la stampa azera per vedere come dell’Iran tratta l’informazione di un paese “amico” dell’Italia, celebrato solennemente ad ogni buona occasione nelle nostre sedi istituzionali: l’Azerbaijan appunto. Questa repubblica tra Caucaso e Mar Caspio è ritenuta di importanza strategica per l’Europa e soprattutto per l’Italia, per valutazioni di convenienza energetica, un particolare che ha aperto la strada a tante altre considerazioni generose nei confronti di un paese, tutto considerato, più simile all’Iran che non alla nostra Italia.

Ora, se l’Azerbaijan, che è in ottimi rapporti con l’Iran, è un nostro “paese amico”, non ci dovrebbe essere ragione per avere un trattamento diverso nei confronti dell’Iran, a meno che non ci siano cause esterne di forza maggiore che ci facciano deviare dalla nostra volontà.

Anche qui un suggerimento di comportamento da non sottovalutare arriva dalla Russia, che con la Repubblica islamica ha una cooperazione a tutto tondo. A Mosca gli esperti di relazioni internazionali discutono da tempo se con l’Iran si tratta di “unione tattica o partenariato strategico”, evidenziando alcuni che per quest’ultimo, non è sufficiente avere degli interessi a lungo termine in comune, come possono essere la sicurezza regionale, le infrastrutture e gli scambi commerciali, il controllo e la gestione delle risorse energetiche.

Per un vero e proprio partenariato strategico, dicono, servirebbe una condivisione più profonda di valori sociali, culturali e religiosi, sarebbe necessario che ci sia interazione tra i popoli in questione. Una realtà che, diversità permettendo, è solo in prospettiva, ma verso la quale Mosca ha deciso di incamminarsi, fosse anche solo per garantire il successo a quegli interessi comuni e fondamentali di lungo termine. Necessità fa virtù.

Russia a parte, l’Iran ha un ruolo da protagonista in qualche organizzazione regionale di non poco rilievo, fosse anche solo per il potenziale di questi sistemi integrati a carattere economico-politico. Tra queste c’è la Economic Cooperation Organization (ECO), in cui ci sono la Turchia, ancora l’Azerbaijan, il Pakistan, l’Afghanistan e tutte le repubbliche dell’Asia Centrale, quella parte del mondo considerata strategica per il controllo e l’approvvigionamento delle risorse energetiche. Questa organizzazione, che ha un fitto “Calendario eventi”, ha anche messo a punto un interessante documento per delineare cosa i suoi membri si propongono di fare nei prossimi anni: “ECO Vision 2025”, consultabile sul sito www.eco.int .

C’è poi l’organizzazione per la cooperazione economica Developing 8 (D8), i cui membri sono Bangladesh, Egitto, Indonesia, ancora l’Iran, Malesia, Nigeria, Pakistan e Turchia. Proprio a Teheran, lo scorso luglio, a margine di una Esibizione internazionale per l’innovazione e la tecnologia si è tenuto il secondo “Business Technology Meeting” dedicato alle nuove energie rinnovabili. Un’occasione per leader e aziende di settore dei paesi membri del D8 per confrontarsi e decidere insieme le tappe future di collaborazione in questa direzione.

E anche qui, sul sito istituzionale del D8 (www.developing8.org) c’è una sezione dedicata ai prossimi appuntamenti autunno-inverno che riguardano l’Organizzazione: dalla conferenza mondiale sull’economia creativa, nell’isola indonesiana di Bali, a una serie di eventi, dalla difesa aerospaziale, all’estrazione mineraria e l’alimentazione halal, tutti nella capitale turca, Istanbul, dove ha sede il D8.

 

Pietro Fiocchi