Luis Arce è il nuovo presidente della Bolivia

Secondo gli exit poll, Luis Arce ha vinto le elezioni presidenziali di domenica scorsa in Bolivia. Arce, del partito dell’ex presidente Evo Morales ora in esilio, ha ottenuto più del 50 per cento delle preferenze degli elettori, assicurandosi così la vittoria al primo turno e un vantaggio di 15 punti ull’ex presidente centrista Carlos Mesa. Proprio sotto Morales era stato ministro delle Finanze, per due volte, dal 2006 al 2017 e nel 2019. Nato a La Paz il 28 settembre 1963, Luis Alberto Arce Catacora vanta una laurea in Economia in Bolivia e un master conseguito all’Università di Warwick, in Gran Bretagna. Tra il 1987 e il 2006 ha lavorato nella Banca centrale di Bolivia.

Appena dopo il voto ha detto:

Il mio impegno è lavorare, portare avanti il nostro programma e, come lo abbiamo più volte detto, lavorare per tutti i boliviani, dando vita ad un governo di unità. Queste elezioni stanno creando una certezza nella popolazione boliviana, che ci sarà un rilancio delle attività economiche che beneficeranno la micro, piccola, media e grande impresa, e anche il settore pubblico e tutte le famiglie boliviane che hanno vissuto per undici mesi nell’incertezza. Riprenderà processo di cambiamento, bandiera del Movimento al socialismo (Mas) di Evo Morales, correggendo gli errori commessi dal partito che è stato al governo per 14 anni fino al 2019.

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Il ritratto scritto da Maurizio Stefanini per Il Foglio

Luis Albero Arce ha dietro la sua scrivania un ritratto di Che Guevara. Di lui il Wall Street Journal ha ricordato come sotto la sua gestione “i tassi di inflazione sono stati contenuti a livelli che manterrebbero Milton Friedman a riposare in pace nella sua tomba”. Giocatore di basket all’Università, Arce prima di andare con Morales aveva militato in un partito socialista dove aveva avuto una “formazione tradizionale ortodossa di marxista-leninista”. Però intanto lavorava alla Banca centrale sotto governi di ispirazione neo-liberale, arrivando a subgerente delle riserve, e gli ex-colleghi non ricordano di averlo mai sentito obiettare. Era nel tempo libero che elaborava ricette per la transizione al socialismo, con un gruppo di economisti chiamati “los duendes”, gli gnomi. Oggi spiega che proprio da Marx ha imparato che per arrivare al socialismo bisogna che prima il capitalismo dispieghi tutte le sue potenzialità produttive, e che comunque il mondo è evoluto: “Gli attori non sono più il proletariato e la rivoluzione come si vedeva nei vecchi testi di Marx e Lenin”. Bisogna ricordare che nella prima metà degli anni ’80 la Bolivia aveva già avuto, sotto la presidenza di Hernán Siles Zuazo, un governo di sinistra che era affondato sotto un’inflazione spaventosa, lasciando per reazione il campo a un successivo ventennio di governi di vari orientamenti, ma tutti ispirati al cosiddetto Consenso di Washington. L’artefice dell’Evonomics: quel tipo di politica economica che pur sotto un presidente populista come Evo Morales è riuscito ad assicurare al suo paese nel 2014 il più 5,2 per cento di crescita: la seconda dell’America Latina dopo il 6 di Panama.

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