Gli aiuti internazionali previsti dall’Accordo di partenariato 2000/483/CE tra i Paesi membri del Gruppo degli Stati dell’Africa, Caraibi e Pacifico (ACP) e la Comunità europea e i suoi Stati membri sono stati rivisti nel 2010 con l’obiettivo di rafforzare i rapporti commerciali bilaterali e garantire maggiore sicurezza alle nazioni più instabili.

In questo quadro, il caso della Nigeria è il più emblematico. Il Paese emerge nel contesto africano per le sue dimensioni (923.768 km2 di superficie), per la sua popolazione (è il settimo Stato più popolato al mondo con circa 190 milioni di abitanti) e per il suo potenziale economico (rappresenta la prima economia africana). Sul paese gravano però due pesanti minacce su tutte: il gruppo jihadista Boko Haram, affiliato allo Stato Islamico, e i traffici illeciti in mano alla criminalità locale e alle organizzazioni criminali internazionali.

Nonostante gli sforzi promessi dal presidente Muhammadu Buhari, definito da molti un “apostolo dell’anti-corruzione”, secondo Trasparency International la Nigeria rimane uno dei Paesi più corrotti al mondo al punto che la corruzione rappresenta a tutti gli effetti una parte integrante di questo Stato. A questo fenomeno sono direttamente collegate le principali attività illecite che si registrano nel Paese: contrabbando di petrolio, di droga e migranti e tratta di esseri umani, soprattutto di donne comprate e rivendute per ingrassare il business della prostituzione in Europa.

 

La criminalità organizzata in Nigeria

La criminalità organizzata nigeriana dispone di proprie reti tra Nord America, Europa e Asia, che ne fanno a tutti gli effetti un attore di primo piano dell’economia criminale transnazionale. Ma a differenza di altre organizzazioni criminali internazionali – come le organizzazioni mafiose italiane (’ndrangheta e camorra in testa) o la Triade cinese – quella nigeriana non è un’organizzazione criminale strutturata. Si tratta piuttosto di un’organizzazione soggetta a costanti mutamenti e che ha tra i propri punti di forza, come detto, quello di poter far leva su una classe politica e dirigente facilmente corruttibile.

 

La tratta di esseri umani

In Nigeria il traffico di esseri umani, principalmente di donne, è il business che dagli anni Novanta ha registrato la crescita maggiore. Questo tipo di tratta avviene con modalità differenti. Sono previsti viaggi aerei dal Paese verso Mosca, Istanbul o verso altre città dell’Europa orientale. Da qui le donne nigeriane raggiungono poi le città dell’Europa occidentale dove vengono immesse direttamente nei giri della prostituzione.

Le situazioni peggiori riguardano invece i viaggi via terra. Dalla Nigeria le tappe intermedie previste prima di raggiungere la sponda sud del Mediterraneo sono Agadez in Niger, Gao e Kayes in Mali. Per superare indenni queste aree è necessario pagare un pedaggio ai gruppi di criminali locali.

Ma non solo. Per sperare di portare a termine il viaggio verso l’Europa sono necessarie almeno altre due cose: essere tutelati da uno “sponsor”, vale a dire una persona che si occupa di coprire i costi economici del viaggio; aver firmato un vero e proprio “patto di emigrazione” tramite il quale vengono definiti prima della partenza quelli che saranno i doveri a cui dovrà attenersi l’individuo soggetto al traffico.

Il patto viene suggellato dalla “benedizione” di una figura religiosa locale che induce le donne all’obbedienza utilizzando pozioni e incantesimi noti con il nome di juju. Si tratta di un rito molto praticato nelle zone sud-occidentali della Nigeria e usato dai trafficanti di esseri umani nigeriani per soggiogare psicologicamente le loro vittime. Giurando di saldare il debito contratto nei confronti degli aguzzini, chi parte si impegna solennemente con il suo “sponsor” a rispettare le condizioni stabilite dall’intesa. Ma nel caso delle donne significa consegnarsi alla schiavitù sessuale in Europa. L’Italia ne sa qualcosa, essendo il Paese europeo con il maggior numero di “schiave” del sesso di nazionalità nigeriana.