Algeria

Africa
Divenuta indipendente dalla Francia nel 1962 al termine di un conflitto durato otto anni, l’Algeria è sempre stata al centro di tensioni legate al fondamentalismo islamico e a dispute tra il governo e la minoranza berbera della Cabilia. Il primo capo di governo e presidente del Paese diviene Ben Bella, esponente dell’ala più radicale del movimento di liberazione nazionale d’Algeria. Nel 1965, Houari Boumedienne, capo di stato maggiore delle forze militari del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), avvia un colpo di stato che verrà ricordato come “raddrizzamento rivoluzionario”. Dopo la sua morte nel 1978, gli succede Chadli Bendjedid. In carica fino al 1992, Chadli è costretto ad abdicare a causa di un nuovo colpo di stato. In questi anni assumono sempre più rilievo i movimenti islamici armati come il MIA (Movimento Islamico Armato), il GIA (Gruppo Islamico Armato) e, in seguito, il qaedista GSPC (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento). Nel 1999, dopo le dimissioni di Liamine Zéroual, vince le elezioni presidenziali Abdelaziz Bouteflika, erede politico di Boumedienne, che rimane tuttora presidente, dopo l’ultima riconferma alle elezioni di maggio 2014 al suo quarto e contestato mandato.
L’Algeria ha uno dei sistemi economici più dinamici (benché poco diversificato) del continente africano, ma il tasso di inflazione, fino al 2011 al 4%, è schizzato al 9% nel 2012, per poi ristabilizzarsi intorno al 4%. Le esportazioni derivano al 95% dallo sfruttamento delle risorse minerarie ed energetiche. Le principali ricchezze sono rappresentate dalle riserve petrolifere (al sedicesimo posto nel mondo per disponibilità) e di gas. I più grandi giacimenti petroliferi si trovano a Hassi Messaoud ed Edjeleh del Shaara, mentre il gas naturale viene estratto a In Salah. In Algeria è inoltre attiva un’articolata rete di oleodotti e gasdotti lunga circa 10mila chilometri, attraverso cui il petrolio e il gas vengono trasportati sino ai porti di Arziw, Béjaïa, Skikda e a quello tunisino di Skhira. L’agricoltura riesce a soddisfare solo per la metà il fabbisogno alimentare nazionale. Le principali coltivazioni forniscono grano, orzo, avena, patate, olive, uva, arance e datteri. Modesti sono i contributi forniti dall’allevamento, mentre è in crescita la pesca. I principali partner commerciali sono Stati Uniti, Spagna, Francia, Canada e Italia.
Nonostante gli sforzi del governo per contrastare il terrorismo, la situazione della sicurezza in Algeria rimane estremamente precaria, in particolare nell’entroterra desertico e nelle zone di confine, dove l’azione di gruppi armati è più incisiva. Oltre alle molteplici tensioni interne di carattere politico, religioso e intertribale, l’Algeria è al centro di una regione spaccata da conflitti, crisi endemiche, rovesciamenti e attività terroristiche: Libia, Mali, Mauritania, Niger sono tutti Stati che faticano a mantenere una stabilità politica, con ripercussioni negative per la stessa Algeria. Pericoli arrivano anche dai gruppi armati di ribelli e terroristi che operano nel Sahel e ai confini meridionali del Paese, il cui radicamento nell’area e la cui incontrastata attività sono stati favoriti anche dal collasso statuale verificatosi in diversi Paesi nordafricani  in seguito alle rivoluzioni del 2011. Un ruolo di primo piano è svolto da AQIM (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), ex Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento algerino (GSPC) che nel 2006 aderì al network internazionale di Al Qaeda, e dal più giovane “Battaglione dei Firmatari col Sangue” dell’algerino Mokhtar Belmokhtar, gruppo jihadista creatosi da una scissione dal ramo africano di Al Qaeda e responsabile dell’attentato a In Amenas del gennaio 2013.
Capitale: Algeri
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 2.381.741 km²
Popolazione: 38.813.722
Religioni: islamica (99%), cristiana, ebraica
Lingue: arabo, tamazight (berbero), altre
Moneta: dinaro (DZD)
PIL: 7.500 USD
Livello di criticità: Medio
Divenuta indipendente dalla Francia nel 1962 al termine di un conflitto durato otto anni, l’Algeria è sempre stata al centro di tensioni legate al fondamentalismo islamico e a dispute tra il governo e la minoranza berbera della Cabilia. Il primo capo di governo e presidente del Paese diviene Ben Bella, esponente dell’ala più radicale del movimento di liberazione nazionale d’Algeria. Nel 1965, Houari Boumedienne, capo di stato maggiore delle forze militari del Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), avvia un colpo di stato che verrà ricordato come “raddrizzamento rivoluzionario”. Dopo la sua morte nel 1978, gli succede Chadli Bendjedid. In carica fino al 1992, Chadli è costretto ad abdicare a causa di un nuovo colpo di stato. In questi anni assumono sempre più rilievo i movimenti islamici armati come il MIA (Movimento Islamico Armato), il GIA (Gruppo Islamico Armato) e, in seguito, il qaedista GSPC (Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento). Nel 1999, dopo le dimissioni di Liamine Zéroual, vince le elezioni presidenziali Abdelaziz Bouteflika, erede politico di Boumedienne, che rimane tuttora presidente, dopo l’ultima riconferma alle elezioni di maggio 2014 al suo quarto e contestato mandato.
L’Algeria ha uno dei sistemi economici più dinamici (benché poco diversificato) del continente africano, ma il tasso di inflazione, fino al 2011 al 4%, è schizzato al 9% nel 2012, per poi ristabilizzarsi intorno al 4%. Le esportazioni derivano al 95% dallo sfruttamento delle risorse minerarie ed energetiche. Le principali ricchezze sono rappresentate dalle riserve petrolifere (al sedicesimo posto nel mondo per disponibilità) e di gas. I più grandi giacimenti petroliferi si trovano a Hassi Messaoud ed Edjeleh del Shaara, mentre il gas naturale viene estratto a In Salah. In Algeria è inoltre attiva un’articolata rete di oleodotti e gasdotti lunga circa 10mila chilometri, attraverso cui il petrolio e il gas vengono trasportati sino ai porti di Arziw, Béjaïa, Skikda e a quello tunisino di Skhira. L’agricoltura riesce a soddisfare solo per la metà il fabbisogno alimentare nazionale. Le principali coltivazioni forniscono grano, orzo, avena, patate, olive, uva, arance e datteri. Modesti sono i contributi forniti dall’allevamento, mentre è in crescita la pesca. I principali partner commerciali sono Stati Uniti, Spagna, Francia, Canada e Italia.
Nonostante gli sforzi del governo per contrastare il terrorismo, la situazione della sicurezza in Algeria rimane estremamente precaria, in particolare nell’entroterra desertico e nelle zone di confine, dove l’azione di gruppi armati è più incisiva. Oltre alle molteplici tensioni interne di carattere politico, religioso e intertribale, l’Algeria è al centro di una regione spaccata da conflitti, crisi endemiche, rovesciamenti e attività terroristiche: Libia, Mali, Mauritania, Niger sono tutti Stati che faticano a mantenere una stabilità politica, con ripercussioni negative per la stessa Algeria. Pericoli arrivano anche dai gruppi armati di ribelli e terroristi che operano nel Sahel e ai confini meridionali del Paese, il cui radicamento nell’area e la cui incontrastata attività sono stati favoriti anche dal collasso statuale verificatosi in diversi Paesi nordafricani  in seguito alle rivoluzioni del 2011. Un ruolo di primo piano è svolto da AQIM (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), ex Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento algerino (GSPC) che nel 2006 aderì al network internazionale di Al Qaeda, e dal più giovane “Battaglione dei Firmatari col Sangue” dell’algerino Mokhtar Belmokhtar, gruppo jihadista creatosi da una scissione dal ramo africano di Al Qaeda e responsabile dell’attentato a In Amenas del gennaio 2013.

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