Eritrea
Africa
Nel 1890 l’Italia istituisce ad Assab la prima colonia in Eritrea, subentrando alla dominazione egiziana in seguito a un accordo con la Gran Bretagna. Nel 1935 l’Italia, dopo la conquista dell’Impero d’Etiopia, unifica i suoi possedimenti creando l’Africa Orientale Italiana, comprendente anche il territorio della Somalia. Nel 1941 il Paese viene occupato dalle forze britanniche. Con il trattato di Parigi del 1947, l’Italia rinuncia definitivamente ai suoi ex possedimenti e nel 1950 l’Eritrea diventa un’unità autonoma federata all’Etiopia. Nel 1962 la degradazione a semplice provincia dell’impero etiope, scatena una reazione indipendentista guidata dal Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea (FPLE), che arriva alla vittoria nel 1991 con la conquista di Asmara e Assab. L’indipendenza viene proclamata nel 1993 e Isaias Afewerki, tuttora in carica, viene nominato Presidente della Repubblica. Afewerki nell’ultimo decennio ha attuato la repressione degli oppositori del regime: tutti i partiti, ad eccezione del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia, sono stati banditi e la Costituzione del 1997 non è mai entrata in vigore. Nel 1998 le tensioni con l’Etiopia, relative alla striscia di territorio della città di Badme, al confine tra i due Stati, sono sfociate in una vera e propria guerra che si è conclusa formalmente nel 2000 con la firma del Trattato di Algeri e l’invio di una missione di pace delle Nazioni Unite (UNMEE). Nel 2010 si sono riaccese le dispute territoriali con Gibuti, relative all’area di confine di Ras Doumeira.
Tra i Paesi più poveri del continente africano (l’inflazione è al 17%), ad oggi sulla lenta crescita dell’economia eritrea continua a pesare il conflitto irrisolto con l’Etiopia. Le più importanti risorse sono rappresentate dai prodotti agricoli, che comunque non garantiscono al Paese l’autosufficienza alimentare. Tra le principali colture vi sono: cereali, semi oleaginosi, legumi, sisal, tabacco, caffè, palma dum, sanseviera, aloe e senna. Si allevano ovini, caprini, bovini, cammelli e asini, mentre la pesca, praticata soprattutto nelle isole Dahlak, offre anche perle, madreperla e conchiglie. L’industria, avviata durante il periodo coloniale, oggi è in fase di ricostruzione dopo la quasi totale distruzione causata dalla guerra. Imprese estere stanno intensificando la propria attività di estrazione nei giacimenti di potassio, oro, ferro, petrolio e gas naturale (presenti nei fondali del Mar Rosso), mentre dalle saline di Massaua e Assab viene ricavato cloruro di sodio. I principali partner commerciali sono gli Stati Uniti e l’Italia.
Dalla fine del conflitto con l’Etiopia è attivo nel Paese un forte movimento di dissenso nei confronti del regime di Isaias Afewerki. Fra i principali gruppi d’opposizione armati, che sopravvivono clandestinamente e vengono appoggiati dal governo dell’Etiopia, vi sono il Fronte di Salvezza Eritrea (FSE) e l’Organizzazione Democratica Red Sea Afar (RSADO). Nonostante la fine del conflitto - durante il quale sono morte quasi 80.000 persone -, il territorio conteso di Badme è tuttora sotto l’occupazione etiope e le aree di Tsorona e Zalambessa, al confine tra i due Paesi, sono ad alto rischio anche a causa della presenza di mine non disinnescate. Anche con Gibuti le relazioni sono molto tese: nel 2008 le truppe eritree hanno invaso l’area del Ras Doumeira, territorio strategico situato all’ingresso del Mar Rosso. Inoltre, la situazione è particolarmente pericolosa lungo il confine con il Sudan. Il rischio malaria è presente al di sotto dei 2.000 metri in tutto il Paese.
Capitale: Asmara
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 117.600 km²
Popolazione: 6.233.682
Religioni: islamica, cristiana, cattolica
Lingue: arabo e inglese (ufficiali), altre
Moneta: Nakfa (ERN)
PIL: 800 USD
Livello di criticità: Alto
Nel 1890 l’Italia istituisce ad Assab la prima colonia in Eritrea, subentrando alla dominazione egiziana in seguito a un accordo con la Gran Bretagna. Nel 1935 l’Italia, dopo la conquista dell’Impero d’Etiopia, unifica i suoi possedimenti creando l’Africa Orientale Italiana, comprendente anche il territorio della Somalia. Nel 1941 il Paese viene occupato dalle forze britanniche. Con il trattato di Parigi del 1947, l’Italia rinuncia definitivamente ai suoi ex possedimenti e nel 1950 l’Eritrea diventa un’unità autonoma federata all’Etiopia. Nel 1962 la degradazione a semplice provincia dell’impero etiope, scatena una reazione indipendentista guidata dal Fronte Popolare per la Liberazione dell’Eritrea (FPLE), che arriva alla vittoria nel 1991 con la conquista di Asmara e Assab. L’indipendenza viene proclamata nel 1993 e Isaias Afewerki, tuttora in carica, viene nominato Presidente della Repubblica. Afewerki nell’ultimo decennio ha attuato la repressione degli oppositori del regime: tutti i partiti, ad eccezione del Fronte Popolare per la Democrazia e la Giustizia, sono stati banditi e la Costituzione del 1997 non è mai entrata in vigore. Nel 1998 le tensioni con l’Etiopia, relative alla striscia di territorio della città di Badme, al confine tra i due Stati, sono sfociate in una vera e propria guerra che si è conclusa formalmente nel 2000 con la firma del Trattato di Algeri e l’invio di una missione di pace delle Nazioni Unite (UNMEE). Nel 2010 si sono riaccese le dispute territoriali con Gibuti, relative all’area di confine di Ras Doumeira.
Tra i Paesi più poveri del continente africano (l’inflazione è al 17%), ad oggi sulla lenta crescita dell’economia eritrea continua a pesare il conflitto irrisolto con l’Etiopia. Le più importanti risorse sono rappresentate dai prodotti agricoli, che comunque non garantiscono al Paese l’autosufficienza alimentare. Tra le principali colture vi sono: cereali, semi oleaginosi, legumi, sisal, tabacco, caffè, palma dum, sanseviera, aloe e senna. Si allevano ovini, caprini, bovini, cammelli e asini, mentre la pesca, praticata soprattutto nelle isole Dahlak, offre anche perle, madreperla e conchiglie. L’industria, avviata durante il periodo coloniale, oggi è in fase di ricostruzione dopo la quasi totale distruzione causata dalla guerra. Imprese estere stanno intensificando la propria attività di estrazione nei giacimenti di potassio, oro, ferro, petrolio e gas naturale (presenti nei fondali del Mar Rosso), mentre dalle saline di Massaua e Assab viene ricavato cloruro di sodio. I principali partner commerciali sono gli Stati Uniti e l’Italia.
Dalla fine del conflitto con l’Etiopia è attivo nel Paese un forte movimento di dissenso nei confronti del regime di Isaias Afewerki. Fra i principali gruppi d’opposizione armati, che sopravvivono clandestinamente e vengono appoggiati dal governo dell’Etiopia, vi sono il Fronte di Salvezza Eritrea (FSE) e l’Organizzazione Democratica Red Sea Afar (RSADO). Nonostante la fine del conflitto - durante il quale sono morte quasi 80.000 persone -, il territorio conteso di Badme è tuttora sotto l’occupazione etiope e le aree di Tsorona e Zalambessa, al confine tra i due Paesi, sono ad alto rischio anche a causa della presenza di mine non disinnescate. Anche con Gibuti le relazioni sono molto tese: nel 2008 le truppe eritree hanno invaso l’area del Ras Doumeira, territorio strategico situato all’ingresso del Mar Rosso. Inoltre, la situazione è particolarmente pericolosa lungo il confine con il Sudan. Il rischio malaria è presente al di sotto dei 2.000 metri in tutto il Paese.