Guinea Bissau
Africa
Colonia portoghese dal 1879, Guinea Bissau vide nascere i primi movimenti per l’indipendenza a partire dalla metà del Novecento. Nel 1956 si costituì il PAIGC (Partito africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde) che, sotto la guida del leader Amilcar Cabral, condusse il Paese all’indipendenza nel 1973. Ucciso un anno dopo, gli succedette il fratello Luis Cabral, che rimase in carica fino al 1980 quando venne rovesciato da un golpe messo in atto dal generale Joao Bernardo Vieira che aprì il Paese all’iniziativa privata e agli aiuti dell’Occidente, e venne confermato alle prime elezioni libere del 1994. A seguito di un nuovo colpo di stato e dello scoppio della guerra civile, nel 1999 venne nominato presidente Koumba Yala, intellettuale e storico leader dell’opposizione, destituito nel 2003. L’ennesima rivolta riconsegnò il Paese a Vieira nel 2005, ucciso nel 2009 da un’ala ribelle dell’esercito per vendicare l’uccisione del generale Tagmé Na Waié. Gli succedette Malam Bacai Sanhá, la cui morte nel gennaio 2012 si è verificata in concomitanza con un ulteriore tentativo di golpe. Dopo il primo turno della tornata elettorale per le presidenziali del marzo 2012, un colpo di stato attuato dai militari il 12 aprile ha portato alla sospensione dell’attività istituzionale e alla nomina di un Consiglio nazionale di transizione, guidato da Mamadu Ture Kuruma.
Nonostante l’incremento della produzione agricola tra gli anni Ottanta e Novanta, ad oggi Guinea Bissau è uno dei venti Paesi più poveri al mondo e dipende fortemente dagli aiuti internazionali. L’inflazione si attesta attorno al 2,4%. L’agricoltura occupa gran parte della popolazione attiva (80%). La pesca è molto diffusa, anche se viene praticata ancora a livello artigianale, mentre il settore industriale, che occupa solo il 5% della forza lavoro, è per lo più limitato alla lavorazione dei prodotti agricoli e delle materie prime locali (oleifici, birrifici e segherie). Guinea Bissau è dotata di giacimenti di petrolio e fosfati, che però non vengono sfruttati a causa degli alti costi di estrazione. Grande rilievo hanno i depositi di bauxite di Boé. Il settore turistico potrebbe essere una buona fonte di reddito grazie sopratutto alle bellezze naturali delle isole Bijagós, ma è penalizzato dalla difficile situazione interna del Paese.
La presenza di gruppi armati legati al terrorismo regionale e transnazionale, soprattutto dopo il colpo di stato del 12 aprile 2012, rendono assolutamente sconsigliabile recarsi nel Paese. Inoltre, il fragile sistema politico e la debolezza del governo alimentano la corruzione e le attività illecite. In generale è opportuno evitare qualsiasi contatto con manifestazioni di protesta, cortei o massicci assembramenti di persone. Particolarmente a rischio risulta la zona di confine tra Guinea Bissau e Senegal ed è reale la minaccia di terrorismo transnazionale. Negli ultimi anni, i terroristi legati ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) hanno infatti utilizzato il Paese come base per la attività terroristiche nella regione.
Capitale: Bissau
Ordinamento: Repubblica
Superficie: 36.125 km²
Popolazione: 1.660.870
Religioni: islamica (50%), animista (40%)
Lingue: portoghese, creolo, altre
Moneta: franco (CFA)
PIL: 1.200 USD
Livello di criticità: Alto
Colonia portoghese dal 1879, Guinea Bissau vide nascere i primi movimenti per l’indipendenza a partire dalla metà del Novecento. Nel 1956 si costituì il PAIGC (Partito africano per l’indipendenza di Guinea e Capo Verde) che, sotto la guida del leader Amilcar Cabral, condusse il Paese all’indipendenza nel 1973. Ucciso un anno dopo, gli succedette il fratello Luis Cabral, che rimase in carica fino al 1980 quando venne rovesciato da un golpe messo in atto dal generale Joao Bernardo Vieira che aprì il Paese all’iniziativa privata e agli aiuti dell’Occidente, e venne confermato alle prime elezioni libere del 1994. A seguito di un nuovo colpo di stato e dello scoppio della guerra civile, nel 1999 venne nominato presidente Koumba Yala, intellettuale e storico leader dell’opposizione, destituito nel 2003. L’ennesima rivolta riconsegnò il Paese a Vieira nel 2005, ucciso nel 2009 da un’ala ribelle dell’esercito per vendicare l’uccisione del generale Tagmé Na Waié. Gli succedette Malam Bacai Sanhá, la cui morte nel gennaio 2012 si è verificata in concomitanza con un ulteriore tentativo di golpe. Dopo il primo turno della tornata elettorale per le presidenziali del marzo 2012, un colpo di stato attuato dai militari il 12 aprile ha portato alla sospensione dell’attività istituzionale e alla nomina di un Consiglio nazionale di transizione, guidato da Mamadu Ture Kuruma.
Nonostante l’incremento della produzione agricola tra gli anni Ottanta e Novanta, ad oggi Guinea Bissau è uno dei venti Paesi più poveri al mondo e dipende fortemente dagli aiuti internazionali. L’inflazione si attesta attorno al 2,4%. L’agricoltura occupa gran parte della popolazione attiva (80%). La pesca è molto diffusa, anche se viene praticata ancora a livello artigianale, mentre il settore industriale, che occupa solo il 5% della forza lavoro, è per lo più limitato alla lavorazione dei prodotti agricoli e delle materie prime locali (oleifici, birrifici e segherie). Guinea Bissau è dotata di giacimenti di petrolio e fosfati, che però non vengono sfruttati a causa degli alti costi di estrazione. Grande rilievo hanno i depositi di bauxite di Boé. Il settore turistico potrebbe essere una buona fonte di reddito grazie sopratutto alle bellezze naturali delle isole Bijagós, ma è penalizzato dalla difficile situazione interna del Paese.
La presenza di gruppi armati legati al terrorismo regionale e transnazionale, soprattutto dopo il colpo di stato del 12 aprile 2012, rendono assolutamente sconsigliabile recarsi nel Paese. Inoltre, il fragile sistema politico e la debolezza del governo alimentano la corruzione e le attività illecite. In generale è opportuno evitare qualsiasi contatto con manifestazioni di protesta, cortei o massicci assembramenti di persone. Particolarmente a rischio risulta la zona di confine tra Guinea Bissau e Senegal ed è reale la minaccia di terrorismo transnazionale. Negli ultimi anni, i terroristi legati ad Al Qaeda nel Maghreb Islamico (AQIM) hanno infatti utilizzato il Paese come base per la attività terroristiche nella regione.