Kenya

Africa
Colonia britannica fino al 1963, il Kenya è stato dominato per quasi quarant’anni dal Kenya African National Union (KANU), rappresentato da Jomo Kenyatta, primo presidente e icona della lotta di liberazione nazionale e, successivamente, Daniel Arap Moi, al potere dal 1978 al 2002. A questi succede Mwai Kibaki, esponente del Party of National Unity, rieletto nel 2007 a scapito di Jaramogi Oginga Odinga. La tornata elettorale causa scontri armati in molte aree del Paese fino al febbraio 2008, quando viene firmato un accordo tra Kibaki e Odinga grazie alla mediazione dell’ex segretario dell’ONU Kofi Annan. Successivamente, nell’agosto 2010, vengono effettuate rilevanti modifiche alla Costituzione, con l’istituzione della figura del Primo Ministro accanto a quella del Presidente della Repubblica, passaggio che permette ai due leader di guidare insieme il Paese. Viene inoltre creata una Corte Suprema per combattere il dilagante fenomeno della corruzione. Alle elezioni del marzo 2013 si afferma alla presidenza del Paese Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo, padre dell'indipendenza. Ma la transizione si preannuncia complessa per diverse questioni: oltre alla proteste che hanno preceduto le elezioni e le denunce di brogli elettorali, Kenyatta rappresenta una figura controversa perché accusato dall'Aja di crimini contro l'umanità per le stragi seguite alle elezioni del 2007.
L’economia del Kenya continua a dipendere dagli interessi di investitori stranieri. Ciò provoca un benessere per pochi, mentre oltre il 50% della popolazione vive sotto il livello di povertà (l'inflazione è al 10%). Le principali risorse del Paese sono l’agricoltura e il turismo. L’agricoltura commerciale, in calo da qualche decennio a causa delle prolungate siccità, delle inondazioni e della progressiva desertificazione, si basa principalmente sull’esportazione di caffè, tè e ananas. Altro prodotto d’esportazione è il piretro, la cui essenza è usata come insetticida. Bene l’allevamento del bestiame, mentre sono modesti i proventi derivati dalla pesca. Le piccole e medie imprese industriali sono quasi esclusivamente concentrate nella capitale Nairobi. Il Kenya non è particolarmente ricco di risorse minerarie ed energetiche. Grazie alla conservazione dell’habitat naturale (uno dei pochi casi fra i Paesi sottosviluppati), il turismo è in continua crescita. Le mete più visitate sono Nairobi, Mombasa e Malindi, mentre per i safari fotografici i parchi di Tsavo, Amboseli, Masai Mara Nakuru e Aberdare. I principali partner commerciali sono Uganda, Tanzania e Regno Unito.
Il Kenya presenta un elevato tasso di criminalità comune, soprattutto nelle maggiori città come la capitale Nairobi, Mombasa, Kisumu e Nakuru. Il terrorismo rappresenta un ulteriore elemento di rischio nel Paese. Le preoccupazioni maggiori si registrano al confine con la Somalia, dove si allarga l’azione dei militanti islamici radicali. Il gruppo più temuto è al-Shabaab, legato ad al-Qaeda, al cui proposito va segnalato l'attacco terroristico da esso condotto in un centro commerciale di Nairobi nel settembre 2013 che ha provocato oltre 70 vittime. Sul fronte interno, non va trascurata l’azione di destabilizzazione attuata dai Mungiki, setta religiosa di etnia kikuyu nata nel 1990 e bandita nel 2002 come organizzazione criminale, che opera soprattutto nell’area di Mathare, enorme baraccopoli situata alle porte di Nairobi. Inoltre, la parte settentrionale del Kenya, e le aree situate attorno alle città di Kitale, al confine con l’Uganda, e di Garissa, nella zona centro-orientale, vengono considerate particolarmente a rischio a causa di frequenti conflitti regionali e tribali, spesso legati a questioni di terra, bestiame e acqua. Nel Paese è in aumento esponenziale il numero dei trafficanti di avorio. La malaria è particolarmente diffusa nelle fasce costiere, nelle aree prossime al Lago Vittoria, al confine con Uganda e Tanzania, e nei grandi parchi nazionali, soprattutto durante la stagione delle piogge.
Capitale: Nairobi
Ordinamento: Rep. semipresidenziale
Superficie: 580.367 km²
Popolazione: 44.037.656
Religioni: protestante (45%), cattolica (33%)
Lingue: inglese, kiswahili e italiano
Moneta: scellino keniota (KES)
PIL: 1.800 USD
Livello di criticità: Alto
Colonia britannica fino al 1963, il Kenya è stato dominato per quasi quarant’anni dal Kenya African National Union (KANU), rappresentato da Jomo Kenyatta, primo presidente e icona della lotta di liberazione nazionale e, successivamente, Daniel Arap Moi, al potere dal 1978 al 2002. A questi succede Mwai Kibaki, esponente del Party of National Unity, rieletto nel 2007 a scapito di Jaramogi Oginga Odinga. La tornata elettorale causa scontri armati in molte aree del Paese fino al febbraio 2008, quando viene firmato un accordo tra Kibaki e Odinga grazie alla mediazione dell’ex segretario dell’ONU Kofi Annan. Successivamente, nell’agosto 2010, vengono effettuate rilevanti modifiche alla Costituzione, con l’istituzione della figura del Primo Ministro accanto a quella del Presidente della Repubblica, passaggio che permette ai due leader di guidare insieme il Paese. Viene inoltre creata una Corte Suprema per combattere il dilagante fenomeno della corruzione. Alle elezioni del marzo 2013 si afferma alla presidenza del Paese Uhuru Kenyatta, figlio di Jomo, padre dell'indipendenza. Ma la transizione si preannuncia complessa per diverse questioni: oltre alla proteste che hanno preceduto le elezioni e le denunce di brogli elettorali, Kenyatta rappresenta una figura controversa perché accusato dall'Aja di crimini contro l'umanità per le stragi seguite alle elezioni del 2007.
L’economia del Kenya continua a dipendere dagli interessi di investitori stranieri. Ciò provoca un benessere per pochi, mentre oltre il 50% della popolazione vive sotto il livello di povertà (l'inflazione è al 10%). Le principali risorse del Paese sono l’agricoltura e il turismo. L’agricoltura commerciale, in calo da qualche decennio a causa delle prolungate siccità, delle inondazioni e della progressiva desertificazione, si basa principalmente sull’esportazione di caffè, tè e ananas. Altro prodotto d’esportazione è il piretro, la cui essenza è usata come insetticida. Bene l’allevamento del bestiame, mentre sono modesti i proventi derivati dalla pesca. Le piccole e medie imprese industriali sono quasi esclusivamente concentrate nella capitale Nairobi. Il Kenya non è particolarmente ricco di risorse minerarie ed energetiche. Grazie alla conservazione dell’habitat naturale (uno dei pochi casi fra i Paesi sottosviluppati), il turismo è in continua crescita. Le mete più visitate sono Nairobi, Mombasa e Malindi, mentre per i safari fotografici i parchi di Tsavo, Amboseli, Masai Mara Nakuru e Aberdare. I principali partner commerciali sono Uganda, Tanzania e Regno Unito.
Il Kenya presenta un elevato tasso di criminalità comune, soprattutto nelle maggiori città come la capitale Nairobi, Mombasa, Kisumu e Nakuru. Il terrorismo rappresenta un ulteriore elemento di rischio nel Paese. Le preoccupazioni maggiori si registrano al confine con la Somalia, dove si allarga l’azione dei militanti islamici radicali. Il gruppo più temuto è al-Shabaab, legato ad al-Qaeda, al cui proposito va segnalato l'attacco terroristico da esso condotto in un centro commerciale di Nairobi nel settembre 2013 che ha provocato oltre 70 vittime. Sul fronte interno, non va trascurata l’azione di destabilizzazione attuata dai Mungiki, setta religiosa di etnia kikuyu nata nel 1990 e bandita nel 2002 come organizzazione criminale, che opera soprattutto nell’area di Mathare, enorme baraccopoli situata alle porte di Nairobi. Inoltre, la parte settentrionale del Kenya, e le aree situate attorno alle città di Kitale, al confine con l’Uganda, e di Garissa, nella zona centro-orientale, vengono considerate particolarmente a rischio a causa di frequenti conflitti regionali e tribali, spesso legati a questioni di terra, bestiame e acqua. Nel Paese è in aumento esponenziale il numero dei trafficanti di avorio. La malaria è particolarmente diffusa nelle fasce costiere, nelle aree prossime al Lago Vittoria, al confine con Uganda e Tanzania, e nei grandi parchi nazionali, soprattutto durante la stagione delle piogge.