Madagascar
Africa
L’isola, già conosciuta dai tempi di Marco Polo, fu meta delle popolazioni arabe (di cui mantiene ancora alcune caratteristiche) e successivamente rifugio di pirati. Ottenuta l’indipendenza dalla Francia il 26 giugno 1960, il Paese ha sperimentato una vita politica travagliata. Nel 1975 Didier Ratsiraka con un colpo di stato instaura un regime marxista. Dopo la caduta del muro di Berlino, una nuova Costituzione viene approvata nel 1992. L’anno successivo il principale rivale politico, Albert Zafy, vince le elezioni. Intanto il Paese continua ad attraversare una fase di profonda crisi economica e le condizioni della popolazione peggiorano. Le accuse reciproche di brogli elettorali tra Ratsiraka e il suo oppositore Marc Ravalomanana sfociano in volenza che porta il Paese sull’orlo della guerra civile, fino a che Ravalomanana con l’appoggio di USA e Francia non riesce a recuperare il controllo del territorio e costringe Ratsiraka all’esilio. Nel marzo 2009 un golpe militare porta al potere Andry Rajeolina che si pone a capo di un governo di transizione per nuove elezioni democratiche, i cui componenti però sono entrati in conflitto. I vari tentativi della comunità internazionale di mediare si sono rivelati fallimentari, ma nel luglio 2012 il comitato elettorale nazionale ha annunciato nuove elezioni entro il 2013.
Nonostante la presenza di giacimenti di zaffiri, smeraldi, grafite, cromo, oro, nickel, e ilmenite, l’economia del Madagascar è tra quelle con i più bassi livelli di crescita al mondo, fenomeno in parte dovuto alla tarda liberalizzazione e in parte al persistere dell’instabilità politica. L’agricoltura di sussistenza è il settore principale e rappresenta un terzo del PIL totale. Si coltivano riso, manioca, mais, patate, caffè, vaniglia, chiodi di garofano, pepe, cacao, cotone e zucchero di canna. La manifattura ha un ruolo limitato e fa riferimento principalmente al settore tessile e alla trasformazione dei prodotti agricoli. L’uso intensivo della legna come combustibile primario ha portato a una rapida deforestazione che, insieme all’uso intensivo dei pascoli, ha portato a una progressiva desertificazione. L’attuale crisi politica ha aggravato la situazione economica, con significative ripercussioni sugli investimenti e sul settore del turismo.
La situazione politica rimane critica. Il governo de facto non riconosciuto dalla comunità internazionale (che ha posto oltretutto un embargo economico sul Paese) non sembra in grado di condurre il Madagascar verso la normalizzazione e il pericolo di rivolte interne acuito dalle precarie condizioni economiche è alto. La situazione ha favorito anche un aumento della criminalità e scoraggiato gli investimenti stranieri. Il Paese è a rischio anche per la diffusione di malattie (malaria, febbre della Rift Valley, dengue, peste e chikungunya) e per criticità ambientali (cicloni tropicali che causano piogge torrenziali e alluvioni). Molte zone del Paese soffrono di carenze alimentari. I livelli di malnutrizione materna e infantile sono tra i più alti dell’Africa.
Capitale: Antananarivo
Ordinamento: Repubblica presidenziale
Superficie: 587.041 km²
Popolazione: 22.599.098
Religioni: culti locali (52%), cristiana (41%)
Lingue: malgascio, francese
Moneta: ariary (MGA)
PIL: 1.000 USD
Livello di criticità: Medio
L’isola, già conosciuta dai tempi di Marco Polo, fu meta delle popolazioni arabe (di cui mantiene ancora alcune caratteristiche) e successivamente rifugio di pirati. Ottenuta l’indipendenza dalla Francia il 26 giugno 1960, il Paese ha sperimentato una vita politica travagliata. Nel 1975 Didier Ratsiraka con un colpo di stato instaura un regime marxista. Dopo la caduta del muro di Berlino, una nuova Costituzione viene approvata nel 1992. L’anno successivo il principale rivale politico, Albert Zafy, vince le elezioni. Intanto il Paese continua ad attraversare una fase di profonda crisi economica e le condizioni della popolazione peggiorano. Le accuse reciproche di brogli elettorali tra Ratsiraka e il suo oppositore Marc Ravalomanana sfociano in volenza che porta il Paese sull’orlo della guerra civile, fino a che Ravalomanana con l’appoggio di USA e Francia non riesce a recuperare il controllo del territorio e costringe Ratsiraka all’esilio. Nel marzo 2009 un golpe militare porta al potere Andry Rajeolina che si pone a capo di un governo di transizione per nuove elezioni democratiche, i cui componenti però sono entrati in conflitto. I vari tentativi della comunità internazionale di mediare si sono rivelati fallimentari, ma nel luglio 2012 il comitato elettorale nazionale ha annunciato nuove elezioni entro il 2013.
Nonostante la presenza di giacimenti di zaffiri, smeraldi, grafite, cromo, oro, nickel, e ilmenite, l’economia del Madagascar è tra quelle con i più bassi livelli di crescita al mondo, fenomeno in parte dovuto alla tarda liberalizzazione e in parte al persistere dell’instabilità politica. L’agricoltura di sussistenza è il settore principale e rappresenta un terzo del PIL totale. Si coltivano riso, manioca, mais, patate, caffè, vaniglia, chiodi di garofano, pepe, cacao, cotone e zucchero di canna. La manifattura ha un ruolo limitato e fa riferimento principalmente al settore tessile e alla trasformazione dei prodotti agricoli. L’uso intensivo della legna come combustibile primario ha portato a una rapida deforestazione che, insieme all’uso intensivo dei pascoli, ha portato a una progressiva desertificazione. L’attuale crisi politica ha aggravato la situazione economica, con significative ripercussioni sugli investimenti e sul settore del turismo.
La situazione politica rimane critica. Il governo de facto non riconosciuto dalla comunità internazionale (che ha posto oltretutto un embargo economico sul Paese) non sembra in grado di condurre il Madagascar verso la normalizzazione e il pericolo di rivolte interne acuito dalle precarie condizioni economiche è alto. La situazione ha favorito anche un aumento della criminalità e scoraggiato gli investimenti stranieri. Il Paese è a rischio anche per la diffusione di malattie (malaria, febbre della Rift Valley, dengue, peste e chikungunya) e per criticità ambientali (cicloni tropicali che causano piogge torrenziali e alluvioni). Molte zone del Paese soffrono di carenze alimentari. I livelli di malnutrizione materna e infantile sono tra i più alti dell’Africa.