Dopo il caso dell’avvelenamento dell’ex agente dei servizi segreti di Mosca Sergei Skripal avvenuto il 4 marzo scorso a Salisbury, torna alta la tensione nella contea del Wiltshire, alle porte di Londra. Nella cittadina di Amesbury, a soli 13 km di distanza da Salisbury, il 4 luglio un uomo e una donna britannici di 45 e 44 anni sono stati ricoverati in condizioni gravissime dopo essere stati esposti a una sostanza chiamata Novichok, fabbricata in Unione Sovietica negli anni Ottanta, la stessa che era stata utilizzata per uccidere Skripal. Stefano Piazza, esperto di sicurezza e terrorismo e firma di Oltrefrontiera News, è stato intervistato sull’accaduto da ilsussidiario.net.
Il nuovo episodio di avvelenamento, secondo uno dei creatori del gas nervino usato in questo e nel precedente episodio, sarebbe motivato dalla dispersione nel territorio inglese, è un’ipotesi accettabile?
Direi che è un’ipotesi alquanto fantasiosa. È stato provato che il gas usato arrivò direttamente dalla Russia in una boccetta di profumo nascosta nella valigia della figlia dell’ex spia. È chiaro che per poter commentare con vera cognizione di causa bisogna essere un chimico, ma il buon senso è sufficiente per dire che è una dichiarazione poco realista, altrimenti ci sarebbero stati molti altri casi negli scorsi mesi. Mi sembra francamente improbabile.
Che idea si è fatto del nuovo episodio di avvelenamento?
Bisogna indagare a fondo, vedere che attività svolgessero le due nuove vittime, che rapporti avessero con i russi e con l’ambiente dello spionaggio. In Inghilterra di personaggi come Skripal ce ne sono tantissimi.
Al tempo del caso Skripal si era parlato di una faida, una vendetta, nell’ambiente dello spionaggio precedente la caduta dell’Unione Sovietica. Questa può essere una pista credibile?
Sicuramente la vicenda di Skripal affonda le radici nel passato, ci sono una serie di vicende, di fughe in occidente in particolare di russi che lavoravano per i servizi segreti ma non solo loro, i cui conti vengono regolati da anni. Il clima è molto pesante, anche se fino a questo nuovo episodio non se ne parlava più. Va ricordato che ci sono personaggi come Abramovic a cui il governo inglese ha tolto il permesso di soggiorno e che adesso, trasferitosi in Israele, è diventato l’uomo più ricco di quel paese. Sicuramente questo nuovo episodio non farà che peggiorare i rapporti tra Mosca e Londra che già sono ai minimi storici.
Può essere, come già si disse, che a Mosca ci siano personaggi che agiscono senza che Putin ne sia al corrente?
Ci sono diverse teorie, quella delle vendette trasversali tra le spie, c’è la pista della cosiddetta “Druzya”, un gruppo di vecchi amici di Putin, un largo gruppo di persone vicine al Cremlino che decidono come gesto di benevolenza verso Putin di sistemare conti in sospeso senza che lui neanche lo sappia. Resta il fatto che in Russia i giornalisti spariscono e muoiono, gli oppositori pure e gli ex agenti legati alla Russia hanno problemi con sostanze tossiche. Questo è il quadro.
Può essere che anche Londra tenga nascosta la verità?
Sicuramente tutti i servizi di intelligence nascondono qualcosa o raccontano quello che vogliono. Su questa vicenda è difficile capire cosa stia veramente accadendo; resta il fatto che questa sostanza usata per avvelenare delle persone è provato che giunge dalla Russia. Possiamo fare tutti i ragionamenti che vogliamo ma la pista punta a Mosca, non c’è da discutere. È molto strano che con il livello di antiterrorismo che c’è nel Regno Unito non si sia ancora trovata una traccia concreta da parte degli agenti inglesi.
Dopo la caduta del Muro di Berlino e con le nuove tecnologie veniamo a conoscenza di più cose, c’è da immaginarsi quanti casi analoghi come questo avvenissero prima del crollo dell’URSS senza che l’opinione pubblica ne fosse al corrente.
Moltissimi, chi ha buona memoria e capelli grigi si ricorda di tantissime di queste vicende in tutta Europa e anche in Italia, di persone morte misteriosamente e di tante altre delle quali non abbiamo saputo niente. Quanto sta accadendo è molto inquietante.
Redazione
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