«In Italia la minaccia [jihadista, ndr] rimane concreta ed attuale» si legge nella Relazione annuale sulla politica dell’informazione per la sicurezza, a cura del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), a proposito del terrorismo islamico. «Il nostro Paese è oggetto dell’attività propagandistica ostile di Daesh» e «continuano a essere presenti nel territorio soggetti radicalizzati». Il rischio del rientro dei foreign fighters in Italia ed Europa è considerato molto relativo dall’intelligence, poiché questi combattenti si sono «spostati in altri teatri» di guerra. Ragion per cui, l’attenzione dei servizi segreti è rivolta piuttosto al pericolo rappresentato dagli «estremisti homegrown […] mossi da motivazioni e spinte autonome o pilotati da ‘registi del terrore’». Secondo il DIS, inoltre, il nostro Paese è «esposto soprattutto ai riflessi delle fibrillazioni nel Mediterraneo allargato, da anni teatro di conflitti».

Non a caso, ampio spazio viene dato al tema delle migrazioni. Diminuiti gli sbarchi, tuttavia «la netta diminuzione dei flussi provenienti dalla Libia non può ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali e anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire a una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese».

Cambiano in ogni caso alcuni aspetti, che potrebbero essere indicativi di una nuova tendneza: «Rispetto agli arrivi dalla Libia, quelli originati dalla Tunisia e dall’Algeria presentano caratteri peculiari: sono entrambi essenzialmente autoctoni e prevedono sbarchi ‘occulti’, effettuati sottocosta per eludere la sorveglianza marittima aumentando con ciò, di fatto, la possibilità di infiltrazione di elementi criminali e terroristici» si legge nel rapporto. «Mentre diminuiscono gli sbarchi dalla Libia (-34% nel 2017 rispetto a 2016), sono in aumento però quelli di migranti partiti da Tunisia (+492%) e Algeria (+70%). La netta diminuzione dei flussi provenienti dalla Libia non può ancora dirsi indicativa di una definitiva inversione di tendenza. Ciò a causa della resilienza e della flessibilità dei network criminali e anche in ragione del permanere di profili di criticità che potrebbero contribuire a una ripresa delle partenze alla volta del nostro Paese».

 

Il terrorismo interno

 

Relativamente alla minaccia eversiva e all’attivismo estremista, il DIS segnala come «i circuiti anarco-insurrezionalisti si sono dimostrati determinati a rilanciare l’area sul piano operativo» mentre «l’estremismo di matrice marxista-leninista ha visto ambienti esigui e marginali impegnati a tramandare la memoria della stagione brigatista nella prospettiva di contribuire alla formazione di futuri militanti». Anche se «convergenze tra settori della sinistra antagonista ed area anarchica hanno concorso ad animare le proteste sul versante delle lotte ambientaliste».

Quanto all’eversione di destra, «un comune “cavallo di battaglia” si è rivelata la lotta alle politiche migratorie e al sistema di accoglienza e gestione dei migranti» e si registra «la nascita di nuove sigle, con presa soprattutto sui più giovani. Mobilitazioni contro la presenza extracomunitaria hanno caratterizzato anche le componenti più strutturate, attive pure sui temi sociali e nei collegamenti internazionali, cui non mancano connessioni con agguerriti network d’ispi- razione neonazista».

La cyber security, nelle sue varie declinazioni, si conferma un settore centrale per l’intelligence, che indica come la minaccia più significativa «lo spionaggio digitale, appannaggio quasi esclusivo di attori strutturati, che hanno colpito target critici per sottrarre loro know-how pregiato ed informazioni sensibili da impiegare in sede di negoziazione di accordi di natura politico-strategica».

Infine, va segnalato che relativamente alla criminalità organizzatala, la relazione del DIS da un lato sottolinea la diminuita pericolosità della Camorra, falcidiata da «un’estrema volatilità degli assetti interni e delle relazioni interclaniche» e colpita «dalle numerose ed incisive operazioni di polizia giudiziaria». Dall’altro, si mantengono stabili le minacce di Cosa Nostre e ‘Ndrangheta.

 

Il perché della relazione dei servizi segreti

Scrive il DIS che la riforma del Sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica (SISR), introdotta dalla legge 124 del 3 agosto 2007, prevede che il Governo riferisca ogni anno al Parlamento, con una Relazione non classificata, sulla politica dell’informazione per la sicurezza e sui risultati ottenuti nel corso dell’anno precedente.

In coerenza con l’attribuzione al Comparto intelligence di nuove specifiche competenze in materia cyber, dal 2014 è allegato alla Relazione annuale il Documento di Sicurezza Nazionale, concernente le attività relative alla protezione delle infrastrutture critiche materiali e immateriali nonché alla protezione cibernetica e alla sicurezza informatica.

La Relazione relativa all’anno 2017  è costituita da cinque blocchi:

  1. una premessa che delinea le maggiori sfide con cui l’intelligence è stata chiamata a confrontarsi nello svolgimento della propria missione di tutela della sicurezza nazionale;
  2. una scheda sui 10 anni di Relazione annuale, in cui si marca la ricorrenza del decennale della riforma del Comparto, e che fa della presente Relazione, oltre che la sede per riferire al Parlamento, un’occasione per svolgere una riflessione sul passato recente e sul futuro prossimo dell’intelligence italiana;
  3. gli highlights, una lente di ingrandimento sui principali risultati info-valutativi;
  4. un corpo centrale, quest’anno articolato in cinque capitoli, rispettivamente dedicati al “terrorismo jihadista”, alle “crisi regionali e attori globali”, al “fenomeno migratorio”, alle “minacce al Sistema Paese”, e, infine, alla “minaccia eversiva e l’attivismo estremista”;
  5. il Documento di Sicurezza Nazionale, dedicato alle dinamiche che hanno interessato l’architettura di sicurezza cibernetica del nostro Paese e volto a fornire una fotografia della minaccia cyber in Italia.

La prima Relazione annuale è stata pubblicata nel 2007. Quella “2017” è la undicesima edizione. Si presenta con una nuova veste editoriale, graficamente più attuale, pensata per consentire una migliore diffusione dei contenuti, e valorizzare le nuove infografiche e la cartografia geo-tematica e geo-politica.

La Relazione annuale è stata presentata dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Direttore generale del DIS, alla presenza dei Vertici del Dis, dei Direttori delle due Agenzie (AISE e AISI), dei Ministri del Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica (CISR), dei componenti del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR) e degli organi di stampa.