«Ci sono stati indubbiamente dei momenti in cui Putin deve aver avuto qualche apprensione. Ma mi sembra che l’opinione pubblica russa sia ancora dalla sua parte». A differenza di molti altri analisti e commentatori, Sergio Romano è convinto che l’epilogo della lunga stagione di Vladimir Putin alla guida del Cremlino sia ancora lontano. Un pronostico di un certo peso, perché fatto da un diplomatico che in passato è stato ambasciatore dell’Italia alla Nato e, successivamente, a Mosca, e che alla Russia ha dedicato nel 2020 il suo ennesimo libro, Processo alla Russia (Longanesi).
Professor Romano, dunque le proteste a sostegno di Aleksej Navalny, unico vero oppositore di Putin, stanno «illudendo» l’Occidente? Sbagliamo nella nostra analisi perché, come dice lei nel suo ultimo libro, continuiamo a guardare a questo Paese come a qualcosa di irrimediabilmente «estraneo» rispetto alla nostra civiltà?
L’America di Joe Biden punterà ad allargare questa distanza storica tra l’Occidente e la Russia? Il fatto che il presidente degli Usa abbia risposto di sì alla domanda se Putin sia un «assassino», va interpretato in questa prospettiva?
Poco dopo quell’affermazione Biden ha in re- altà riparato dicendosi disponibile a un incontro con Putin. Nei confronti dei russi Biden ha dei pregiudizi, che sono suoi e che appartengono alla società e al Paese che rappresenta. Ma è anche un uomo politico concreto e pragmatico, per cui il riavvicinamento con Putin ci sarà così come c’è stato in passato, persino nell’epoca della Guerra fredda all’epoca di Nikita Krusciov e di Michail Gorbačëv. La politica ha le sue regole e le sue esigenze. Non dovremo sorprenderci se Putin e Biden tra qualche tempo finiranno con lo stringersi cordialmente la mano.
Un’angolazione interessante da cui osservare il rapporto tra Mosca e l’Occidente arriva da un altro suo recente libro, L’epidemia sovranista (Longanesi, 2019). Perché l’Europa, e l’Italia, rimangono attratte dalla Russia di Putin?
Noi siamo attratti dalla Russia perché abbiamo sempre avuto rapporti economici molto positivi e cordiali con questo Paese. I rapporti politici hanno avuto alti e bassi, mentre quelli economici sono sempre stati positivi. Già dal primo piano quinquennale di Stalin l’Italia era stata contemplata nel piano di ammodernamento industriale della Russia. A ciò va aggiunta una certa cordialità tra i due popoli. Ricordo i prigionieri italiani in Russia durante la Seconda guerra mondiale. Una volta tornati a casa, dicevano sì di aver sofferto ma raccontavano tutti del calore con cui erano stati accolti nei villaggi russi. Dunque, il rapporto italo-russo è sempre stato pieno di contraddizioni ma anche di episodi positivi. Detto ciò, il sovranismo mi sembra un po’ in declino rispetto a uno o due anni fa. Le esperienze di governo fatte sono state sotto le aspettative. Molti sono rimasti delusi e si sono ricreduti.
Prevede per Putin ancora molti anni al governo?
Non siamo noi che possiamo cacciare Putin dal potere. Possono farlo i suoi connazionali in vari modi. Vedo però che la popolarità di Navalny sta in qualche modo andando in declino, non credo che stia conquistando simpatie lungo la strada. Oserei dire che questa battaglia Putin se non l’ha tutta interamente vinta adesso, finirà comunque per vincerla.
Tratto da Babilon 4
Tramonto Russo

Rocco Bellantone
Caporedattore di Babilon, giornalista professionista, classe 1983. Collabora con le riviste Nigrizia e La Nuova Ecologia di Legambiente. Si occupa di Africa, immigrazione e ambiente.
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