Il 23 aprile il tribunale penale di Bruxelles ha giudicato Salah Abdeslam colpevole per la sparatoria di Forest del 15 marzo 2016 durante una perquisizione della polizia. All’epoca un terrorista venne ucciso e quattro furono i poliziotti rimasti feriti. Abdeslam, unico superstite della strage di Parigi del novembre 2015, venne poi arrestato il 18 marzo nel quartiere di Molenbeek, diventato “famoso” a causa dell’altissimo numero di musulmani radicalizzati che vi risiedono.
Per Abdeslam e per il suo complice Sofien Ayari il tribunale belga ha stabilito una pena detentiva di 20 anni di carcere per «tentato omicidio e possesso illegale di armi». Nessuno dei due imputati era presente in aula, ma la loro assenza era stata già annunciata nel febbraio scorso dallo stesso Abdeslam con queste parole: «Quello che constato è che i musulmani sono trattati nel peggiore dei modi, non c’è presunzione d’innocenza. Non ho paura di voi né dei vostri alleati, io ho fiducia in Allah». Ribadendo di non voler rispondere alle domande dei giudici, Abdeslam aveva poi aggiunto: «il mio silenzio non fa di me né un criminale né un colpevole, è la mia difesa».
Salah Abdeslam è nato nel 1989 a Bruxelles da una coppia di immigrati marocchini con cittadinanza francese che hanno sempre vissuto a Molenbeek, quartiere a ovest del centro di Bruxelles, dove è storicamente presente un grande numero di immigrati provenienti dal Nord Africa e dai Paesi arabi.
La storia di Salah Abdeslam
Due dei figli maschi degli Abdeslam, Salah e Brahim (morto da kamikaze la notte della strage di Parigi), hanno scelto fin da ragazzi la strada della criminalità. Nel 2000 finiscono sotto processo per traffico di stupefacenti. Nel 2010 Salah viene nuovamente arrestato per «furto con scasso e traffico di droga». Uscito dal carcere, rincomincia a frequentare un amico di vecchia data con cui era cresciuto nel quartiere di Molenbeek. Si tratta di Abdelhamid Abaaoud, alias Omar al-Baljiki, la mente degli attacchi di Parigi morto in uno scontro a fuoco con la polizia il 18 Novembre del 2015. Grazie alla ritrovata amicizia con Abdelhamid Abaaoud, Salah si vota totalmente alla causa jihadista insieme al fratello Brahim. I due smettono di bere e di fumare marijuana e iniziano ad andare in moschea, trasformandosi così da criminali comuni in ferventi credenti musulmani senza però avere alcuna conoscenza dei testi sacri dell’Islam. Nonostante questa evidente svolta, nessuno nel quartiere li prende sul serio. Un residente di Molenbeek li descrive così alla stampa dopo la strage di Parigi: «tutti noi li consideravamo due piccoli bulletti di quartiere e piccoli spacciatori. Mai avremmo immaginato cosa stavano per fare».
Nel 2013 Abdeslam aderisce all’ISIS e, probabilmente passando per l’Italia, raggiunge la Siria dove si addestra come terrorista. Il resto, purtroppo, è una storia tragicamente nota con il giovane che prende parte al commando autore della mattanza di Parigi, preferendo però la fuga al martirio.
Il Salah Abdeslam che si è presentato davanti ai giudici di Bruxelles è profondamente cambiato da allora, anche nell’aspetto. Del ragazzo un po’ impaurito al momento dell’arresto non è rimasto più nulla. Oggi Salah Abdeslam porta la barba lunga incolta come i salafiti e veste come un fondamentalista islamico. Non comunica con nessuno e passa il suo tempo a leggere il Corano, l’unico libro che ha chiesto arrivato nel carcere di massima sicurezza alle porte di Parigi dove passerà quasi certamente il resto della sua vita (non è ancora iniziato il processo per i fatti di Parigi).
Della sua radicalizzazione avvenuta in carcere aveva parlato il suo ex avvocato belga Sven Mary, che prima di rinunciare alla sua difesa aveva avvisato i giudici della sua svolta religiosa. I giudici del tribunale di Bruxelles nel condannarlo a 20 anni di carcere hanno riscontrato in lui «un completo disprezzo per la vita altrui». Tutto il resto continua a essere un mistero chiuso nella testa di questo jihadista, e c’è da credere che Abdeslam non farà nulla per chiarire il ruolo che ha avuto nella strage di Parigi.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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