Non si ferma il progetto di “islamizzazione” delle città europee che ha per principali protagonisti Arabia Saudita, Qatar e Turchia. Le tre potenze sunnite stanno infatti effettuando ingenti investimenti per la realizzazione di nuove moschee e per la ristrutturazione di quelle esistenti in Francia, Germania, Spagna, Italia, Belgio e nei Paesi del Nord Europa.
In Francia, a Strasburgo, sono iniziati lavori di rifacimento della moschea “Eyüp Sultan”. La moschea, situata nel quartiere di Meinau, è stata ristrutturata dall’architetto turco Muharrem Hilmi Senlap che punta a preservarne in modo perfetto lo stile ottomano.
Il progetto della Grande Moschea Turca
Conosciuta anche come la “Grande Moschea Turca”, “Eyüp Sultan” ha 28 tra cupole e minareti alti fino a 44 metri. Alla fine dei lavori avrà una superfice di 10.000 metri quadri divisi tra uno spazio di preghiera che ospiterà 3.000 fedeli, diverse sale per conferenze, una scuola, una biblioteca, un’area per gli insegnanti, un ristorante halal e alcune boutique dove si potranno acquistare vestiti islamici. Ci sarà anche un parcheggio per 600 auto e 260 biciclette.
All’inaugurazione organizzata lo scorso 15 ottobre per l’inizio dei lavori c’erano centinaia di persone tra cui molti politici locali, come il sindaco di Strasburgo Roland Ries, il prefetto del Basso Reno Jean-Luc Marx, i rappresentanti del Consiglio francese del culto musulmano (CFCM) e vari rappresentanti delle altre confessioni religiose. Alla cerimonia ha preso parte anche il vice primo ministro turco Bekir Bozdag, rappresentanti politici della Bosnia-Herzegovina e gli ambasciatori della Turchia e dell’Arabia Saudita in Francia.
Da una stima iniziale di 17 milioni di euro, il costo dei lavori dovrebbe alla fine lievitare a circa 32 milioni. Alle spese parteciperà anche il commune di Strasburgo con un contributo di 1,2 milioni di euro. Un investimento effettuato nella convizione che «la moschea contribuirà alla diversità religiosa, architettonica e culturale di Strasburgo».
Il piano di Milli Görüş
Ma i veri finanziamenti arrivano dalla Turchia, in particolare dall’associazione islamica Milli Görüş, fondata negli anni Settanta dal politico islamista turco Necmettin Erbakan. Deceduto nel 2011, Erbakan è stato primo ministro tra il 28 giugno 1996 e il 30 giugno 1997 con il partito Milli Nizam Partisi (Partito dell’Ordine Nazionale) e tre volte vice ministro tra il 1974 e il 1978 con il partito Milli Selamet Partisi (Partito di Salvezza Nazionale). Sul continente europeo Erbakan aveva le idee molto chiare e in vita sua non ne ha mai fatto mistero: «Gli europei sono malati, daremo loro il farmaco giusto. Tutta l’Europa diventerà islamica. Conquisteremo Roma», disse in una delle sue uscite più famose.
I membri di Milli Görüş in Europa sono circa 87.000, ma i suoi sostenitori sono molti di più, almeno 500.000. Il movimento controlla in Europa 514 moschee, 313 sale di preghiera e diverse scuole coraniche. Solo in Germania circa 70.000 ragazzi studiano i testi del Corano durante i corsi curati dagli insegnanti dell’organizzazione che in questo Paese, in particolare, è in continua ascesa. Sempre in Germania almeno 20.000 giovani di origine turca trascorrono le vacanze estive nei campus della filiale tedesca di Milli Görüş IGMG (Islamischen Gemeinde Milli Görüs). Ogni partecipante paga un totale di 350 euro per l’alloggio, i pasti e le escursioni, il resto è a carico dell’organizazzione. L’IGMG organizza anche grandi eventi come “le giornate delle porte aperte” nelle moschee o concorsi di citazioni dal Corano.
Anche in Francia il movimento vuole crescere e per questo motivo ogni anno apre nuove moschee, restaura quelle fatiscenti, organizza iniziative in collaborazione con i Fratelli Mussulmani, movimento con cui ci sono storicamente forti affinità. Oltre che a Strasburgo, in Alsazia Milli Görüş è presente anche ad Haguenau, Metz, Neufchâteau, Morhange, Saint-Avold e Saverne Niederhaslach. L’obiettivo è partire da qui per replicare in Francia i numeri raggiunti in Germania, tenere a bada la “concorrenza” di Arabia Saudita e Qatar e, in un futuro, puntare al radicamento in nuovi Paesi europei, dove la presenza di cittadini turchi è già forte: Regno Unito, Paesi Bassi, Austria, Danimarca, Svezia, Norvegia, Belgio, Svizzera e, ovviamente, anche l’Italia.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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