Su Babilon Magazine l’intervento di Mirko Mussetti, analista di geopolitica, autore de “La rosa geopolitica. Economia, strategia e cultura nelle relazioni internazionali (Paesi Edizioni), un libro che permette di comprendere e prevedere i mutamenti regionali e globali causati dal conflitto russo-ucraino

Con il conflitto russo-ucraino si prospetta un Mar Nero ancor più Áxeinos, inospitale? 

Indubbiamente. Il Mar Nero è un bacino semichiuso sul quale incidono culture differenti e interessi contrastanti in termini economici, strategici e culturali. La strategia russa è quella di controllare l’intera costa nord del Mar Nero, che è l’unica via per collegarsi alle rotte cindoterranee. L’interesse russo è quello di monopolizzare il Mar Nero rendendolo un lago russo. L’importanza di questo mare per la Russia è stata chiara fin dal primo giorno del conflitto, quando l’esercito di Mosca ha occupato l’isola dei Serpenti, isolando così il porto di Odessa e per tenere sotto controllo la base Nato vicino Costanza, in Romania.

Qualora la geografia politica degli Stati che affacciano sul Mar Nero dovesse mutare alla fine del conflitto, quali sono gli scenari più probabili, in termini di aumento dell’influenza di una potenza rispetto all’altra sul mare? 

Un punto di conflittualità futura si avrà quando verranno ridisegnate le zone economiche esclusive. Conquistare Odessa significherebbe controllare la gran parte del quadrante nord-occidentale del Mar Nero, con importanti giacimenti energetici. Per gli Stati Uniti invece il Mar Nero è un cul de sac acquatico, non porta da nessuna parte. Infatti gli investimenti americani si concentrano nel Mar Egeo (porto di Alessandropoli). Nel Mar Nero gli Usa ci entrano solo per rassicurare i Paesi rivieraschi della Nato (Romania e Bulgaria). L’anno scorso ritenevamo impossibile una guerra. Siamo passati dall’improbabilità della guerra all’improbabilità della pace.

C’è un punto raggiunto il quale la Russia potrà dirsi «soddisfatta» del proprio intervento militare in Ucraina?

La Russia non può accontentarsi del semplice riconoscimento della Crimea e del Donbass. L’obiettivo primario per Mosca è la smilitarizzazione totale dell’Ucraina, oltre a una promessa scritta che non avrà mai sul proprio suolo delle basi Nato. Pretenderà il controllo totale della costa nord del Mar Nero. L’unica parte dell’Ucraina che non ricade nelle attenzioni di Mosca è l’Ucraina Occidentale: Galizia, Bucovina settentrionale e Transcarpazia.

L’accesso ai mari caldi è uno dei leitmotiv della Geopolitica di Mosca. Si può rintracciare un periodo storico in cui la presenza russa è stata preponderante sul Mar Nero? 

La presenza russa nel Mar Nero è preponderante da secoli. Russia e Turchia, che sono nemici storici, hanno combattuto più di una dozzina di volte. Certamente questa presenza è ridiventata effettiva quando si è impossessata della Crimea che è una vera e propria piattaforma nel Mar Nero. La centralità di questa penisola permette di intrappolare negli angoli del mare le flotte avversarie. La presenza russa è preponderante almeno dal Settecento, dai tempi del generale Alexander Suvorov, che aveva identificato proprio in Transnistria, nel fiume Dnestr, il limes concettuale del mondo russo. Da questo punto si era sufficientemente vicini agli Imperi centrali dell’Europa ma anche sufficientemente lontani dalle instabilità balcaniche e non troppo vicini all’Impero Ottomano.

In una prospettiva futura in cui si fronteggerebbero Cina (potenza emergente) e Stati Uniti (potenza conservatrice), la Russia si è autorappresentata come la scimmia del proverbio cinese che saggiamente se ne sta in disparte mentre le due tigri a valle si scannano. Ora che lo sguardo della Russia è diretto giocoforza a Oriente, potrà valere ancora questa autorappresentazione? 

Per la Cina vale il proverbio “tra i due litiganti il terzo gode”. In questa guerra la Russia si sta logorando; gli Stati Uniti avranno serie difficoltà sul piano economico. A guadagnarci in termini assoluti e la Cina. Le sanzioni danneggeranno l’Occidente, in particolar modo l’Europa, come un boomerang, in quanto è dipendente dalla Russia non solo dal punto di vista energetico ma anche alimentare. Nei prossimi mesi ci sarà una crisi alimentare a livello globale. La Cina aveva già fatto le scorte nei mesi scorsi, aveva già intuito qualcosa. Escludendo intere porzioni di globo dal proprio sistema finanziario, si creeranno nuovi poli geoeconomici. L’Impero a stelle e strisce si ritroverà a utilizzare piattaforme altrui. Ciò è un dramma per un Impero che si fonda sul controllo delle piattaforme, che si tratti di Internet, e-commerce, geolocalizzazione, social network. In un sistema di libero mercato può esserci solo un arbitro globale, era così anche ai tempi dell’antica Roma. Nel momento in cui sono tagliate fuori porzioni di globo dal proprio sistema, si vengono a creare più arbitri, e quindi si entra in un regime mercantilista. Il mercantilismo è tipico di un sistema multipolare.

Dobbiamo aspettarci la trasformazione del sistema internazionale in senso tripolare o una sorta di neobipolarismo?

Tendiamo al tripolarismo, il sistema più instabile possibile. I triumvirati antichi non duravano mai a lungo. Questo perché due soggetti si uniscono per far fuori il terzo, ed è questo l’elemento più delicato della situazione che si sta venendo a creare. Cina e Russia potrebbero allearsi per logorare gli Stati Uniti, a vantaggio primario della Cina e a svantaggio relativo della Russia che tra i tre attori è quello più debole. Tuttavia rimane la prima potenza nucleare del globo oltre al fatto che controlla gran parte delle materie prime nel mondo. Ricordiamoci che la prima voce del bilancio russo sono i cereali e non gli idrocarburi.

Foto in apertura Navalnews.com