Questa mattina Il ministro dell’Interno di Parigi Christophe Castaner ha dichiarato ai media francesi «di non avere dubbi sul fatto che l’uomo attualmente in stato di fermo a Lione sia il responsabile dell’attentato di venerdi scorso». La bomba, nascosta in un cartone, ha provocato il ferimento di 13 persone nel centro storico di Lione. Ferite non proprio lievi, ben 11 dei 13 feriti sono stati operati per estrarre le schegge, i bulloni e i chiodi con quali sono stati colpiti.
Forse, però, l’attentore non aveva le capacità di altri suoi predecessori e non è stato in grado di assemblare un ordigno letale. Di sicuro c’era la volontà di uccidere e di ferire, visti i chiodi e i bulloni dell’ordigno. L’uomo, attualmente incarcerato, è stato identificato come Mohamed Hichem M, 24 anni, nato a Oran (Algeria) e trasferitosi per motivi di studio in Francia nel 2017. Il 24 enne algerino fino ad oggi era sconosciuto alle forze dell’ordine francesi. Il ragazzo, che porta la lunga barba dei salafiti, ha detto agli inquirenti di occuparsi di “sviluppare interfacce web”. Tuttavia, quanto trovato a casa sua, molte batterie al litio, diversi litri di acqua ossigenata e dell’acetone, lasciano ben pochi subbi sui suoi reali interessi. Insieme a lui sono stati fermati il padre, il fratello minore e la madre, mentre la sorella è stata ascoltata solo come testimone e non è indagata. Secondo la polizia scientifica e gli artificieri, il pacco bomba artigianale che conteneva anche una piccolissima parte di perossido di acetone (TATP) sarebbe stato attivato a distanza con un telefono ritrovato proprio nella casa di Mohamed Hichem M.
Allo stato attuale, non ci sono né ammissioni da parte del giovane né da parte dei familiari. L’unica persona a parlare di lui è stata un’amica che al quotidinao Le Parisien ha dichiarato: «Hichem è come un fratello. Non è mai stato violento, tutti lo amano qui. È un musulmano, recita le preghiere e rispetta il Ramadan, ma non è affatto estremista. Nel suo caso se parliamo di religione, è solo per il profeta o per i versetti del Corano, ma non per lo Stato islamico. La Siria non era un suo problema, ma quello di Bashar al-Assad e del suo popolo. Le sue uniche passioni sono il bodybuilding e l’informatica. È bravo a creare siti Web e materiale didattico. Anche se avesse avuto le capacità per fabbricare una bomba, non avrebbe mai fatto del male a nessuno».
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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