Le potenzialità del Ceta nell'economia Post-Covid-19

Il Comprehensive Economic and Trade Agreement o Ceta è un trattato concluso tra Canada e Unione Europea negoziato nell’arco di 5 anni, tra il 2009 e il 2014. Rientra tra quegli accordi internazionali che includono materie di competenza concorrente dell’UE e degli Stati membri e materie rientranti nel settore di competenza esclusiva degli Stati Membri. Il Ceta rappresenta un’importante opportunità commerciale e di network per le imprese europee e per quelle italiane che vogliono aprirsi ai mercati atlantici, al Canada e al mondo del Commonwealth.

L’accordo nasce come frutto dello studio condotto dalla Commissione Europea e dal Governo Canadese dal titolo “Assessing the Costs and Benefits of a Closer EU-Canada Economic Partnership” risalente all’ottobre 2008 e commissionato durante il Summit annuale dei leader tenutosi a Berlino il 4 giugno 2007.

Un importante dibattito online sulla tematica si è svolto grazie alla collaborazione del quotidiano economico finanziario Money.it con Euromed International Trade, attraverso la presentazione del volume di Sergio Passariello, intitolato “Ceta: valorizzare export e tutela del Made in Italy“(scaricabile gratuitamente dal sito web di Euromed International Trade), pubblicato grazie ai contributi scientifici dei ricercatori Francesco Barbera e Arianna Crea. Tra i relatori presenti al dibattito, moderato dal giornalista Fabio Frabetti, anche Giulio Terzi, Ambasciatore e già Ministro degli Esteri, Davide Giacalone, Vice presidente della Fondazione Luigi Einaudi.

I vari interventi sono stati molto chiari nell’identificare i vantaggi del Ceta. L’accordo offre alle aziende canadesi ed europee di partecipare alle reciproche gare d’appalto pubblico e permette ad entrambe di riconoscere diversi impieghi professionali. Dal punto di vista dell’UE, il Ceta tutela i prodotti tipici, si pensi soltanto al Made in Italy, vietando al Canada di imitare 140 specialità europee. Con esso i dazi tra le due economie vengono ridotti del 98%. L’obiettivo del trattato è sempre stato quello di combattere la contraffazione garantendo una maggiore cooperazione commerciale tra i due blocchi. “Le critiche al Ceta non sono mai mancate ma spesso si tratta di fake news“, hanno subito ribadito Passariello e Barbera.

Tra gli argomenti maggiormente oggetto di critiche all’interno del Ceta, vi è la sicurezza alimentare e il potenziale rischio di abbassamento degli standard qualitativi e alimentari dei paesi dell’Unione Europea. È stato ampiamente discusso, infatti, l’eventuale ingresso negli Stati Membri di merci canadesi potenzialmente dannose o, comunque, con standard qualitativi sensibilmente inferiori rispetto a quelli europei. Tuttavia, alla luce del Capo 5 del Ceta, relativo alle “misure sanitarie e fitosanitarie”, si applicano le definizioni contenute negli accordi dell’Organizzazione della World Trade. I relatori hanno ribadito che la responsabilità del controllo della conformità delle importazioni canadesi alle condizioni di importazione stabilite dell’Unione Europea sono chiare.

Risulta quindi evidente che nessun prodotto può essere introdotto nel mercato europeo, e di conseguenza in quello italiano, senza la garanzia del rispetto dei requisiti sanitari e fitosanitari sanciti dalle normative europee e nazionali. Considerazioni confermate anche da Davide Giacalone che ha ricordato l’importanza per le nostre imprese di aprirsi ai mercati e di «combattere le misure protezioniste e non liberali che nel nostro Paese, per una sorta di inefficace uguaglianza morale, sono sempre pronte ad emergere nel corso dei vari governi. La vera sfida per le imprese agricole italiane ed europee è quella di riuscire a valorizzare i propri prodotti al di fuori dei mercati nazionali, attraverso meritocrazia e nuove figure professionali che possano far leva sulla qualità mondialmente riconosciuta ai prodotti made in Italy». I relatori hanno ricordato che nonostante il dibattito pubblico sul Ceta sia legato all’agroalimentare, innumerevoli opportunità vengono dagli altri settori produttivi.

Il Ceta permetterebbe alla nostra economia di potersi sviluppare orizzontalmente in nuovi settori. Tale sviluppo, che verrebbe favorito dall’apertura ai mercati stranieri dei prodotti e dei servizi italiani, risulta legato a doppio filo all’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese e alla formazione di figure professionali a sostegno degli imprenditori italiani, che possano supportarli nell’espansione del proprio mercato di riferimento. Il Ceta pone le basi normative per un settore spesso sottovalutato ma che rappresenta un terreno fertile per prospettive di business: gli appalti pubblici. L’accordo offre alle aziende dei paesi dell’Unione Europea le stesse condizioni di accesso al mercato degli appalti pubblici canadesi. Le norme previste dal Ceta, favoriscono lo sviluppo di questo settore in quanto non solo si prevede la partecipazione diretta di aziende europee alle gare d’appalto e ai bandi che assegnano appalti pubblici, ma permette ai settori collaterali, forniture di attrezzature, trasporti su strada ferrata, apparecchiature per la generazione di energia, sia tradizionale che da fonti rinnovabili, di poter crescere nel mercato internazionale.

A ciò va aggiunto il settore della ricerca scientifica, della cooperazione farmaceutica e del mondo legato alla tutela del benessere e della salute. Considerazioni che hanno soffermato l’attenzione dell’Ambasciatore Giulio Terzi che, con forza, ha ribadito:

Le potenzialità dell’ Accordo con il Canada si accrescono esponenzialmente in un’economia Post-Covid19, nella quale si gioca il futuro dell’ economia di mercato e, in fin dei conti, della credibilità e della capacità di attrazione del modello liberale occidentale. Si tratta di questione che riguarda direttamente il nostro Paese, dove serpeggiano inconcepibili miraggi sulla Cina e sul suo atteggiamento generoso e benevolente verso l’Italia, a condizione che ci sottomettiamo in tutto e per tutto ai suoi desiderata. La crisi evidenziatasi in Europa e in America nella disponibilità di attrezzature, dispositivi, medicinali essenziali per affrontare la crisi, ha allarmato molti paesi. Si è potuto toccare con mano quanto sistematici e strutturali siano stati gli obiettivi perseguiti da Pechino per acquisire una posizione dominante nella catena produttiva di alcuni comparti del settore salute device, principi attivi, ventilatori e mascherine ad esempio, oltre, che in altre filiere ad alta tecnologia quali terre rare, semiconduttori, Ict“.

L’Ambasciatore Giulio Terzi ha anche ricordato che una settore importante della cooperazione internazionale potrebbe incentrarsi proprio sulla farmaceutica e sul benessere della salute.:

Le parti del Ceta rispettano il protocollo sulla reciproca accettazione dei risultati della valutazione della conformità e il protocollo sul riconoscimento reciproco del programma per il rispetto e l’esecuzione delle buone prassi di fabbricazione dei prodotti farmaceutici. In base all’accordo Ceta vengono eliminati tutti i dazi sui Prodotti Farmaceutici e questo comprende anche dazi doganali canadesi con punte fino al 6,5%. Il protocollo sul riconoscimento reciproco delle buone pratiche di fabbricazione (Good Manufacturing Practices) renderà più facile il commercio nel settore farmaceutico, consentendo alle Autorità canadesi di accettare i certificati di conformità GMP rilasciati dalle autorità Italiane. Per il comparto della Ricerca l’articolo 25.5 è dedicato a Cooperazione rafforzata nell’ambito della scienza, della tecnologia, della ricerca e dell’innovazione.

Il futuro dell’economia italiana, nonché dell’Unione Europea e dei maggiori stati economicamente avanzati, risiede negli accordi internazionali. In particolare, nel contesto dei rapporti bilaterali tra potenze, il Ceta rappresenta sicuramente un’occasione di crescita per l’economia europea e, di conseguenza, per l’economia italiana. Accordi con paesi che rispettano i diritti fondamentali e le regole della democrazia potrebbero innescare opportunità importanti anche di rinascita sociale. Opportunità che meritano attenzione innanzitutto dalla comunità imprenditoriale che ancora oggi non conosce approfonditamente il Ceta e le opportunità da poter sviluppare con il Canada.