Il noto predicatore salafita Bilal Gümüs, è stato condannato a tre anni e mezzo di carcere per aver contribuito alla radicalizzazione di alcuni giovani che in seguito partirono per la Siria. In particolare all’imputato, è stato contestato il fatto di aver personalmente curato la radicalizzazione di un 16enne che partito dalla Germania nel 2013 mori’ nel 2014 nei pressi di Aleppo in uno scontro con l’esercito del regime siriano. Bilal Gümüs all’epoca dei fatti, era il responsabile delle attività nella regione di Francoforte del gruppo salafita “Die Wahre Religion” (“La Vera Religione”), fondato nel 2005 dal predicatore di origine palestinese Ibrahim Abou Nagie. Bilal Gümüs aveva scoperto l’islam radicale e il progetto “Die Wahre Religion”- LIES! “ in carcere dove scontava una pena per tentato omicidio. Una volta uscito di galera ci mise poco anche grazie al suo attivismo, a diventare un fedelissimo di Ibrahim Abou Nagie, di Pierre Vogel – Abu Hamza e anche di Marcel Krass con i quali condivise molti pellegrinaggi verso i luoghi santi dell’Islam ( la Mecca e Medina) organizzati dall’agenzia “Bakka Reisen” . Bilal Gümüs una volta che “Die Wahre Religion”- LIES! venne bandita in Germania e Austria (dicembre 2016), si mise in proprio fondando un suo gruppo di predicazione denominato “We Love Muhammad”. La tecnica è la stessa utilizzata da“LIES!”, ovvero c’è grande attenzione ai social network con una app ufficiale del gruppo, martellante predicazione per le strade (dawa street), conversioni e migliaia di copie del Corano regalate ai passanti con particolare attenzione ai giovani che una volta convertiti, diventano a loro volta predicatori da strada. Chi ha pagato e chi paga ancora tutto questo ? Chi paga tutta l’infrastruttura che è attiva in Germania, Austria, Svizzera, Svezia? E’ un vero mistero, di certo in gioco ci sono milioni di euro.
Durante il processo è stato provato che Bilal Gümüs che aveva anche messo in piedi un business che comprendeva articoli di abbigliamento islamici e oli profumati per curare le lunghe barbe, si occupo’ anche della logistica e della parte finanziaria dei giovani foreign fighters. Fu infatti lui a pagare dal suo conto privato per il 16enne e a altri tre viaggiatori, i quattro biglietti di sola andata per la Turchia. Da li si recarono in un campo di addestramento per poi andare in battaglia. Durante il processo sono state mostrate le prove che dimostrano la piena volontà del predicatore turco-tedesco di aiutare a partire i quattro ragazzi. Per loro Gümüs affitto’ uno spazio in un magazzino in Mainzer Landstraße a Francoforte, dove vennero depositati i loro bagagli. C’è poi una telefonata agli atti nella quale Bilal Gümüs parla con il 16enne mentre si appresta a varcare il confine turco- siriano. L’avvocato difensore di Gümüs ha dichiarato che presenterà ricorso perché “ai miei occhi, una persona innocente è stata condannata”. Alla famiglia del 16enne invece, non resta che piangerlo senza aver mai compreso perché ando’ a morire in Siria.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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