Stato Islamico

Molti analisti e organi di informazione dopo la sconfitta dello Stato Islamico (IS) in Siria hanno iniziato a presentare una inverosimile alleanza tra al-Qāʿida e l’IS. In realtà i contrasti e gli scontri tra i due network sono forti e frequenti.

Al-Qā’ida nello Yemen (AQAP) nasce nel 2009 da una fusione tra la branca qaedista saudita e jihadisti yemeniti. Nel novembre 2014 un gruppo di jihadisti giura fedeltà al Califfato, portando alla nascita di una Wilayat (ISY). Inizialmente i due gruppi non si scontrarono, ma dal 2015, AQAP ha preso le distanze dalle violenze indiscriminate dell’IS. A differenza di AQAP, che ha registrato un incremento del numero di combattenti reclutati, tra 6mila e 7mila, l’ISY non è mai riuscito ad integrarsi nella società yemenita e a stabilire legami con i clan locali. I rapporti tra i due gruppi sono peggiorati e sfociati in scontri armati da luglio 2018, con AQAP che ha adottato un atteggiamento più aggressivo nei confronti dell’ISY nel tentativo di eliminarlo dal Paese. Nel 2019 si è intensificato il conflitto tra ISY e AQAP nello Yemen centrale, con i qaedisti che hanno attaccato numerose volte i militanti del Califfato. L’ISY ha risposto con attacchi su diverse postazioni qaediste nell’area di al-Humaydha.

Il jihadismo somalo è caratterizzato dallo scontro tra il gruppo qaedista di al-Shabaab e la fazione che ha giurato fedeltà allo Stato Islamico, la ISS-Abnaa ul-Calipha. Gli al-Shabaabhanno aderito ad al-Qāʿida nel 2012, ma il rapporto con la leadership qaedista è stato difficilea causa dei contrasti all’interno del gruppo tra l’ala più radicale e conservatrice che sosteneva l’affiliazione con al-Qāʿida, e quella più “nazionalista”, composta da capi clan e leader religiosi e da giovani militanti, che prospettava un’alleanza con l’IS. Nel 2015 l’IS ha intrapreso una campagna di reclutamento fra i militanti di al-Shabaab, con un gruppo di jihadisti del Puntland che ha deciso di cambiare network, giurando fedeltà al Califfo. Dal 2016 la leadership di al-Shabaab ha intrapreso un duro scontro con la fazione rivale. I contrasti e gli scontri si sono intensificati da dicembre 2018 per motivi legati al controllo del territorio e agli interessi economici collegati. Nell’area del Somaliland, dal 2016, è attivo anche il gruppo Jahba East Africa affiliatosi allo Stato Islamico, anch’esso nato dal dissenso e dalla scissione di militanti di al-Shabaab.

 

Fig 1 – Militanti di al-Shabaab

 

I talebani intrattengono, da almeno due decenni, forti legami e relazioni con al-Qāʿida. I leader qaedisti considerano l’Afghanistan un “rifugio sicuro”, operando anche attivamente in diverse province dominate dai talebani. Dal 2015, si è stabilito nelle province orientali, anche lo Stato Islamico (ISK), formato da ex-militanti talebani e della Rete Haqqani. Lo scontro avviene sul piano militare, della propaganda e della dottrina, senza dimenticare che entrambi i gruppi hanno interessi milionari nel Paese. Per l’IS, l’Afghanistan rappresenta una scelta strategica per l’espansione fra uzbeki, turkmeni e tagiki, oltre che per il controllo del traffico di droga. L’ONU stima che lo Stato Islamico abbia tra 2.500 e 4mila militanti nel Paese. Le attività terroristiche dei talebani sono state gestite dagli uomini del clan Haqqani fino a febbraio 2018.  Gli Haqqani si sono poi avvicinati allo Stato Islamico, influenzati dall’idea di Jihādismo globale del gruppo e per i contrasti con la leadership talebana in merito alle trattative di pace con gli USA.

Fig. 2 – Militanti talebani

Le aree nordafricane, saheliane e centroafricane stanno divenendo sempre più importanti per l’espansione di al-Qāʿida e dello Stato Islamico. Entrambi i network sono molto abili a veicolare il malcontento e le rivendicazioni delle fasce povere delle popolazioni e delle minoranze etniche. Nello scenario nordafricano, il Califfato e i qaedisti fanno propaganda e “campagna acquisti” tra i gruppi islamisti armati per ingrossare le loro fila. Lo Stato Islamico è presente in Algeria e Tunisia con Jund al-Khilafa, mentre i qaedisti sono presenti in Marocco con al-Qāʿida nel Maghreb islamico (AQMI) e con affiliati di quest’ultima, Okba Ibn Nafaa e Anṣār al-Sharīʿa bi-Tūnus in Algeria e Tunisia. In Libia sono presenti sia lo Stato Islamico, in particolare nel Fezzan, che al-Qāʿida, con Anṣār al-Sharīʿa Libya. In Mali e Burkina Faso è attiva la costola sahariana dell’IS, Stato Islamico nel Grande Sahara (ISGS), che sta confluendo all’interno dell’ISWAP, Stato Islamico in Africa Occidentale, operativo in Camerun, Ciad, nord Nigeria e Niger. Tra Mali, Niger e Burkina Faso sono operativi il Movimento per l’Unità e la Jihad nell’Africa Occidentale (MUJAO) e Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimeen (JNIM), gruppo legato ad al-Qāʿida formato dalla fusione di gruppi jihadisti già attivi nell’area (Ansar Dine, Macina Liberation Front, Al-Mourabitoun e il ramo sahariano di AQMI). Infine, di recente, lo Stato Islamico ha proclamato la provincia dell’Africa Centrale, tra Congo e Uganda. La presenza sempre più stabile e numerosa di gruppi jihadisti condurrà inevitabilmente, nel breve-medio periodo, all’aumento dei contrasti e delle tensioni tra i due maggiori network del terrorismo islamista, che fino ad ora si sono mantenuti a distanza.  Lo scontro si concentrerà inevitabilmente sul controllo dei territori e degli affari legati ai traffici di droga, armi e migranti.

 

Fig. 3 – Militanti jihadisti tunisini legati all’Islamic State
Fig. 4 – Militanti dell’Islamic State West Africa Province (ISWAP)

 

Le organizzazioni terroristiche nel Subcontinente Indiano si confondono spesso tra gruppi jihadisti e movimenti separatisti musulmani, condensati su interessi territoriali locali, ma legati alla retorica del terrorismo islamista per poter ricevere assistenza economica e logistica dai network transnazionali. Nell’area è attivo al-Qāʿida in the Indian Subcontinent (AQIS) il cui scopo principale è diffondere il Jihād in tutto il Subcontinente. La maggior parte dei gruppi che hanno deciso di intraprendere la strada del Jihād si sono spesso orientati verso l’insurrezione del Kashmir. Oltre ad AQIS, i principali gruppi operanti in India e nel Kashmirsono Ansar Ghazwat-ul-Hind, che si è dichiarata affiliata qaedista, Ḥizb-il-Mujahideen (HM), Jaish-e-Mohammad (JeM), Indian Mujaheddin (IM). Lo Stato Islamico ha di recente annunciato,dopo alcuni attacchi, la nascita nel Jammu e Kashmir della Wilayat al-Hind.  In Pakistan AQIS è riuscita a stringere un forte rapporto di collaborazione con Harakat-ul-Muhajideen, Harakat-ul-Jihad-al-Islami, Lashkar-e-Jhangvi. Lo Stato Islamico si è impiantato nelle zone montagnose al confine con l’Afghanistan, ottenendo affiliazioni nei gruppi jihadisti di Jundallah, di Tehreek-e-Khilafat Pakistan (TKP) e di Jamaatul Ahrar e dopo alcuni attacchi condotti nell’area di Quetta ha proclamato la Wilayat Pakistan. Le Maldive, invece, sono divenute area di reclutamento da parte dell’IS, con circa 200 maldiviani che sono partiti per unirsi agli eserciti del Califfo. La radicalizzazione nello Sri Lanka è connessa principalmente alle violenze e alle diseguaglianze subite dai musulmani, soprattutto tamil. Tra i gruppi jihadisti attivi nel Paese vi sono lo Sri Lanka Thawheed Jamaat (SLTJ), oltre al probabile legame che l’IS ha stabilito con il National Thowheeth Jama’ath (NTJ). In Bangladesh, infine, sia AQIS che lo Stato Islamico hanno scelto il Paese come nuova area strategica per l’espansione del Jihād reclutando all’interno di madrase, ospedali e centri di formazione. AQIS, in particolare, ha affiliato gruppi jihadisti locali come Ansar al-Islam, Harkat-ul Jihad Islami (HJI), Jamaat-ul Mujahideen Bangladesh (JMB) e Ansarullah Bangla Team (ABT). L’IS, invece, è ancora molto decentralizzato, non gerarchico e recluta attraverso le app di messaggistica.

Fig. 5 – Militanti dell’NTJ legati al califfato
Fig. 6 – L’annuncio della creazione della nuova provincia del califfato in Pakistan

 

Daniele Garofalo, Il Caffè Geopolitico