Nella mattinata di mercoledì 17 ottobre un’esplosione ha sconvolto il politecnico di Kerch, nella Crimea orientale. Inizialmente si è pensato che fosse opera di una fuga di gas, ma il governo russo ha poi dichiarato ufficialmente che si è trattato di un vero e proprio attentato terroristico. L’esplosione iniziale sarebbe infatti stata provocata da una bomba e seguita da un assalto di uomini armati alla struttura universitaria, intenzionati ad uccidere o a prendere in ostaggio gli studenti. Al momento le notizie sono comunque molto frammentarie e confuse.

Il numero delle vittime è salito a 18. Poche ore dopo le prime dichiarazioni ufficiali del Cremlino, ha iniziato a prendere corpo il sospetto che l’azione fosse stata compiuta da un attentatore suicida, il quale avrebbe detonato un ordigno esplosivo all’interno della mensa dell’istituto.

Intanto Sergei Aksyonov, capo del governo della Crimea, ha smentito la notizia dell’assalto di un commando armato al politecnico. Sul posto attualmente sono presenti gli uomini della Guardia Nazionale russa e, secondo alcune agenzie di stampa, sarebbero stati mobilitati anche mezzi navali e elicotteri per prestare soccorso ai feriti.

Dopo le dichiarazioni di Aksyonov, anche le autorità russe hanno iniziato a parlare della strage come di un atto criminale e non più come di un attentato terroristico. Il responsabile sarebbe lo studente Vladislav Roslyakov, 18 anni, che avrebbe fatto esplodere una bomba all’interno del politecnico di Kerch e avrebbe poi sparato a diversi studenti con un fucile, suicidandosi all’arrivo della polizia. Ignoti per ora i motivi del suo gesto.

Il Caffè Geopolitico

(notizia in aggiornamento)