Nell’analizzare il ruolo geopolitico della Russia di Vladimir Putin, la strada obbligata da percorrere per evitare distorsioni e cliché di cui è infarcita la stampa occidentale è parlare con chi con il presidente russo ha avuto a che fare. Non nelle anonime foto di gruppo che fanno da cornice ai summit internazionali, ma in contesti ben più significativi. Contesti in cui è stata fatta la storia della Russia dopo il crollo dell’Unione Sovietica. Tra queste persone c’è Vladimir Yakunin. Carriera lunghissima alle spalle, Yakunin ha vissuto in prima linea gli anni trascorsi tra il declino dell’URSS e quelli che hanno segnato la rapida ascesa al potere di Putin, divenendo nel tempo un affermato oligarca e uomo politico. È stato un alto funzionario del KGB, è stato a capo della missione diplomatica sovietica presso le Nazioni Unite, ha guidato il potente ministero delle Ferrovie tra il 2012 e il 2015. Nel 2014 è anche finito nella black list dei funzionari russi colpiti dalle sanzioni del Dipartimento di Stato americano per via delle ingerenze del Cremlino nella guerra nell’est dell’Ucraina. Ha avuto molto potere tra le mani, al punto da essere costretto a fare un passo indietro. Oggi è presidente del Forum “Dialogue of Civilizations”, think tank impegnato per la risoluzione dei conflitti nel mondo, e ha scritto un libro, The Treacherous Path, che di Putin e delle segrete stanze del Cremlino dice molto di più di quanto vorrebbero fare retroscenisti di fama internazionale. Ecco alcuni passaggi di un’intervista che verrà pubblicata in versione integrale sul prossimo numero del magazine di geopolitica Babilon.
Nonostante Trump alla Casa Bianca da ormai quasi due anni, gli USA continuano a colpire la Russia con delle sanzioni. Perché Washington persevera in questa strategia?
Intanto, ricordiamoci che non è Trump a imporre direttamente queste sanzioni a Mosca. Queste sanzioni sono partite prima che lui diventasse presidente degli USA e non sono solo opera di Washington ma anche del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. È chiaro che dietro questa strategia ci sono politici, americani e non, che cercano ogni occasione buona per dare la colpa alla Russia di qualcosa, e il Russiagate va interpretato in quest’ottica. Dietro tutto ciò c’è una precisa manovra politica per screditare la Russia. Tutte queste sanzioni per cosa? Per destabilizzare la Russia, per stringerla all’angolo. Non funzionerà, perché non è mai accaduto nella Storia.
Il nuovo governo italiano riuscirà ad avere influenza sull’Unione Europea per far cambiare la strategia adottata finora nei confronti della Russia?
Sarà interessante capire come si muoverà nel concreto il vostro governo. Per l’Italia, e in generale per l’UE, si tratta di un match veramente difficile e decisivo. Una cosa però è certa. La strategia delle sanzioni finora utilizzata dall’UE contro la Russia non ha prodotto niente in termini finanziari, di management economico, di dialogo politico. Se non sono l’Italia e l’Europa, chi è dunque a beneficiare realmente di queste sanzioni?
Intanto la Russia continua a guardare a Oriente stringendo accordi economici ed energetici con Cina, Turchia, Iran. L’Europa corre realmente il rischio di un isolamento energetico?
Sul mercato internazionale il gas russo è più economico e Mosca ha anche grande disponibilità di petrolio. Perché l’Europa dovrebbe comprare gas più costoso, e perché continua a essere restia a riprendere le relazioni con la Russia? È chiaro che dietro questa strategia ci sono motivazioni politiche e non di opportunità economica.
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Rocco Bellantone
Caporedattore di Babilon, giornalista professionista, classe 1983. Collabora con le riviste Nigrizia e La Nuova Ecologia di Legambiente. Si occupa di Africa, immigrazione e ambiente.
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