Mentre in Germania si materializzava la “Grosse Koalition” tra CDU/CSU ed SPD, nel pomeriggio di sabato 3 marzo all’aereoporto di Francoforte si è svolta una clamorosa operazione antiterrorismo. Il noto predicatore salafita Bilal Gümüs, 28enne di origine turca, è stato arrestato poco prima di salire sull’arereo che lo avrebbe portato a Istanbul. L’uomo è il fondatore del gruppo di predicazione “We Love Muhammad”, nato dopo la messa al bando in Germania e Austria dell’associazione religiosa salafita “Die Wahre Religion” (“La Vera Religione”), gruppo a sua volta fondato nel 2005 dal predicatore di origine palestinese Ibrahim Abou Nagie e del quale Gümüs faceva parte. Abou Nagie, dopo aver evitato l’arresto nel dicembre 2016 ed essere stato condannato in primo grado nel 2017 per truffa ai danni del sistema assistenzialista di Colonia, ha spostato sottotraccia il baricentro economico del suo gruppo in Malesia e in Brasile, Paese quest’ultimo dove si assiste a una impressionante crescita dell’islam radicale.
“We Love Muhammad” è attivo prevalentamente in Germania, Austria e in Svizzera (ma non nel Canton Ticino, dove è stato recentemente messo fuori legge dal ministro leghista Norman Gobbi). Gli attivisti regalano copie elegantemente rilegate del Corano e fanno proselitismo per le strade (“dawa street”). Spesso sono giovani europei e balcanici convertiti all’islam che hanno come obiettivo finale quello di «riportare nell’islam» il maggior numero di persone. L’organizzazione è attivissima sui social network dove non manca di postare i video e le foto che testimoniano la presenza di suoi adepti in varie località d’Europa. Le “conversioni” vengono regolarmente postate online con video realizzati da professionisti della comunicazione, gli stessi che forniscono a chi intende avvicinarsi all’organizzazione un’app per smartphone dove leggere il Corano.
Ma chi paga le centinaia di copie del libro sacro dell’islam, i siti web, i webmaster, i raduni, i viaggi e le spese di decine di volontari dalla barba incolta e rigorosamente vestiti con le insegne del gruppo stampate su t-shirt e felpe? A questo quesito la riposta è sempre la stessa: «donazioni di fedeli». Soldi arrivano certamente dall’organizzazione di viaggi religiosi e di pellegrinaggi nei luoghi santi dell’islam in Arabia Saudita. Visite che partono da Francoforte con cadenza regolare, organizzate dall’agenzia “Bakka Reisen” per la quale molto predicatori fanno da accompagnatori.
Padre nobile di “We Love Muhammad” è la star del salafismo tedesco, il convertito ed ex pugile Pierre Vogel (Abu Hamza), che in un lunghissimo video ha annunciato l’arresto del «fratello Bilal» accusando lo Stato tedesco «di prendersela con un innocente invece che con i terroristi dell’ISIS e i loro supporter». La realtà invece è ben diversa. Bilal Gümüs, ex galeotto, secondo alcune indiscrezioni stava lasciando il Paese in fretta e furia dopo aver ricevuto una soffiata. Ora è in carcere con la grave accusa di «complicità in un grave atto di violenza contro lo Stato tedesco».
Il suo arresto arriva alcuni giorni dopo le dichiarazioni del presidente dell’Ufficio federale tedesco per la protezione della Costituzione (BfV) Hans-Georg Maassen, il quale ha ribadito che il pericolo jihadista rimane «la più grande minaccia per la Germania». I numeri dell’escalation del fenomeno sono impressionanti. Secondo le autorità tedesche, dei 10.800 salafiti in Germania (cifra riportata per difetto, ndr) almeno 1.800 sono pronti all’atto violento. Altro dato rilevante è quello fornito dalla Procura generale: nel 2017 sono stati aperti centinaia di nuovi casi per terrorismo, cinque volte di più che nell’anno precedente. Tutto questo mentre la Germania, a causa delle decennali ondate migratorie, è diventato il terreno di scontro tra immigrati islamici sunniti e sciiti. Senza contare le continue interferenze provenienti da Ankara che mirano a indebolire il governo tedesco.
Una nota positiva è sicuramente il fatto che le autorità di polizia hanno preso molto sul serio la sfida lanciata dagli islamisti. Infatti in pochi mesi sono stati arrestati diversi “attivisti del male”, ma non solo. Dietro le sbarre sono finiti anche personaggi del calibro di Abu Walaa (arrestato l’8 novembre 2016, ndr) e Bilal Gümüs, senza dimenticare che Sven Lau (Abu Adam) sconta una condanna a sei anni e mezzo di reclusione. Il lavoro da fare però è ancora molto visto che in libertà restano personaggi noti come Muhamed Ciftci, Abdul Adhim Kamouss, Abdullatif Abu Dujana e lo stesso Pierre Vogel. Uomini dal forte magnetismo, predicatori capaci di influenzare le menti più deboli. E non è certo un caso che tutte queste persone si siano formate alla scuola di Ibrahim Abou Nagie, che pur essendo al momento fuorigioco li osserva da molto lontano sperando di poter un giorno rientrare sulla scena.
Stefano Piazza
Giornalista, attivo nel settore della sicurezza, collaboratore di Panorama e Libero Quotidiano. Autore di numerosi saggi. Esperto di Medio Oriente e terrorismo. Cura il blog personale Confessioni elvetiche.
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