drone kamikaze russo

Nuove preoccupazioni per i responsabili dei servizi segreti di tutto il mondo. A complicare ulteriormente il loro lavoro ci ha pensato l’azienda russa Kalashnikov”, che è la stessa che produce il fucile d’assalto più conosciuto al mondo. I russi hanno presentato all’ultima fiera militare di Abu Dhabi il loro nuovo prodotto denominato “Kyb-Uav”, un drone in grado di trasportare fino a 3 chilogrammi di esplosivo e che può esplodere all’impatto. Questo nuovo “drone-kamikaze” ha un autonomia di 30 minuti e può raggiungere la velocità di 130 km. Il costo non è certo proibitivo visto che si dovrebbe partire da una base di 15-20.000 dollari per salire fino a 50.000, a seconda delle configurazioni richieste. Chi ha assistito alla presentazione di Abu Dhabi lo descrive come “un’arma micidiale, facile da utilizzare, dal basso costo e che rivoluzionerà i conflitti”.

Il gruppo Kalashnikov, inserito nella “State Corporation Rostec”, aveva lanciato la produzione in serie del sofisticato drone russo nel 2017 ma in pochi credevano che sarebbe stato possibile produrlo in un lasso di tempo così breve. Invece, contro tutte le previsioni e le pressioni fatte per evitarne la commercializzazione, il “Kyb-Uav” è il nuovo incubo di tutte le agenzie di intelligence e delle autorità aeronautiche mondiali che temono, non a torto, una possibile corsa all’acquisto da parte di gruppi terroristici e della criminalità organizzata di questo nuova e micidiale arma. All’epoca i responsabili del progetto spiegarono: «Lavoriamo in segreto da due anni sul nuovo UAV che non ha analoghi in Russia e nel mondo intero. Fornisce funzioni uniche: funzionamento affidabile e facile e una modalità silenziosa, importante per le agenzie di difesa e sicurezza».

Negli USA, intanto, cresce l’allarme droni. A proposito della minaccia terroristica, nelle scorse settimane il direttore dell’FBI Christopher Wray ha ribadito quanto dichiarò già nell’ottobre 2018 al “Senate Homeland Security and Government Affairs Committee”. Christopher Wray disse: «La minaccia di attacchi portati a termine con i droni sta costantemente aumentando viste la loro disponibilità commerciale, la mancanza di regole chiare per l’identificazione di chi vuole procurarseli e la facilità dell’uso. I droni verranno impiegati per facilitare attacchi negli Usa contro obiettivi vulnerabili, ad esempio negli eventi di massa». A supportare la tesi del Direttore dell’FBI ci sono i numeri: i voli sospetti dei droni negli Usa sono aumentati da 8 nel 2013 a 1.752 nel 2016. Evidentemente non tutti perseguivano scopi criminali ma i numeri fanno riflettere sulla minaccia che incombe negli Stati Uniti dove, secondo la “Federal Aviation Administration”, i droni registrati sono oltre un milione.

Quanti sono quelli che non sono stati dichiarati? Con i droni negli ultimi anni sono stati eliminati moltissimi capi di Al Qaeda e dell’Isis, che dopo aver perso molti uomini si sono attivati per entrare in possesso di queste armi micidiali. Nell’ottobre del 2016 un drone jihadista ha condotto un attacco “artigianale” contro una postazione curda uccidendo due soldati. Un fatto esaltato nei filmati di propaganda che hanno raccontato anche dei progressi ottenuti nel 2017, ma soprattutto nel gennaio 2019 quando in un video alcuni soldati curdi hanno raccontato di essersi trovati di fronte un drone che li bombardava.

Fin qui il Medio Oriente. E l’Europa? Nel 2018 il rapporto del “Combatting Terrorism Center” di West Point intitolato “The Islamic State and Drones” descrive uno scenario decisamente più preoccupante. I jihadisti sono oggi in grado di acquistare droni sempre più sofisticati in India, Bangladesh, Spagna, Danimarca e Gran Bretagna. Che la situazione stia mutando anche in Europa lo si è capito il 26 settembre 2018 con l’operazione del servizio segreto danese P.E.T (Politiets Efterretningstjeneste). L’operazione ha portato agli arresti di 2 persone che avevano acquistato dei droni da spedire in Siria ma che volevano anche compiere attentati nella capitale danese. Non è mai stato chiarito se il caso fosse collegato all’operazione del 2017 in cui venne arrestato, sempre a Copenhagen, un 28 enne con contatti in Siria trovato in possesso di componenti utili alla costruzione di droni.