Poche settimane dopo l’annuncio della sua formazione, la nuova coalizione jihadista Jamaat Nasr Al islam wa Al mouminin (“Gruppo per la vittoria dell’Islam e dei suoi fedeli”) ha rivendicato il primo attacco terroristico. Si tratta dell’offensiva lanciata il 5 marzo scorso contro una base militare dell’esercito maliano situata a Boulikessi, vicino al confine con il Burkina Faso. Nell’azione, condotta da un commando di miliziani a bordo di motociclette e pick-up, sono stati uccisi oltre dieci soldati maliani. Secondo alcuni testimoni, i jihadisti hanno anche dato alle fiamme diversi veicoli militari e preso possesso di un ingente quantitativo di armi, prima di battere ritirata dopo l’arrivo sul posto degli elicotteri dell’esercito francese presente in Mali nell’ambito dell’operazione Barkhane con circa mille soldati.

L’area di Boulikessi, confinante con le province del Burkina Faso di Soum e Oudalan nei pressi di un lago che demarca le frontiere tra i due Paesi, è stata più volte soggetta ad attacchi terroristici negli ultimi anni. Inizialmente l’azione del 5 marzo era stata attribuita ad Ansarul Islam, gruppo guidato dal predicatore burkinabé Ibrahim “Malam” Dicko, attivo soprattutto nel nord del Burkina Faso. Successivamente le agenzie di stampa mauritane ANI (Agence Nouakchott d’Information) e Al-Akhbar hanno però dato la notizia della rivendicazione di Jamaat Nasr Al islam wa Al mouminin.

Il profilo di Jamaat Nasr Al islam wa Al mouminin

L’organizzazione nasce dalla fusione tra AQIM (Al Qaeda nel Maghreb Islamico), Ansar Eddine, Al-Mourabitoune (“Le sentinelle”) e il gruppo salafita Fronte di Liberazione di Macina. A guidarla è Iyad Ag Ghali, leader di lungo corso dei tuareg del Movimento Popolare dell’Azawad e, dal 2012, a capo di Ansar Eddine (al centro nella foto in apertura). Il 2 marzo Iyad Ag Ghali è comparso in un video insieme ad altri quattro leader jihadisti comunicando la nascita di Jamaat Nasr Al islam wa Al mouminin e ribadendo la fedeltà al capo di Al Qaeda, Ayman Al Zawahiri, e al leader di AQIM, Abdelmalek Droukdel. Al fianco di Iyad Ag Ghali erano presenti Yahya Abu el Hammam, capo di AQIM nel Sud Sahara, Abu Abdul Rahman al Taher al Jeijely e al-Hasan al-Ansari, comandanti di Al Mourabitoune, e Amadou Kouffa, capo del Fronte di Liberazione di Macina.

A tenere le redini della coalizione sono però, di fatto, il leader di AQIM Droukdel e il signore della guerra Mokhtar Belmokhtar. La primula rossa d’Africa è a capo di Al-Mourabitoune, ha recentemente rinsaldato l’alleanza con AQIM dopo un periodo di rottura protrattosi per tre anni (tra il 2012 e il 2015) e in Mali a fasi alterne, in base a interessi del momento, ha cooperato finora sia con Ansar Eddine che con il Fronte di Liberazione di Macina.

Gli interessi nel Sahel

Con questa mossa Al Qaeda punta a consolidare la propria presenza nel Sahel in previsione di un possibile spostamento a sud di gruppi affiliati allo Stato Islamico costretti a fuggire dalle roccaforti tenute sotto controllo tra il 2015 e il 2016 lungo le coste libiche. Un fronte più ampio può consentire adesso ai qaedisti di tamponare la diaspora verso l’organizzazione del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi e riaccogliere quei “traditori” che in cambio di condizioni di ingaggio migliori negli ultimi anni non hanno esitato a cambiare bandiera.

Oltre la leadership jihadista nell’area, come noto in palio ci sono gli enormi traffici illeciti che attraversano il Sahel e di cui Belmokhtar è l’indiscusso padrone: la riscossione dei riscatti ottenuti dalla presa di ostaggi originari di Paesi occidentali, i traffici di droga e sigarette (con quest’ultime che sono valse a Belmokhtar il soprannome di “Mr. Malboro”) e il controllo delle rotte dei migranti.

SAHEL

Il nord del Mali e le estese aree di confine con Mauritania, Niger e Burkina Faso rappresentano la base di partenza da cui prende slancio questa nuova vita di Al Qaeda nel Sahel. L’obiettivo, già nel breve termine, è allargare la sfera d’influenza principalmente verso una direzione: l’area al confine tra Libia e Algeria, dove sono concentrati ricchi giacimenti di petrolio e gas. Obiettivi raggiungibili, considerato l’imperversare della crisi libica e l’instabilità politica interna dell’Algeria, destinata ad attraversare una fase di prolungata incertezza nel momento in cui l’anziano presidente Abdelaziz Bouteflika non sarà più in grado di tenere in pugno il potere.