ncastonata tra la Polonia e la Lituania, dalle coste del Mar Baltico l’exclave di Kaliningrad torna a ritagliarsi sprazzi di notorietà, ora che lo scontro tra il blocco occidentale e la Russia si infiamma e Mosca ha bisogno più che mai di un avamposto per marcare la propria presenza in Europa. Costruita sulle macerie dell’antica Königsberg, dal 1457 capoluogo della Prussia orientale, nel 1724 la città dà i natali al filosofo Immanuel Kant. Ma è nel 1945 che la sua storia cambia per sempre, quando al termine della seconda guerra mondiale viene scippata alla Germania dall’Unione Sovietica, che ordina l’immediata espulsione della popolazione tedesca e il cambio di nome in Kaliningrad.
L’Oblast (regione) di Kaliningrad diventa così una delle aree più militarizzate dell’URSS. Ma quando crolla il Muro di Berlino, ancora una volta la città deve inventarsi una nuova identità. Più di 200mila soldati si ritrovano per strada, povertà e criminalità iniziano a dilagare. Da baluardo sovietico Kaliningrad si trasforma in un’area franca, un meticciato di etnie e nazionalità (circa 430mila abitanti, russi principalmente, ma anche bielorussi, ucraini, lituani, armeni, tedeschi e polacchi) che rischia di implodere. Per salvarla dal collasso, nel 1996 la Federazione Russa concede le concede lo status di Zona Economica Speciale. Vengono introdotti una serie di vantaggi fiscali che permettono alla regione di attrarre acquirenti e investitori esteri e intensificare gli scambi commerciali soprattutto con gli ex Paesi satellite dell’URSS entrati nell’Unione Europea, facilitati anche da uno speciale regime di transito transfrontaliero (Local Border Traffic), introdotto nel luglio del 2012 dopo che Mosca e Bruxelles hanno concordato una revisione del Trattato di Schengen.
Il sogno dell’epoca di Boris Eltsin di fare di Kaliningrad una “Hong Kong russa” non si è mai realizzato. Ma nonostante ciò Putin sa bene quale sia il suo vero valore. Nel porto di Baltiysk, l’unico libero dai ghiacci, è infatti attraccata la Flotta russa del Baltico. Da qui il presidente russo nel 2008 ha minacciato di dispiegare missili a corto raggio in risposta al piano degli Stati Uniti di costruire basi di difesa missilistica in Polonia e Repubblica Ceca. E sempre a Kaliningrad, secondo un’accusa mossa dagli USA a inizio ottobre, il Cremlino avrebbe schierato su due battaglioni Iskander il missile da crociera a propellente solido 9M729 Novator (SSC-8) con un’autonomia stimata di 5.500 km (dunque capace di colpire tutta l’Europa Occidentale), in aperta violazione del Trattato sulle forze nucleari a raggio intermedio (INF).
Tutti elementi che dimostrano quanto sia strategica questa città: qualcosa di ben più rilevante oltre le sigarette, la vodka e la benzina a basso costo e le centinaia di traffici sommersi che ogni giorno passano per questa terra di mezzo tra l’Europa e l’Asia.
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