«Il regime di Mosca continua a fornire le sue formazioni armate nell’est dell’Ucraina con le armi attraverso il confine ucraino-russo». La denuncia arriva dall’ambasciatore d’Ucraina in Italia Yevhen Perelygin. La scorsa settimana l’ambasciatore ha inviato una lettera al sindaco e al presidente del Consiglio comunale di Verona tornando sulla revoca della cittadinanza onoraria al presidente dell’Ucraina Poroshenko. Secondo il Comune di Verona la decisione è stata assunta per via della «lenta e cattiva gestione della vicenda della restituzione dei quadri di Castelvecchio» alla città da parte delle autorità ucraine. Perelygin sostiene invece che dietro vi sia la longa manus di Mosca.

Nel denunciare i «viaggi illegali dei membri del Consiglio Comunale di Verona nei territori occupati della regione ucraina del Donbas», Perelygin non ha perso l’occasione per lanciare una nuova frecciata nei confronti di Mosca.

«A differenza dei propagandisti del Cremlino – scrive nella lettera – le Organizzazioni internazionali più autorevoli come le Nazioni Unite, l’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, nonché tanti documenti dell’UE e della NATO, danno una larga testimonianza dell’aggressione e della presenza militare russa in Ucraina fino ai nostri giorni in violazione degli Accordi di Minsk».

«Nel Donbas – prosegue l’ambasciatore – adesso sono presenti decine di migliaia di soldati dell’esercito russo, circa settecento carri armati russi, centinaia di sistemi lanciamissili e artiglierie varie, oltre all’equipaggiamento elettronico militare. Tutto ciò, ovviamente, trasportato illegalmente in Ucraina dalla Russia, così come precisano e dichiarano i rapporti della Missione di monitoraggio dell’OSCE (dislocata nella zona del conflitto). Nell’arco di quest’ultimo anno la Russia ha inviato carichi militari in Ucraina per ben 94 volte: il recente video dell’OSCE mostra i convogli militari russi attraversare illegalmente la sezione incontrollata del confine».

In attesa di sapere se mai arriveranno repliche da parte del governo russo, resta in sospeso un punto interrogativo sulla tenuta dei rapporti tra l’Italia e l’Ucraina. Ora che a Roma è in carica un esecutivo a “trazione russa”, il nostro governo dovrà decidere da che parte stare. Rimanere nel blocco UE e difendere – senza troppa convinzione – la teoria dell’aggressione russa nell’est dell’Ucraina. O passare dalle parole ai fatti, smarcandosi da Kiev e saldando così l’alleanza con Putin?