Sono giornate di violenza cieca in Africa Subsahariana. Nel sud della Somalia oggi, lunedì 23 luglio, almeno ventisette soldati uccisi in un attacco con autobomba contro una base militare sferrato da un commando di miliziani appartenenti ad Al Shabaab, gruppo jihadista somalo affiliato ad Al Qaeda. La base colpita si trova nei pressi del villaggio di Baar Sanguni, a circa 50 km di distanza dalla città portuale di Kismayo. L’azione è stata rivendicata da Abdiasis Abu Musab, portavoce del gruppo.
Non ci sono state ancora conferme ufficiali da parte del governo sull’accaduto. I residenti della vicina città di Jamame, situata a 70 km da Kismayo, hanno detto di aver sentito una forte esplosione e in seguito una raffica di spari. Un ufficiale somalo di stanza a Kismayo ha detto all’agenzia di stampa Reuters che l’esercito stava provvedendo a inviare rinforzi nella zona. Il terrore serpeggia anche lungo le rive del Lago Ciad. Domenica 22 luglio miliziani del gruppo jihadista nigeriano Boko Haram, la cui ala maggioritaria è affiliata allo Stato Islamico, hanno attaccato un villaggio situato lungo la sponda ciadiana del lago a sud di Daboua, al confine con la Nigeria. Almeno 3.000 persone sono state costrette a fuggire. I miliziani avrebbero ucciso almeno 18 persone, due delle quali sarebbero state sgozzate, e rapito dieci donne.
Ad oggi in tutta l’area del Lago Ciad sono circa 10,7 i milioni di persone costrette a ricorrere ad aiuti umanitari per sopravvivere a causa dei ripetuti attacchi di Boko Haram. Si tratta di una delle zone più critiche del pianeta secondo l’OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari). Boko Haram ha preso di mira la regione da quando è iniziata la sua avanzata nel nord della Nigeria nel 2009.
L’esercito ciadiano partecipa alla Forza Multinazionale Congiunta per estirpare la minaccia jihadista dall’area insieme agli eserciti di Nigeria, Camerun e Niger. Un impegno che si sta però ritorcendo contro il Paese, come dimostrano i ripetuti attentati subiti negli ultimi mesi. L’ultimo si è registrato nel maggio scorso, quando sei persone – tra cui quattro funzionari governativi e un soldato – sono state uccise a un check point nella città di Gabalami, nei pressi di Kinassarom, su un’isola del Lago Ciad.
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