Il governo provvisorio libico ha annunciato lo stato di emergenza esteso a tutta la capitale Tripoli e alle aree circostanti di Ain Zara, Salah Eddin e Qasr Ben Gashir, a causa dei violentissimi scontri che si sono propagati nella capitale negli ultimi giorni e che hanno portato a più di 40 il numero delle vittime.

Regna il caos e il premier al-Serraj, dalla base navale in cui si trova con i suoi collaboratori più stretti, per tamponare la situazione ha richiesto l’intervento immediato delle “Forze Antiterrorismo” comandate dal Generale Mohammad al Zain di Misurata.

Cosa si sa al momento dei disordini di Tripoli? La Settima Brigada di Tarhouna conosciuta anche come Brigata Kani, per il legame con la città di origine dei suoi comandanti, già da oltre un anno è di stanza a Qasir Ben Ghashir, sobborgo della capitale, in base ad un accordo con le altre milizie. Improvvisamente nei giorni scorsi ha cominciato ad attaccare a colpi di artiglieria pesante le altre formazioni tripoline con le quali fino ad ora gestiva il precarissimo equilibrio armato avanzando nei distretti di Ein Zara e Wadi Rabea fino al controllo del campo militare di Yarmouk a Salah Eddin.

I ripetuti appelli al cessate il fuoco sono caduti nel vuoto e non hanno fermato l’avanzata della Settima Brigata che si dice decisa a “fare pulizia di tutte le altre milizie corrotte di Tripoli” accusate di “utilizzare la propria influenza per estorcere denaro alle banche lasciando nella povertà il popolo libico”.

Tra gli episodi degni più rilevanti delle ultime ore si segnalano la rivolta nel carcere di Ain Zara che ha portato alla fuga di almeno 400 detenuti e gll scontri giunti fino alla centralissima Piazza dei Martiri, difesa dalla Brigata Ghenewa.

Le Nazioni Unite hanno convocato per martedì un vertice d’emergenza sulla sicurezza con lo scopo di mediare e di rispondere alle richieste delle varie parti, “compreso il governo di accordo nazionale riconosciuto a livello internazionale” ma l’ombra lunga del Generale Haftar sull’insurrezione, fa pensare che la partita non sarà chiusa in breve tempo.

L’Italia, dal canto suo, decide di evacuare tutto il personale non strettamente necessario dall’Ambasciata che però rimarrà aperta fino ad ulteriori sviluppi. Nei giorni scorsi alcuni colpi di mortaio erano caduti a pochi metri della sede diplomatica del nostro paese. Nel frattempo il governo fa sapere che non si prospetta la eventualità dell’invio di Forze Speciali italiane in appoggio del Governo di al-Serraj seguendo con attenzione l’evolversi della situazione e accodandosi a Stati Uniti, Francia e Regno Unito nel chiedere l’immediata cessazione delle violenze.