In diretta da Tripoli, Libia.
Almeno sette persone sono state dichiarate morte dopo che uomini armati, insieme a due attentatori suicidi, hanno attaccato il quartier generale della commissione elettorale della Libia, nella parte occidentale della capitale. I due kamikaze hanno fatto detonare i loro esplosivi mentre le forze di sicurezza li hanno affrontati, generando uno scontro a fuoco durato alcuni minuti.
Un messaggio eloquente a chi crede davvero che il prossimo autunno si svolgeranno le prime vere elezioni generali del post Gheddafi. Un’alta colonna di fumo nera si staglia sull’orizzonte della città ed ecco che subito dopo, come fuoriuscite da un formicaio sono apparse le prime milizie che, armi in pugno, sono sbucate da ogni dove. Mimetiche blu e grigie hanno dirottato il traffico in tilt sul lungomare, mentre l’ambasciata italiana si è chiusa a riccio. L’ordine è tassativo: non uscire.
L’attacco è avvenuto mentre i funzionari stavano registrando gli elettori prima delle elezioni previste entro la fine dell’anno. Khaled Omar, portavoce della commissione elettorale, ha confermato che tre funzionari delle elezioni e quattro membri delle forze di sicurezza sono rimasti uccisi.
I testimoni hanno affermato di aver visto uomini armati indossare i giubbotti esplosivi e ingaggiare uno scontro a fuoco con gli agenti di sicurezza all’ingresso del palazzo della commissione elettorale. Alcuni assalitori avrebbero penetrato il palazzo e proseguito a sparare.
Secondo il personale di sicurezza «si continua a contare le vittime e il numero potrebbe essere più alto di quanto inizialmente riferito». Del resto, il suono delle sirene è incessante. Secondo le stesse fonti, potrebbe esserci lo Stato Islamico dietro l’attacco.
Luciano Tirinnanzi
Direttore di Babilon, giornalista professionista, classe 1979. Collabora con Panorama, è autore di numerosi saggi, esperto di Relazioni Internazionali e terrorismo.
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