Sul caos libico l’ultima notizia che riguarda direttamente l’Italia è che l’ambasciatore italiano a Tripoli Giuseppe Perrone (nella foto in apertura) non tornerà a Tripoli per ragioni di sicurezza. A comunicare la decisione, presa in completa autonomia dal diplomatico ma sicuramente dettata dalle circostanze , è stato il ministro degli Esteri Moavero Milanesi, appena tornato dal suo viaggio istituzionale a Bengasi dove nei giorni scontri ha incontrato il Generale della Cirenaica Khalifa Haftar.
L’episodio è una nuova tegola che si aggiunge a una situazione sempre più complicata per l’Italia dopo che sabato primo settembre un razzo era stato lanciato contro l’hotel Al Waddan, nel centro di Tripoli, a poche centinaia di metri dalla sede della nostra ambasciata. Inoltre, pochi giorni fa dalla Cirenaica il Generale Haftar aveva fatto sapere che l’ambasciatore italiano, ora al centro delle polemiche, è «persona non gradita» a causa di dichiarazioni rilasciate a un’emittente locale nella quale Perrone avrebbe espresso opinioni sul delicatissimo tema delle prossime elezioni libiche.
Proseguono gli scontri
Intanto a Tripoli si continua a sparare. Nella notte tra l’11 e il 12 settembre si sono registrati nuovi scontri nei pressi della capitale che hanno fatto saltare l’accordo per il cessate il fuoco raggiunto faticosamente dopo 9 giorni di combattimenti.
Un primo scontro a fuoco sarebbe avvenuto nella zona industriale di al-Kremiah dove si trovano i depositi di petrolio, seguito da un lancio di razzi che hanno lambito l’aeroporto di Mitiga, ormai l’ultimo scalo commerciale attivo a Tripoli costretto a far deviare i suoi pochi voli su Misurata. Il collasso delle infrastrutture della città, e il suo conseguente isolamento, sembrano a un passo.
Il retroscena sul trattenimento a Roma dell’ambasciatore Perrone
«Nonostante l’ottimo arabo parlato dall’ambasciatore – scrive oggi su La Stampa Francesco Semprini – gli sono state accreditate frasi e toni ben diversi, dando inizio a un’offensiva mediatica e, successivamente, politica di discredito. “Dietro alla quale – ribadiscono fonti informate – c’è la regia della Francia, determinata a punire l’Italia per il suo attivismo politico in Libia a lei non ». «Al netto del prolungato silenzio opposto da Roma a tali attacchi, il vero giallo libico è la “fuga” di Perrone in Italia – prosegue Semprini – Appare singolare che un diplomatico decida di assentarsi di propria iniziativa dalla sua sede perché teme per se stesso. Per di più lasciando il resto del personale in ambasciata che, come conferma Moavero, rimane “aperta e operativa”. Come se il capitano di una nave in difficoltà fosse il primo ad andare via lasciando il timone al resto dell’equipaggio. “Questa sorta di Schettino della diplomazia non convince”, spiegano fonti politiche».
Nella sua analisi, il giornalista de La Stampa si spinge poi oltre scrivendo di possibili figure che presto potrebbero prendere il posto dell’ambasciatore Perrone. Il nome caldo sarebbe quello di Guido De Sanctis, già console a Bengasi durante la primavera libica e attualmente capo dell’Unità Russia e Caucaso degli Affari politici della Farnesina.
Intanto l’ambasciata italiana a Tripoli continua ad essere aperta, ma una parte del personale che vi lavora e alcuni italiani che lavorano nella città sono stati evacuati.«Siamo pronti ad ogni evenienza, reagiamo in modo flessibile», spiegano fonti della Farnesina. Fonti del Ministero della Difesa hanno assicurato che i militari italiani nel Paese stanno bene e in sicurezza e che nessun problema è stato riscontrato nell’ospedale da campo di Misurata. Il ministro Elisabetta Trenta sta seguendo costantemente l’evolversi dei fatti.
Redazione
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