Libia

Il sindaco di Misurata Mohamed Eshtewi è stato assassinato a colpi di arma da fuoco. A dare la notizia è stato oggi, lunedì 18 dicembre, il quotidiano libico Libya Herald. Eshtewi era stato sequestrato nel pomeriggio di ieri poco prima del tramonto. Stava rientrando nella propria abitazione dall’aeroporto di Misurata, di ritorno da un viaggio a Istanbul dove aveva guidato una delegazione di funzionari locali.

Un gruppo di uomini armati ha attaccato la vettura a bordo della quale viaggiava mentre era ferma a un semaforo. Eshtewi è stato prelevato e il suo corpo senza vita è stato ritrovato poche ore dopo abbandonato non distante dall’ospedale di Safwa. Al momento dell’attacco, insieme al sindaco sull’auto si trovava anche suo fratello Ahmed Eshtewi. Ferito con un colpo alla testa, l’uomo è adesso ricoverato in terapia intensiva all’ospedale centrale di Misurata.

 

Chi voleva l’uccisione di Eshtewi

Gli assassini non sono stati ancora identificati, anche se i maggiori sospetti sono indirizzati sui gruppi islamisti che controllano diverse aree della città. Libya Herald cita in particolare il Consiglio Militare di Misurata, guidato da Ibrahim Ben Rajeb, formazione islamista che in passato in diverse occasioni aveva fatto pressioni su Eshtewi affinché ritirasse il suo sostegno all’accordo politico libico firmato il 17 dicembre 2015 a Skhirat, in Marocco, e dunque al Governo di Accordo Nazionale (GNA) guidato dal premier Fayez Al Serraj designato dalle Nazioni Unite. Nel maggio scorso Eshtewi aveva annunciato le dimissioni, salvo poi ritirarle poco dopo. La pista che conduce agli islamisti sarebbe stata confermata da un’offensiva contro il quartier generale del Consiglio Militare di Misurata, verificatasi nella serata di ieri dopo che era iniziata a circolare la notizia dell’omicidio del sindaco.

 

Mohamed_Eshtewi
Il sindaco di Misurata Mohamed Eshtewi assassinato il 17 dicembre 2017

 

È un dato di fatto che a Misurata a osteggiare il dialogo tra Tripoli e Bengasi, su cui molto si era speso il sindaco Eshtewi, siano le stesse milizie locali che a fine 2016 avevano permesso al GNA di Al Serraj di estirpare la minaccia di ISIS da Sirte. I vertici militari di Misurata si sono sempre opposti a una possibile intesa tra Al Serraj e Haftar, denunciando a più riprese di essere stati tenuti ai margini dal governo di Tripoli e di non aver visto riconosciuto come dovuto il ruolo centrale giocato nella battaglia contro il Califfato.

Non tutti però a Misurata sono convinti di questa versione. Secondo fonti locali, citate sempre da Libya Herald, Mohamed Eshtewi potrebbe essere stato ucciso da sostenitori di Gheddafi o da miliziani dello Stato Islamico che nell’ottobre scorso hanno fatto esplodere una bomba di fronte al tribunale della città uccidendo quattro persone e ferendone altre 40. La pista jihadista, riconducibile a ISIS o a cellule legate ad Al Qaeda, è quella ritenuta più credibile da fonti locali sentite da Oltrefrontiera News.

Non è da escludere, del tutto, anche il possibile coinvolgimento di uomini legati a Khalifa Haftar. Il generale della Cirenaica proprio ieri aveva annunciato «la scadenza dell’accordo politico libico», aggiungendo che «tutte le entità nate da questo accordo perdono automaticamente la loro legittimità, contestata già dal primo giorno della loro entrata in carica». Un monito che avrebbe mietuto già una prima vittima eccellente, vale a dire Mohamed Eshtewi. Si tratta però di una ricostruzione fin troppo lineare in un Paese, come la Libia del dopo Gheddafi, in cui niente è ciò che sembra all’apparenza.

 

Il ruolo dell’Italia a Misurata

Misurata è la terza più grande città della Libia. Situata quasi 200 km a est rispetto alla capitale Tripoli, è la porta d’ingresso attraverso da cui entra la maggior parte delle importazioni libiche, comprese derrate alimentari e aiuti umanitari. Misurata è inoltre l’unica zona esentasse della Libia, nonché una delle poche città libiche in cui sono gradualmente ripresi gli affari e dove atterrano quotidianamente imprenditori stranieri.

 

Misurata_mappa

 

L’esercito italiano è presente a Misurata dal settembre 2016 nell’ambito dell’operazione denominata “Ippocrate”. La missione prevede lo schieramento di una task force di 300 militari così organizzate: 65 unità in un ospedale da campo (definito tecnicamente ROLE 2), una componente di comando/ controllo e funzionamento logistica di 135 unità e una unità per la protezione di tutte le componenti della struttura ospedaliera di 100 unità. Compito della task force è fornire assistenza sanitaria alle forze libiche impegnate a neutralizzare le ultime sacche di resistenza dello Stato Islamico. Il 3 agosto scorso il Colonnello Marco Iovinelli ha sostituto a capo della task force il Generale di Divisione Fabio Polli.

L’Italia conduce in Libia anche un’altra missione segreta contro ISIS nel bacino della Sirte, autorizzata dal governo e guidata dall’AISE (il servizio segreto esterno): impiega uomini del Reggimento Col Moschin, del gruppo operativo incursori del Comsubin, del gruppo intervento speciale dei carabinieri e incursori dell’aeronautica militare.