Libra, la fine degli stati

Siamo arrivati da tempo al denaro elettronico. Ovvero a una moneta basata sugli impulsi elettronici. Che sono, di per sé, riproducibili da chiunque. Oggi, la tecnologia permette di avere denaro senza carta o inchiostro, senza avere depositi fisici dove tenere i token finanziari, senza poi dover utilizzare vecchi uffici bancari, bancomat, assegni, per avere denaro cartaceo disponibile. La tecnologia informatica permette oggi di creare denaro e distribuirlo senza alcuna mediazione.

Bitcoin
Sono, queste, le criptovalute. La prima in ordine di tempo è stata il bitcoin. Probabilmente è indipendente dai governi, anche se alcuni Paesi, in Estremo Oriente, sono notoriamente generatori di bitcoin (con la mine, la miniera) e con quantità colossali di energia elettrica. Il bitcoin è creato, scambiato e distribuito secondo uno specifico algoritmo. La finalità dell’algoritmo è quella di prevenire le frodi e l’inflazione, ma questi due sono fenomeni sociali, che non si possono ridurre a formule. Elementi negativi, che l’algoritmo di qualunque moneta elettronica non può evitare: l’oscillazione del valore nei brevi periodi che, per essere utilizzato nel mercato finanziario globale, dovrebbe essere accettato da un numero di operatori ben maggiore dell’attuale.

Libra
Ma il 18 giugno 2019 Mark Zuckerberg, il notissimo fondatore di Facebook, ha annunciato il lancio, nel 2020, di una nuova valuta digitale, Libra. L’idea è quella, da parte del gruppo di Facebook, di “rendere gli insediamenti finanziari facili come inviare messaggi di testo”.
Perché potrebbe essere un grande successo? Perché si rivolge agli infiniti utenti di Facebook, di Whatsapp, Instagram e Messenger, la più grande comunità virtuale (stabile) al mondo. Poi, il valore di Libra sarà determinato dal capitale iniziale dei suoi fondatori, posto in un paniere delle valute più comuni al mondo (Dollaro, Euro, Sterlina, Yen) più lo short dei titoli di Stato a termine. Ovvero, la quota media di rendimento della vendita allo scoperto dei titoli. In altri termini, quando uno vende titoli che non ha nella sua immediata disponibilità.
Il paniere è determinato dai suoi fondatori, con il Consiglio di associazione di Libra. Il fondo iniziale è costituito da oltre venti società, e ognuna dovrà versare un minimo di 10 milioni di dollari. Tra i fondatori, Mastercard, PayPal, Visa, eBay, Lyft e Spotify. Ma la lista non è ancora completa. L’idea centrale di Libra è quella di essere la prima banca per un numero colossale di nuovi clienti, soprattutto nel Terzo Mondo.

Il sistema di Facebook e degli altri operatori è, oggi, vasto 2,7 miliardi di utenti. Già una base solidissima, quindi, per Libra. Anche se i costi di intermediazione saranno minimi, 2,7 miliardi di utenti faranno certamente “cassa”.
Poi, per acquistare in Libra, ognuno dovrà pagare, nel sistema, con valute note e reali, il che amplierà progressivamente il paniere iniziale.
Gli insediamenti finanziari in Libra, inoltre, sono esentasse rispetto ai Paesi di provenienza, il che creerà una caduta delle entrate fiscali o una serie di leggi che inibiranno, ma sarà difficile, le transazioni in Libra.
Ci saranno, forse, nuovi Stati fin dall’inizio privi di territorio, ma con conti Libra e, naturalmente, aumenterà a ritmi verticali il potere delle multinazionali, che avranno tutto l’interesse a operare in Libra.
La Libra attacca direttamente l’ultimo potere reale degli Stati, quello di battere moneta, dopo che proprio gli Stati hanno derogato a molti degli obblighi tradizionali che avevano: la difesa dei confini, la gestione dell’immigrazione, la definizione degli investimenti, pubblici o privati, interni. E la maggiore fluidità di Libra, malgrado la nota insicurezza informativa delle piattaforme, potrebbe, piano piano, distruggere molte delle nostre monete “storiche”.

Pubblicato su alleo.it