Pillole di geopolitica

Pillole di geopolitica è la rassegna di Babilon sulle notizie più rilevanti della settimana: la vittoria di Jacinda Ardern in Nuova Zelanda; gli scontri in Nagorno Karabakh; le ptoteste in Thailandia e la proposta di Putin sullo Start

Nuova Zelanda

Il partito Laburista della premier uscente Jacinda Ardern ha vinto le elezioni in Nuova Zelanda. Con quasi tutte le schede scrutinate, il partito di centro-sinistra si avvia a una vittoria storica avendo raggiunto la soglia del 49% dei voti. Se tale risultato fosse confermato, la formazione politica della premier avrebbe ottenuto il risultato elettorale migliore da quando nel 1996 è stato introdotto l’attuale sistema politico. I laburisti avrebbero in questo modo il controllo di 64 dei 120 seggi del Parlamento e sarebbe la prima volta in cui un partito potrebbe governare da solo, in base al sistema attualmente in vigore. Le coalizioni sono però una consetudine in Nuova Zelanda, paese in cui nessuna formazione politica ha ottenuto la maggioranza dei voti negli ultimi 24 anni di storia. Ardern ha ringraziato il Green Party, prospettando la possibilità di confermare la partnership e formare così una coalizione. Il maggiore partito di opposizione, il Partito Nazionale, di centro destra, si è fermato al 27% dei voti, ottenendo 35 seggi. Il peggior risultato per la formazione di orientamento liberal-conservatore dal 2002. La leader del Partito Nazionale, Judith Collins, si è coongratulata con Ardern. La Nuova Zelanda guidata da Jacinda Ardern è stata lodata per la gestione della pandemia da Covid-19.

Nagorno Karabakh

La tregua umanitaria nel Nagorno-Karabakh, entrata in vigore a mezzanotte, è stata violata sin da subito. L’Armenia e l’Azerbaigian si sono scambiate accuse reciproche sulla responsabilità degli scontri. Erevan ha accusato Baku di aver violato il cessate il fuoco annunciato appena poche ore prima, lanciando attacchi sulla regione. L’Azerbaijan ha affermato che 13 civili sono stati ucisi e che oltre 50 persone sono rimaste ferite nella città di Ganja dai missili in arrivo dal Nagorno-Karabakh. L’Armenia ha ccusato l’Azerbaijan di aver bombardato aree popolate nell’enclave e di aver colpito obiettivi nel paese. Una settimana fa era stato accettato un primo cessate il fuoco, accordo raggiunto grazie alla mediazione di Mosca, che tuttavia non è mai stato rispettato.

Thailandia

Sabato scorso decine di migliaia di persone hanno invaso le strade della capitale della Thailandia, Bangkok, e di altre città del paese asiatico, sfidando l’inasprimento delle misure contro i movimenti pro-democrazia che da mesi si oppone al Governo, al primo ministro e al re. I giovani thailandesi da tempo protestano e chiedono la riforma della Costituzione, le dimissioni del primo ministro, Prayuth Chan-ocha, salito al potere nel 2014 con un colpo di Stato, e la riforma del sistema monarchico, fino a poco tempo fa considerato intoccabile. La Thailandia ha imposto lo stato di emergenza per fermare le manifestazioni, che tuttavia sono andate avanti nonostante i divieti.

Russia- Stati Uniti

Il Presidente russo Vladimir Putin venerdì scorso ha proposto di estendere per almeno un anno e senza condizioni il trattato trattato Start per la riduzione delle armi strategiche e nucleari. Putin ha detto che «sarebbe estremamente triste se il trattato fosse cancellato senza prima essere stato sostituito da un altro documento di questo tipo». Il nuovo Start venne firmato nel 2010 da Obama e Medvedev. A detta di Trump, il trattato è inaccettabile perché non considera tutte le armi nucleari a disposizione della Russia, ma soprattutto il Capo della Casa Bianca vorrebbe qualche forma di limitazione anche per la Cina.