I diari di guerra dal nostro inviato in Siria, Luca Steinman*

Decine e decine di missili piovono di continuo su Damasco. Solo nella giornata di ieri sono stati circa 115 i colpi di mortaio e di missili katyusha sparati dai sobborghi Est della capitale controllati dai ribelli verso le zone controllate dall’esercito governativo. I ribelli stanno rispondendo con la mano pesante all’offensiva dell’esercito arabo siriano contro la roccaforte di East Ghouta, da dove continuano a venire sparati mortai e missili katyusha in direzione del cuore della capitale siriana. I quartieri più colpiti sono quelli orientali di Bab Tuma, Bab Sharki, Jaramana, Duela e Qassah, dove decine di esplosioni riecheggiano giorno e notte, neanche le zone residenziali di Mezzeh e Omayyad square sono state risparmiate. Difficile fare un bilancio preciso dei morti e dei feriti, ieri si sono contate 11 persone uccise, tra cui anche dei bambini. Tutte vittime civili.

I ribelli stanno rispondendo agli attacchi governativi per riconquistare Ghouta, da dove giungono notizie di pesanti bombardamenti su obiettivi tanto militari quanto civili da parte dell’aviazione lealista. Al loro interno vivono asserragliate circa 400mila persone controllate dai miliziani di principalmente tre gruppi jihadisti: Faylaq al Rahman, Tahrir al Sham e Jaysh al Islam. Nelle ultime settimane queste formazioni non hanno rifiutato di scendere a trattative con il governo siriano, nessuna soluzione è però stata trovata. Nonostante la posizione di debolezza, nonostante la propria inferiorità militare e nonostante l’assenza di vie di fuga e di rifornimenti i ribelli non sono scesi a compromessi. Il naufragio del dialogo ha condotto ora all’esplosione reciproca delle ostilità, fondamentale sarà vedere se nei prossimi giorni le condizioni belliche indurranno a un cambio di posizione che renda possibile una soluzione politica che risparmi le vite dei cittadini.

Ma perché i ribelli non sono scesi a trattative? La loro attuale strategia è infatti del tutto controproducente. Bombardando gratuitamente i quartieri residenziali di Damasco privi di ogni obiettivo militare si stanno sempre di più inimicando la popolazione. Anche nel caso, molto improbabile, in cui essi avessero la meglio nella battaglia in corso e riuscissero ad avanzare verso il cuore della capitale siriana, si troverebbero di fronte una popolazione a loro profondamente ostile che cercherebbe la protezione nell’esercito di Assad, cosa che conferirebbe al presidente siriano una grande crescita di credibilità. Qual è dunque la strategia della ribellione?

 

 

Più che per i loro stessi interessi sembra che i ribelli stiano combattendo per quelli dei propri protettori. E’ cosa risaputa che i loro vertici, in particolare quelli di Jaysh al Islam, abbiano avuto rapporti con l’Arabia Saudita. Gli attori internazionali nemici di Damasco hanno il forte interesse a mantenere sotto scacco il centro città. In occasione delle imminenti conferenze internazionali che proveranno a risolvere la crisi siriana i nemici di Damasco potranno rivendicare la vulnerabilità del centro città e addirittura del palazzo residenziale degli Assad e così negare che la Siria stia vincendo la guerra.

In queste ore è però molto difficile fare pronostici. Non è infatti chiaro chi nelle prossime ore si porrà alla guida delle milizie ribelli. Poche ore fa, a seguito di una soffiata, l’esercito arabo siriano ha bombardato una palazzina di Ghouta in cui si stava tenendo un vertice dei leader dei diversi gruppi della ribellione, 21 dei quali sono stati uccisi. Riusciranno ora i ribelli a mantenere tutti la stessa strategia? Risponderà questa ancora ai disegni dei grandi player internazionali avversi ad Assad?

Queste domande se le pongono soprattutto i cittadini di Damasco. Lo sviluppo della strategia dei ribelli determinerà infatti la mole e la direzione dei missili che verranno sparati verso la capitale.

In questo momento di grande incertezza le strade si stanno svuotando. Se qualche giorno fa i damasceni continuavano a vivere come se nulla stesse succedendo, riparandosi in occasione dell’arrivo dei missili per poi riprendere la propria quotidianità, adesso molti cittadini hanno paura e preferiscono a stare per strada soltanto il minimo indispensabile. La situazione più critica si respira nei quartieri soprattutto cristiani dell’est cittadino, dove il governo ha dato ordine di chiudere le scuole per evitare che gli studenti diventino facili bersagli. Se solo una settimana fa le strade brulicavano di persone sprezzanti del pericolo oggi non è più così. Più che di una capitale viva e allegra alcune strade di Damasco sembrano quelle di una città fantasma.

* Classe 1989, studi in relazioni internazionali, Luca Steinman è un giornalista e reporter. Dopo una prima esperienza di lavoro in estremo oriente, ha iniziato a seguire il conflitto mediorientale come freelance scrivendo da Siria, Libano e Turchia. Di base in Siria, in questi giorni sta raccontando in tempo reale quanto sta avvenendo sul territorio in un momento in cui l’ISIS sta venendo sconfitto senza che però cessino le ostilità armate.

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