Mentre il Parlamento europeo ha votato con una stragrande maggioranza una mozione in difesa del cineasta ucraino di Crimea Oleg Sentsov, alcuni deputati italiani con il loro voto contrario di fatto hanno sostenuto la detenzione illegale dei prigionieri politici ucraini.
Nella mia più che trentennale carriera diplomatica ho assistito molte volte ad azioni che non corrispondevano alle norme, ai principi comuni o standard della politica internazionale. Ciò premesso, sono rimasto veramente esterrefatto per il voto di alcuni membri italiani del Parlamento europeo, alla Plenaria del Parlamento europeo del 14 giugno a Strasburgo, che di fatto giustifica la situazione inaccettabile della detenzione illegale delle persone nelle prigioni della Federazione Russa giudicate senza riguardo e rispetto di alcuna norma e forma di giustizia.
Per condannare tali mostruose violazioni, circa 500 deputati europei hanno approvato la Risoluzione 2018/2754 (RSP) che esorta la Russia a rilasciare immediatamente e incondizionatamente Oleg Sentsov e tutti gli altri cittadini ucraini detenuti illegalmente in Russia e in Crimea.

Io non posso trovare alcuna motivazione che starebbe alla base del voto contrario al richiamo di fermare «torture e gravi maltrattamenti su Oleg Sentsov», prigioniero senza colpe trattenuto nel carcere più a nord della Russia, e che dal 14 maggio 2018 conduce uno sciopero della fame a oltranza. Il famoso cineasta e intellettuale crimeano Oleg Sentsov è stato condannato in Russia a 20 anni di carcere per non aver accettato l’occupazione illegale della Crimea e non aver voluto piegarsi forzatamente alla cittadinanza russa rinunciando a quella ucraina. I procuratori russi l’hanno accusato di «far parte di una comunità terrorista». Diversi processi hanno messo in luce le profonde e diffuse carenze del sistema giudiziario russo, tra cui l’uso della tortura e altri maltrattamenti, come verificato nel corso delle indagini, oltre alla negazione del diritto a essere rappresentati da un avvocato a propria scelta. Lo confermano diverse organizzazioni per la difesa dei diritti umani, inclusa Amnesty International. A favore del regista ucraino si sono mobilitati diversi esponenti della cultura internazionale e si è mossa tutta la comunità internazionale.
A mio parere, la negazione del sostegno ai prigionieri di coscienza come Oleg Sensov e a molte altre persone innocenti, non solo non aiuta «tantissime piccole e medie imprese italiane che esportano in Russia», ma, al contrario, allontana una giusta soluzione per tutti i prigionieri innocenti.
Yevhen Perelygin, Ambasciatore d’Ucraina in Italia
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