Ucraina, Zelensky vince ancora

Il 21 luglio in Ucraina si sono svolte le elezioni per il rinnovo della Verkhovna Rada, il Parlamento unicamerale del Paese. Come previsto da numerosi sondaggi pre-voto, “Servo del Popolo” – partito del neo-Presidente Volodymyr Zelensky – ha vinto facilmente con il 42.5% dei voti, ottenendo oltre 120 seggi parlamentari. Nettamente distanziate, invece, tutte le altre forze politiche, a cominciare da “Solidarietà Europea” dell’ex Presidente Poroshenko che ha ottenuto poco più dell’8%. Male anche “Patria” di Yulia Tymoshenko (8.2%) e vari partiti ultranazionalisti, tra cui quello legato al famigerato Battaglione Azov, che non sono riusciti a superare la soglia di sbarramento del 5%. Al contrario è andata assai bene “Piattaforma per la Vita”, formazione politica filo-russa rappresentativa dell’est del Paese, che si è piazzata in seconda posizione con un solido 12.8% alle spalle di “Servo del Popolo”.

Il trionfo di quest’ultimo dimostra che l’entusiasmo popolare per Zelensky non si è affatto spento. Anzi, gli elettori ucraini sembrano gradire molto il programma politico del Presidente basato sulla lotta alla corruzione e sulla riforma dell’amministrazione statale. Nonostante ciò, “Servo del Popolo” non ha ottenuto la necessaria maggioranza parlamentare di 226 seggi e sarà quindi costretto a formare una coalizione governativa con altri partiti. I partner più probabili sembrano essere “Patria” e “Holos” del cantante Svyatoslav Vakarchuck,  mentre un accordo con “Solidarietà Europea” appare molto difficile, soprattutto per via dei pessimi rapporti personali tra Zelensky e Poroshenko.

A sostenere il successo elettorale di “Servo del Popolo” è stata anche la promessa del Presidente di trovare una soluzione diplomatica alla guerra del Donbass, che ormai si trascina stancamente da cinque anni.  Zelensky si è infatti dichiarato disponibile a dialogare con Mosca e a trovare un compromesso ragionevole con i separatisti di Donetsk e Luhansk. Le risposte russe a queste aperture, però, sono state finora contraddittorie. Pur dichiarandosi favorevole a negoziati, il Cremlino ha concesso la cittadinanza russa agli abitanti delle repubbliche separatiste e non pare intenzionato a rilasciare i marinai ucraini catturati lo scorso novembre nello Stretto di Kerch. La strada per la pace in Donbass appare quindi tutta in salita.

Di Simone Pelizza, Il Caffè Geopolitico