Da vent’anni l’Uganda è uno dei più grandi rifugi in cui trovano riparo centinaia di migliaia di persone in fuga dalle guerre e dalle violenze dell’Africa centro-orientale. Nell’ultimo anno solo dal Sud Sudan, lo Stato più giovane del mondo dove è in atto un conflitto dalla fine del 2013, sono arrivati in media 1.800 rifugiati al giorno, in maggioranza donne e minori (l’85% dei casi).

In miglia continuano a varcare i confini ugandesi anche dalla Repubblica Democratica del Congo, dove dal dicembre scorso si verificano scontri soprattutto intorno all’area di Djugu, nella provincia di Ituri, nel nord-est del Paese. Stando alle ultime stime dell’UNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), sono stati più di 57mila i congolesi entrati in Uganda dall’inizio del 2018. La maggior parte di essi ha trovato accoglienza nei campi di Kagoma e Marutatu, dove però il sovraffollamento e le carenze igienico-sanitarie hanno causato lo scoppio di un’epidemia di colera che ha già fatto registrare mille casi gravi e più di 30 morti.

È in questo contesto che ha deciso di operare in prima linea Consulcesi Onlus sostenendo la Fondazione AVSI, ONG attiva sul fronte della cooperazione con particolare attenzione all’ambito socio-educativo, nel progetto “Uganda come a casa”. L’iniziativa, portata avanti da anni con grande impegno e spirito di sacrificio dall’infermiera Rose Busingye e dal professor Andrea Nembrini, è finalizzata alla costruzione di scuole che hanno anche una funzione sociale, diventando punti di accoglienza oltre che di formazione per giovani, rifugiati o figli di migranti che qui hanno la possibilità di intraprendere un percorso educativo per crescere, scoprire sé stessi e le proprie potenzialità.

«Prosegue il nostro impegno per i bambini e i ragazzi di tutto il mondo – commenta Massimo Tortorella, presidente di Consulcesi Onlus -. Sosteniamo da sempre e con grande convinzione le iniziative che contribuiscono a migliorare le condizioni di vita di quelle popolazioni più svantaggiate. In questo senso sanità e istruzione rappresentano due aree di intervento primarie e alle quali in questi anni abbiamo dedicato il massimo dei nostri sforzi, e dei tanti sostenitori della onlus, che credono come noi nell’importanza di sostenere chi può dare nuove speranze e diverse prospettive a chi ne ha bisogno. Come, appunto, avviene anche nello specifico di questa iniziativa in Uganda, finalizzata alla costruzione di edifici scolastici per l’accoglienza e l’istruzione giovanile».

Il risultato di questo impegno è la scuola “Luigi Giussani Pre Primary and Primary School”, situata in una baraccopoli di Kireka, vicino alla capitale Kampala. La scuola accoglie più di 500 ragazzi, il 95% dei quali vive negli slum. La struttura è stata realizzata con i proventi della vendita di 48mila collane di carta riciclata, realizzate dalle donne di Kampala e distribuite da 1.300 volontari italiani degli AVSI Point, oltreché con aiuti esterni.

«La scuola rappresenta prima di tutto un luogo di accoglienza e aggregazione che non è ancora totalmente professionalizzante – spiega Andrea Nembrini, Education Advisor e responsabile della primaria di Kampala -. Per il futuro siamo proiettati al raggiungimento di obiettivi accessibili e concreti come la formazione degli insegnanti che riteniamo essere il punto principale dell’evoluzione del progetto per poter trasferire conoscenze e competenze ai giovani. Vogliamo ringraziare Consulcesi Onlus e AVSI che hanno contribuito attivamente ai nostri progetti attuali e futuri, un gesto importante che farà la differenza».

È anche grazie a progetti come questo che centinaia di giovani africani possono ritagliarsi sprazzi di normalità e iniziare a lasciarsi alle spalle una vita fatta di guerre e soprusi. Non è poco in un continente teatro di conflitti permanenti come l’Africa.