A pochi minuti all’inizio del matrimonio di un ex Marine degli Stati Uniti nell’Hotel Metropol di Mosca manca all’appello un solo nome tra gli invitati. Impossibile che Paul Whelan, anche lui con un passato nel Corpo dei Marines, non si presenti all’evento. Nella capitale russa Whelan era arrivato con sei giorni d’anticipo, cogliendo l’occasione per rivedere alcuni amici e fare da cicerone ai familiari dello sposo tra le strade di Mosca. È il 28 dicembre 2018 e alcune ore prima del matrimonio la FSB (Federal’naja služba bezopasnosti, il servizio segreto russo) aveva fatto irruzione nella stanza di Whelan lo aveva arrestato accusandolo di aver ricevuto da un amico una chiavetta USB contenente informazioni segrete su alcuni dipendenti della Difesa russa.
Sono passati 475 giorni e Whelan – oggi 50enne – non ha mai lasciato Mosca. L’ex marine doveva rientrare negli States con un volo da San Pietroburgo il 6 gennaio 2019, ma tre giorni prima è stato accusato di spionaggio e portato nella prigione di Lefortovo: costruita nel 1881, il KGB la usava per i prigionieri politici durante la Guerra Fredda.
Whelan rischia fino a 20 anni di reclusione e solo lunedì scorso, 16 mesi dopo l’arresto, è stato aperto il processo. Rigorosamente a porte chiuse, formalmente per motivi di sicurezza legati al coronavirus. All’ambasciatore degli Stati Uniti in Russia John Sullivan è stato vietato l’ingresso e i media sono stati ammessi in aula solo per il verdetto, senza telefoni o telecamere. La squadra di avvocati che difende Whelan ha chiesto un ulteriore rinvio del processo, fino a quando il lockdown non sarà revocato, ma il tribunale ha deciso di riunirsi dopo una sola settimana (lunedì 20 aprile).
Prima del processo l’avvocato di Whelan, Vladimir Zherebenkov, aveva dichiarato l’intenzione di rimandare la data dell’udienza, specificando che «a certe condizioni ogni processo è pericoloso, come la roulette russa». L’ambasciatore Sullivan parlando alla BBC aveva detto: «È un caso in cui non è stata presentata alcuna prova in oltre 16 mesi. È intollerabile», e ha definito il trattamento ricevuto da Whelan a Lefortovo «vile e disumano. Non è stato in grado di parlare con la famiglia o gli amici per tutto questo tempo».
Negli ultimi giorni sul caso Whelan sono intervenuti anche diplomatici di altri Paesi: l’ex marine ha anche la cittadinanza canadese, irlandese e britannica. Il 23 marzo scorso l’ambasciatrice del Regno Unito in Russia, Deborah Bronnert, aveva detto: «Come abbiamo ribadito più volte, i diritti fondamentali di Paul Whelan, incluso quello a un processo equo, devono essere rispettati: oggi sono stata in tribunale per asserire nuovamente questo concetto».
Già a gennaio 2019 aveva parlato l’allora ministro degli esteri britannico Jeremy Hunt: «È inaccettabile che una persona venga usata come una pedina in una partita a scacchi diplomatica tra due Paesi», alludendo a uno specifico interesse dietro le azioni del Cremlino.
Nei colloqui con le controparti americane, infatti, i funzionari russi hanno menzionato i nomi di alcuni detenuti negli Stati Uniti, tra cui Viktor Bout – accusato di aver aiutato un’organizzazione terroristica e condannato a 25 anni di prigione. La sensazione è che la Russia voglia in questo modo “costruire” casi diplomatici da usare come leva per trattare scambi di prigionieri. Non a caso, poche settimane fa, a febbraio, un tribunale russo ha prolungato la detenzione di Trevor Reed, 28enne ex marine degli Stati Uniti, per altri sei mesi con l’accusa di aver aggredito alcuni agenti di polizia a Mosca (i fatti risalgono ad agosto 2019, Reed rischia fino a dieci anni). Un’accusa – definita «fraudolenta» dalla difesa – che ha ricordato il caso di Whelan, a cui il tribunale ha negato più volte il rilascio su cauzione durante tutto il 2019.
Inizialmente, infatti, si pensava che l’arresto di Paul Whelan fosse legato alla detenzione della spia Maria Butina, già rea confessa. Il 20 dicembre 2018, pochi giorni prima dell’inizio di questa storia, discutendo dell’arresto di Butina, Putin aveva detto che la Russia non avrebbe arrestato «persone innocenti semplicemente per scambiarle». Ma Maria Butina è tornata in Russia lo scorso ottobre, dopo aver trascorso in un carcere negli Stati Uniti cinque dei suoi 18 mesi di condanna.
Intanto dagli Stati Uniti continuano a ribadire che Paul Whelan non è affatto una spia. È vero che gli Usa non identificano mai una loro spia, per proteggere chi lavora all’estero per conto dell’intelligence. Ma Paul Whelan – stando alle dichiarazioni del fratello gemello David – sarebbe entrato in Russia in possesso unicamente del suo passaporto di cittadino statunitense: la sua copertura sarebbe stata più valida e logica con un passaporto diplomatico. Inoltre, i precedenti militari di Whelan, congedato dall’esercito per cattiva condotta, difficilmente gli avrebbero permesso di farsi arruolare nei servizi segreti.
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Subito dopo l’arresto, invece, l’avvocato Vladimir Zherebenkov aveva detto che il suo assistito non era a conoscenza del contenuto della chiavetta USB ricevuta dall’amico e credeva che contenesse materiale esclusivamente personale come «foto, video, e altri ricordi sulla sua precedente vacanza in Russia». Ma l’accusa non ci crede: il Kommersant, il maggiore quotidiano politico-finanziario del Paese, ad esempio parla di una registrazione fatta il giorno prima del blitz della FSB, in cui si sente Whelan discutere con l’amico su quali informazioni avrebbe voluto ricevere.
Chi è Paul Whelan
Paul Whelan è nato a Ottawa, in Canada, da genitori britannici, ma è cresciuto nell’area di Ann Arbor, in Michigan e si è diplomato alla Huron High School nel 1988. Quello stesso anno ha compleato l’addestramento nel corpo di polizia e ha prestato servizio come agente a Chelsea. Nel 1994 Paul è entrato a far parte dei Marine Corps Reserve. Nel 2004, e poi di nuovo nel 2006 ha prestato servizio in Iraq per alcuni mesi. Durante i 14 anni nel Corpo dei Marines ha lavorato principalmente nell’amministrazione, fino al gennaio 2008 quando è stato condannato a una limitazione di 60 giorni, una riduzione di grado e infine è stato dimesso per cattiva condotta: è stato accusato di aver tentato di rubare più di 10mila dollari nel 2006 in Iraq e di aver usato di un falso numero di previdenza sociale per creare un falso account su un sistema informatico governativo per ritoccare i punteggi dei suoi esami.
Whelan viveva a Novi, nel Michigan e negli ultimi anni aveva lavorato alla BorgWarner – produttore di componenti automobilistici – come Global Security Director. Sul sito freepaulwhelan.com, la sorella Elizabeth ha scritto che suo fratello ha sempre amato viaggiare e negli ultimi anni era tornato più volte in Russia, dopo esserci stato per la prima volta nel 2006 mentre era in servizio. Nei dodici anni successivi, fino al suo arresto a Mosca, è stato in Russia sei volte.
PHOTO: Sergei Vedyashkin / Moskva News Agency
Alessandro Cappelli
Giornalista professionista appassionato di politica internazionale e sport. Laureato in Scienze Politiche e Relazioni Internazionali all'Orientale di Napoli con una tesi in Storia dell'America Latina. Collabora con Rivista Undici e Linkiesta. Ha scritto il libro "STAND UP, SPEAK OUT. Storia e storie di sport e diritti civili negli Usa".
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