di Fabrizio Lobasso
Ambasciatore d’Italia a Khartoum
L’Italia da lungo tempo attira l’attenzione nei vari fora internazionali sul ruolo strategico del Sudan, quale interlocutore cruciale del Corno d’Africa ai fini del mantenimento di stabilità e pacificazione nella regione. La fine delle sanzioni rappresenta un passo importante per Khartoum, sulla strada del consolidamento democratico e del suo reinserimento nelle dinamiche finanziarie internazionali.
Il ruolo delle istituzioni italiane in Sudan, specie in tema di Cooperazione allo Sviluppo, è di primo piano: lotta ai traffici umani e all’immigrazione clandestina, malnutrizione, salute, aiuti umanitari, agricoltura ed emergenza sono alcuni dei temi di collaborazione, con circa 20 milioni di euro investiti per i prossimi 3 anni.
Non solo aviazione, miniere, telecomunicazioni e ferrovie ma anche agroindustria e risorse animali rappresentano settori trainanti per incrementare i rapporti commerciali italo-sudanesi e possibili investimenti diretti. Il Paese africano è ricco di materie prime e l’expertise italiano è conosciuto e stimato in Sudan da molto tempo. Non vedo Paese più titolato dell’Italia per creare solide filiere agroalimentari e sistemi di sostenibilità del ciclo di trasformazione del prodotto animale.
La fine delle sanzioni rappresenta un passo importante per Khartoum, sulla strada del consolidamento democratico e del suo reinserimento nelle dinamiche finanziarie internazionali
Sono ancora eccessive le importazioni sudanesi, con circa 5 miliardi di dollari di deficit di bilancia commerciale. Tanto più che alcuni beni potrebbero essere prodotti localmente (a cominciare dalle autovetture), in esito ad una sana e rinnovata politica industriale.
Il mercato finanziario sudanese sino ad oggi è stato paralizzato dalle sanzioni, ma l’uscita dal tunnel permetterà alle banche del Paese di riattivarsi, contribuendo al recupero di credibilità del Sudan e alla stabilizzazione progressiva di fondamentali macroeconomici oggi ballerini, come ad esempio il tasso di cambio, con la sua attuale incongurenza “ufficiale/parallelo”.
La vera sfida che il Sudan dovrà affrontare, una volta raggiunta una pacificazione stabile, sarà la ricerca di opportunità di occupazione giovanile e la protezione delle fasce di popolazione più vulnerabili. Solo così si potrà fermare l’emorragia di cervelli sudanesi, in costante fuga verso il Golfo: cervelli internazionalmente rinomati per intelligenza, preparazione e capacità di adattamento.
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Redazione
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