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Tratta di esseri umani e traffico di migranti sono due delle formule più utilizzate dai media per descrivere l’emergenza che da anni si consuma nelle acque del Mediterraneo e lungo le coste meridionali d’Europa. Eppure, tra queste due formule ci sono differenze concettuali sostanziali. Capirle significa fare un decisivo passo in avanti nella comprensione di ciò che sta accadendo.

 

Tratta di esseri umani

La formula tratta di esseri umani si riferisce all’ingresso irregolare di individui in un determinato Paese e al loro successivo sfruttamento in questo Paese. Il concetto di traffico (così come quello di contrabbando, altrettanto utilizzato dai media quando si parla di migranti) è invece correlato al modo in cui una persona entra in un Paese e al coinvolgimento di figure od organizzazioni terze che lo “assistono” in questo spostamento.

La risoluzione dell’Assemblea Generale della Convenzione delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale di Palermo del 2000, ratificata nell’agosto scorso da 188 Stati, ha rafforzato la cooperazione internazionale nell’ambito della tratta di essere umani. Il controllo di frontiera è al centro del protocollo. Suoi obiettivi sono prevenire e combattere la tratta di persone, prestando particolare attenzione alla protezione di donne e bambini, e promuovere e facilitare la cooperazione tra gli Stati a tal fine. Il problema sorge poiché l’applicazione del protocollo è limitata a situazioni di tratta internazionale che vedono il coinvolgimento esclusivo della criminalità organizzata. Il che lascia scoperti moltissimi altri casi in cui ad agire sono ad esempio individui singoli.

L’assistenza e la protezione delle vittime della tratta di esseri umani costituisce la parte più articolata della direttiva 2011/36/UE (prevenzione e repressione della tratta di esseri umani e protezione   delle vittime, ndr). La tratta di essere umani è collegata alla vendita di persone per scopi sessuali o per sfruttamento di mano d’opera. Europol, l’agenzia finalizzata alla lotta al crimine dell’Unione Europea, ha focalizzato l’attenzione sulle nazionalità delle donne trafficate in alcuni Paesi membri dell’UE.

In Francia le donne arrivate tramite la tratta di esseri umani, e che purtroppo finiscono in buona parte per essere sfruttate nei giri della prostituzione, provengono soprattutto dal Maghreb, dall’Africa Sub-sahariana, dall’Europa Orientale, dall’America Latina e dall’Asia Orientale. In Germania arrivano prevalentemente da Sud America, Africa ed Estremo Oriente. In Spagna dall’America Centrale e Meridionale (soprattutto dalla Repubblica Dominicana) e dall’Africa. In Italia principalmente dall’Europa centro-orientale e dall’Africa. L’Olanda ha registrato un aumento di donne giunte da Ungheria, ex Jugoslavia e Paesi Baltici. Il Regno Unito ha segnalato l’aumento del numero di donne dall’estero sia dell’Europa centro-orientale che da America Latina (in particolare Brasile).

La tipicità di queste tratte è il fatto che sono controllate in modo capillare da gruppi della criminalità organizzata, i quali possono far transitare questi flussi attraverso canali leciti sfruttando la complicità di funzionari e agenti che vigilano lungo le frontiere corrotti.

Il professor Marek Okólski, studioso dei traffici di essere umani in Polonia, ha dimostrato nei suoi studi che il business è condotto con un alto grado di flessibilità. La struttura organizzativa ha alcuni membri con collegamenti internazionali diretti: sia il leader del gruppo criminale – che si occupa della sicurezza dell’intera tratta – che i membri immediatamente subalterni del gruppo hanno il potere di usufruire di canali sicuri. Poi vi sono squadre che organizzano i traffici nelle zone di frontiera specifiche. Infine, il livello più basso è occupato dai cosiddetti “freelance”, vale a dire individui che si occupano della fornitura di veicoli per gli spostamenti.

(Continua)