L’UNHCR, l’agenzia ONU per i rifugiati, ha annunciato giovedì 30 gennaio che sospenderà per motivi legati alla sicurezza le operazioni del Centro di raccolta e partenza di Tripoli. La decisione è stata prese per tutelare le persone e lo staff del centro a come conseguenza del peggioramento del conflitto in corso in Libia.

«Sfortunatamente l’UNHCR non ha avuto altra scelta se non sospendere le operazioni al Centro di raccolta e partenza di Tripoli dopo aver appreso delle operazioni di addestramento della polizia e del personale militare che stavano prendendo luogo a pochi metri dalle unità ospitanti richiedenti asilo e rifugiati», ha spiegato Jean-Paul Cavalieri, capo della missione UNHCR in Libia. «Temiamo che l’area diventi un obiettivo militare, complicando ulteriormente le condizioni di vita dei rifugiati, richiedenti asilo e civili», ha aggiunto Cavalieri.

L’UNHCR aveva iniziato a spostare decine di persone, che erano già state identificate e che erano in attesa di trasferimento in un paese terzo, presso luoghi considerati più sicuri. UNHCR si impegnerà a rendere possibile l’evacuazione di centinaia di persone che ancora si trovano nelle aree urbane. Il numero di persone include anche quasi 400 richiedenti asilo che avevano lasciato il centro di Tajoura in seguito agli attacchi dello scorso luglio. Ma anche circa 300 persone richiedenti asilo provenienti da Abu Salim che rano entrati nel centro di raccolta e partenza di Tripoli lo scorso novembre, dopo che erano stati rilasciati dalle autorità poste a controllo del centro di detenzione. Tutte queste persne avranno assistenza sanitaria e materiale dal Community Day Centre di Tripoli dell’agenzia Onu.

Il Centro di raccolta e partenza di Tripoli rientra nella giurisdizione del Ministero dell’Interno libico, è un centro di transito per rifugiati ai quali era già stata predisposta una soluzione fuori dalla Libia e dunque in attesa di evacuazione. Da dicembre 2018 quasi 1.700 rifugiati detenuti sono stati evacuati dalla Libia attraverso il centro di Tripoli.  Dopo l’arrivo spontaneo di quasi 900 persone iniziato a luglio 2019, la struttura era diventata seriamente sovraffollata e non stava più operando come centro di transito.